Anche a Torino la violazione del domicilio è una realtà imprescindibile e la sindrome dell’intrusione, con le attuali leggi, potrebbe mietere parecchie vittime.
La paura di essere aggrediti durante la notte non può liquidarsi semplicemente attraverso il classico dibattito politico tra chi vuole armare il cittadino e chi lo vorrebbe disarmare per paura del “far west”. Questo è un falso problema perché anche se oggi le leggi acconsentono al cittadino di detenere un arma presso la propria abitazione, la possibilità della detenzione è limitata al rilascio di apposito certificato medico unitamente alla prova dell’abilità al maneggio dell’arma, per cui, non tutti possono detenerla.
Alimentare poi, lo spauracchio del far west è privo di fondamento anche perché nel nostro Paese, una oculata scelta legislativa, vieta il porto dell’arma fuori dalla propria abitazione se non per casi molto specifici ed i rischi di far west, se vogliamo ritenere possano avere un fondamento, si dovrebbero verificare mediante l’utilizzo dell’arma fuori dalla propria abitazione e non all’atto di difendersi da una aggressione all’interno del proprio domicilio. Il cosiddetto “far west”, continua Eugenio Bravo, ha la prerogativa di prevedere azioni fuori controllo dettate dalla follia o dalla vendetta, comunque sempre fuori dalla propria abitazione, e che nulla hanno a che vedere con la difesa della propria dimora o della propria famiglia all’interno della dimora.
Ciò che è discussa e discutibile è la discriminante della “legittima difesa” che, per come oggi è strutturata chiama in causa l’analisi circostanziata del suo utilizzo. Ma se la Carta costituzionale prevede “l’inviolabilità del domicilio”, pensare di garantire al proprietario la possibilità di difenderlo quando l’intruso è già al suo interno non dovrebbe essere discutibile.
E’ sacrosanta l’azione di difendere il proprio domicilio, pur tenendo sempre in considerazione l’eventuale resa o fuga dell’autore della violazione.
Ma allora, tra la posizione dei fautori di “armiamoci tutti” e quelli “disarmiamo tutti”, una terza posizione potrebbe consistere nel consentire, a chi detiene armi da fuoco con l’intento di difendere il proprio domicilio, di detenere armi non letali, come fucili con munizioni in gomma o pistole elettriche tipo TASER, che ad oggi sono vietate nel nostro paese. Tali strumenti non letali, vista la limitata potenzialità offensiva, potrebbero risolvere la questione consentendo di assicurare il malintenzionato alla giustizia senza necessariamente ucciderlo.
In questo contesto la scriminante della legittima difesa, basata sulla violazione di domicilio dell’intruso, può seguire una ratio applicativa che tenga prioritariamente in considerazione la difesa esplicata con mezzi la cui destinazione naturale non è quella di uccidere la persona.
In conclusione, continua ancora Eugenio Bravo, poiché nessuno trova soddisfazione nello sparare ad altri, il buon senso dovrebbe portare a ritenere fondamentale la certezza della pena, quale importante condizione in grado di dissuadere dal violare il domicilio altrui. Perché, al di là dell’aumento della sanzione, chi entra nell’abitazione altrui ed è colto nella flagranza del reato, deve essere incarcerato subito o messo comunque agli arresti domiciliari, senza acconsentirgli di attendere i diversi gradi di giudizio in assoluta libertà, evitando che possa continuare a delinquere.
La giusta deterrenza della pena applicata, dovrebbe scoraggiare la voglia di introdursi nelle abitazioni altrui.
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