Federico Bianchi di Castelbianco, psicologo e psicoterapeuta dell’età evolutiva, è il direttore dell’Istituto di Ortofonologia (Ido) di Roma, centro di diagnosi, terapia e ricerca clinica sui disturbi della relazione e della comunicazione, convenzionato con il Servizio sanitario nazionale, (ex. Art.26 legge 833/78) per le prestazioni riabilitative a favore di soggetti affetti da minorazioni psichiche, fisiche e sensoriali da gennaio 2001 e accreditato presso la Regione Lazio.
L’Istituto svolge anche attività di formazione del personale della scuola, dei medici e dei psicologi, riconosciuto dal ministero della Pubblica Istruzione con decr. MpiI del 26/07/2006.
Come responsabile del Servizio di Diagnosi e Valutazione dell’Ido, Castelbianco svolge dal 1970 un’intensissima attività clinica, assistendo con la sua équipe migliaia di minori che presentano problematiche diverse (dai disturbi dello spettro autistico ai disturbi del linguaggio, dell’apprendimento e del comportamento). E’ inoltre docente sia presso la scuola di specializzazione in Psicoterapia dell’età evolutiva dell'Ido, sia in altri numerosi corsi di specializzazione scolastici e universitari in Italia e all’estero. È direttore scientifico della casa editrice Edizioni Scientifiche Magi e della rivista scientifica Babele, nonché promotore di molteplici ricerche sulle psicopatologie dell’età evolutiva e autore di numerose pubblicazioni sulle problematiche dell'infanzia e dell’adolescenza.
Quanti anni sono che si occupa di autismo?
Da venticinque anni.
Quale terapia propone l'Istituto di Ortofonologia per i bambini autistici?
L’Ido porta avanti da diversi anni un approccio evolutivo basato sulla relazione e centrato sugli aspetti affettivi, corporei, sulla relazione e sull’integrazione sensoriale. Il nostro progetto terapeutico lo abbiamo denominato “Tartaruga” proprio per non suscitare nei genitori illusioni di velocità o aspettative non adeguate alla realtà, che purtroppo vengono spesso loro proposte.
La terapia che proponiamo comprende un totale di 10 ore a settimana di riabilitazione di cui 3 ore di attività ambulatoriali, 4 ore di intervento a domicilio settimanale, suddivise in due sessioni di 2 ore ciascuna, 3 ore a settimana di nuoto-terapia e terapia assistita con gli animali. Oltre le 10 ore, sono previsti incontri informativi e di consulenza individuale e di gruppo per i genitori, sostegno educativo a scuola, visite specialistiche, osservazioni diagnostiche periodiche, valutazioni neuropsicologiche, fisiatriche e inerenti le abilità cognitive e sociali. La terapia ambulatoriale comprende sessioni individuali e di gruppo, logopedia, musicoterapia, psicomotricità, psicoterapia e un lavoro pedagogico specificamente indirizzato alle difficoltà cognitive.
L'obiettivo comune delle varie impostazioni di trattamento è stato quello di enfatizzare la dimensione emozionale e relazionale per arricchire il repertorio di comportamento comunicativo, permettendo così l'espressione delle latenti capacità intellettive e sociali. Il progetto prevede una forte collaborazione tra tutti i terapeuti, garantita dalla presenza di coordinatori che promuovono la comunicazione integrata tra operatori, scuola, e famiglia. E’ stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Autism open-access” un articolo dell’Ido, dal titolo “Dall’integrazione emotiva alla costruzione cognitiva: l’approccio evolutivo Tartaruga” (consultabile sul sito www.ortofonologia.it), per illustrare il nostro approccio terapeutico.
Che risultati ottenete sull’autismo, in media?
Lo studio che abbiamo pubblicato è durato 4 anni ed è stato condotto su un campione di 80 bambini dai 24 ai 131 mesi (tutti videoregistrati), con risultati decisamente incoraggianti di cui abbiamo documentato i miglioramenti ottenuti con un metodo rigorosamente scientifico.
Oltre ai miglioramenti in generale, possiamo affermare che, secondo la diagnosi Ados (Autism Diagnostic Observation Schedule), l'80% dei casi sono usciti dallo spettro autistico e il 30% dall'autismo dopo due e quattro anni di trattamento. Tutti i risultati rispondono al criterio “evidence based”.
Un bambino autistico, crescendo, migliora le sue abilità anche senza terapie specifiche?
No.
Chi paga le terapie effettuate all'Istituto di Ortofonologia (riguardo gli autistici ovviamente)?
Le terapie sono completamente gratuite per le famiglie, essendo l’Ido un centro convenzionato con il Servizio sanitario azionale.
Cosa causa l'autismo?
L’autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo multifattoriale, le cui cause sono di natura neuro-psico-biologica, dove gli elementi biologici e psicologici s’intersecano nelle dimensioni dello sviluppo. Infatti, da una causa di natura genetica si è passati a una causa di natura epigenetica. È quindi un disturbo su cui dobbiamo mantenere la ricerca scientifica aperta, garantire un continuo confronto tra gli esperti nazionali e internazionali, e proporre ai soggetti autistici un approccio multidisciplinare.
L'autismo è una “malattia”? E nel caso si può guarire?
L’autismo non è stato dichiarato una malattia, per cui non si può parlare di guarigione ma di uscita dalla diagnosi di autismo o di spettro autistico, secondo la valutazione Ados. Molti bambini escono dal disturbo in maniera eccellente altri restano con delle difficoltà ascrivibili a problemi di natura organizzativa o relazionale.
E' “normale” per un bambino autistico avere miglioramenti e regressioni improvvise? Se sì perché?
I miglioramenti possono essere determinati da una possibile evoluzione naturale, anche se ovviamente di scarsa entità, oppure da una terapia idonea. Per quanto riguarda il rischio di regressione, il fatto che nei bambini autistici non si consolidino i risultati può dipendere anche da cause organiche sopraggiunte o da vissuti di tipo traumatico o molto difficili (come ad esempio dei lutti familiari), che possono mettere in discussione quanto raggiunto fino a quel momento.
Un bambino autistico che fino a una certa età ha acquisito un vocabolario che sembra in linea con gli altri, lo può perdere successivamente?
Se parliamo solo di autismo, tendenzialmente questo non accade. Possono invece verificarsi casi del genere, che non sono strettamente collegabili alla sindrome. La possibilità di perdere una capacità di linguaggio acquisita è una narrazione che viene spesso attribuita dai genitori a molti bambini con autismo, ma molti studi smentiscono questa possibilità parlando di una problematica che si è andata strutturando nel tempo ed è diventata sempre più evidente. Altre ricerche ipotizzano che si tratti tuttavia di una realtà clinica che può verificarsi.
A che età, mediamente, i genitori si accorgono che qualcosa non va e portano un bambino per una valutazione?
In teoria con l’acquisizione del linguaggio, intorno ai due anni, i genitori e i pediatri potrebbero essere in grado di individuare dei campanelli di allarme che possano far sospettare a dei disturbi dello sviluppo.
Nel corso del primo anno di vita, se i bambini vengono chiamati e non rispondono allora abbiamo un altro segnale di difficoltà. Certo, la prima cosa da fare è escludere tutte quelle cause (come la sordità) che possano inficiare il normale sviluppo della comunicazione. Tuttavia, molte mamme sollevano dubbi fin dai primi mesi di vita. Il loro istinto materno ha recepito alcuni segnali del bambino che le mette in allarme.
L’Ido e la Federazione di pediatri Cipe-Sispe-Sinspe hanno fatto partire quest’anno la prima sperimentazione sullo screening neuro evolutivo 0-24 mesi. Una scheda di valutazione che fornisce uno strumento accessibile e fruibile ai pediatri, ma anche ad altri operatori dell'infanzia, per l'individuazione precoce degli indicatori di vulnerabilità dello sviluppo neuropsichico nei primi due anni di vita, offrendo, di conseguenza, un tempestivo intervento abilitativo/riabilitativo e un adeguato sostegno al bambino e alla famiglia. Si tratta di diagnosi precoce, ma anche di prevenzione secondaria, poichè individuare la fragilità significa poter intervenire prima che si strutturi la patologia.
Dallo spettro autistico si può uscire
Assolutamente sì, abbiamo, per fortuna, con i bambini dello spettro autistico, in terapia anche dai 3 ai 4 anni di vita, altissime percentuali di uscita da questo disturbo: l’80%, come pubblicato nel nostro studio.
Ci sono genitori di bambini autistici che si affidano a terapie e trattamenti non scientifici come ad esempio la Cease del dottor Tinus Smith (omeopatia disintossicante da vaccini e medicine e dieta senza glutine), secondo lei perchè lo fanno?
Sono stati fatti tentativi addossando a metodi miracolosi, come la camera iperbarica o la dieta Cease, la possibilità di risolvere il problema. Non è assolutamente vero. In particolar modo, con la camera iperbarica si è fatto solo un ulteriore danno. Passando ai vaccini, la problematica è stata estremamente già discussa. L’ambiente incide, così come le situazioni territoriali inquinate producono danni alle donne in gravidanza. Questa ipotesi è stata già confermata dalla ricerca scientifica.
Ha mai potuto verificare che un bambino sia guarito grazie all'omeopatia e ad una dieta senza glutine? Sottoporre un bambino autistico a una dieta senza glutine, con pochissimo zucchero e comunque con rinunce alimentari a cui i bambini della sua età non sono chiamati a fare, può essere controproducente o una “cattiveria inutile”?
Non ho mai verificato che un bambino autistico sia guarito grazie all’omeopatia o ad una dieta senza glutine. Certamente le diete senza glutine hanno una loro funzione, non curativa ma di giovamento, se i bambini sono celiaci o presentano intolleranze alimentari altrimenti, oltre a rappresentare un danno, sono pure una beffa: il cibo è una delle poche piccole grandi soddisfazioni che i soggetti con autismo possono vivere.
Ritiene la terapia Aba
efficace nei confronti dell'autismo?
L’addestramento “stimolo-risposta”è ancora riproposto e stando alla letteratura internazionale i possibili risultati riferiscono a un miglioramento del comportamento nel primo anno. Terminato il periodo anche se veramente intensivo, tali miglioramenti non permangono nel tempo, non essendo il frutto di un apprendimento, ma di un addestramento.
Questa tecnica comportamentale non fa parte delle tecniche psicologiche cognitivo-comportamentali, che invece prevedono un miglioramento attraverso l’apprendimento. Se è possibile riscontrare quindi dei miglioramenti nei soggetti con autismo severo, impedendogli di essere autolesionisti, molte incognite permangono sui risultati nei bambini piccoli, su cui si sta studiando ancora molto.
Credo che un programma di 20-40 ore settimanali sollevi certamente dei dubbi scientifici sulla qualità di vita del bambino e sul reale risultato. Inoltre, non c’è mai stata una spiegazione scientifica che indichi dove e su quali basi l’Aba riesca a realizzare dei risultati che indichino la possibilità di modificare un comportamento attraverso l’acquisizione di una consapevolezza da parte del soggetto autistico.
Se l’obiettivo è diminuire condotte autolesionistiche nei casi gravi è comunque un risultato ma non costituisce una cura.
Non appare strano che i terapisti Aba possono non essere laureati in discipline attinenti?
Le tecniche comportamentali Aba non sono oggetto di formazione o di una specializzazione che prevede anni di studio. Si tratta piuttosto di modalità semplici e ripetitive che richiedono poche ore di studio e di applicazione.
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