Dall’inizio della crisi ad oggi si è assistito ad un progressivo peggioramento degli indicatori macroeconomici relativi al mercato del lavoro.
Un tasso di disoccupazione in costante crescita e che evidenzia notevoli criticità soprattutto per le fasce di popolazione più giovani, a cui si aggiunge un deciso incremento della popolazione inattiva, a dimostrazione della mancanza di fiducia nel futuro, soprattutto tra i giovani.
La rigidità del mercato del lavoro in Italia rappresenta un vero svantaggio competitivo per creare lavoro nel nostro Paese e per attrarre investimenti dall’estero. L’Italia si posiziona al 136° posto al mondo in termini di efficienza del mercato del lavoro.
Tra i fattori più problematici per creare lavoro in Italia è la regolamentazione del mercato del lavoro considerata troppo restrittiva, collocandosi al quarto posto, dopo burocrazia e inefficienza delle istituzioni, eccessiva tassazione e difficoltà nell’accesso ai finanziamenti.
Per comprendere quali sono i punti di debolezza del mercato del lavoro in Italia e quali le aree di miglioramento, dove è possibile intervenire con riforme incisive, è utile osservare le principali variabili macroeconomiche che delineano le caratteristiche e gli andamenti del mercato del lavoro.
In Italia la popolazione in età da lavoro è pari a circa 40 milioni di persone, di cui 22,4 milioni sono inseriti nel mondo del lavoro, 3,3 milioni sono disoccupati e 14,2 milioni sono inattivi. Il tasso di disoccupazione medio nel terzo trimestre del 2014 era pari al 12,8%, un valore in netto aumento dall’inizio della crisi.
I dati medi sono però lo specchio di realtà molto diverse: alcune disparità appaiono infatti evidenti sia se si osservano i dati per genere, sia per area geografica. Tra le donne è presente una quota più elevata di inattivi, a discapito del numero di occupati, che rappresentano solo il 46% del totale delle donne in età da lavoro. La partecipazione dell’universo femminile nel mondo del lavoro è quindi ancora oggi un problema importante da risolvere.
D’altra parte, se si guardano i dati per area geografica emergono ulteriori profonde diversità: il tasso di inattività e di disoccupazione risulta molto più elevato nel Meridione rispetto alla media nazionale, rispettivamente 47% e 21%, a fronte di una media nazionale pari al 36% e al 12,8%.
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