La riforma del mercato del lavoro, legge Fornero n. 92/2012, prevedeva che “allo scopo di assicurare il monitoraggio e la valutazione indipendenti dei risultati della riforma”, l’INPS e l’ISTAT avrebbero organizzato “banche dati informatizzate anonime”, da rendere pubbliche e disponibili a scopo di studio e ricerca. Questa promessa di monitoraggio statistico sull’impatto della riforma è rimasta lettera morta.
Ora, con la legge delega sul Jobs Act approvata dal Parlamento, il dibattito pubblico è sempre più guidato da Governo e Sindacati, mentre spesso manca il punto di vista delle aziende, che sono chiamate quotidianamente a confrontarsi su questi temi.
C’è la sensazione insomma, che per capire meglio gli impatti delle nuove ‘piattaforme’ legislative servano anche elementi conoscitivi ‘dal basso’, desunti dall’esperienza diretta.
La riforma Fornero è in superamento: nel maggio del 2014 è entrato in vigore il cd. Decreto Poletti, prima parte del ‘Jobs Act’ cavallo di battaglia del Governo , e nel dicembre 2014 è stata approvata dal Parlamento la legge delega che ha l’obiettivo di riformare radicalmente il mercato del lavoro italiano.
Dai risultati emerge una diffusa delusione per i risultati della Riforma Fornero e notevoli aspettative per il Jobs Act.
La sensazione è quella di trovarsi in un momento decisivo per le sorti del mercato del lavoro italiano e dell’economia del Paese: sembra che un percorso di rinnovamento sia stato iniziato, ma in maniera troppo timida ed incerta; se l’opera non sarà completata positivamente, c’è il rischio che quanto fatto sinora si riveli inutile.
Nel frattempo i mercati, nazionali ma soprattutto internazionali, continuano ad essere attraversati da una diffusa percezione di rigidità e farraginosità del nostro diritto del lavoro, che costituisce uno dei principali fattore di svantaggio competitivo del nostro Paese nella scena mondiale. Ora, questa riflessione vuole dunque essere un’occasione per acquisire maggiore consapevolezza su questi temi, e soprattutto sui loro possibili sviluppi futuri, ancora incerti, in questo cruciale frangente.
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