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Marzo - Aprile/2016 - Articoli e Inchieste
Attualità - Demografia
In Italia si muore di più
di Lorenzo Baldarelli

Invecchiamento della popolazione, basso tasso di natalità,
tassi di disoccupazione altissimi, casa di proprietà e risparmio privato
ormai miraggi per le nuove generazioni. Nell’ultimo anno , poi, l’Istat
ha fotografato un misterioso, almeno apparentemente,
aumento dei decessi. Ma cosa sta accadendo al nostro tessuto sociale?


Cinquantottomila decessi in più nel 2015. Questo il dato allarmante emerso dallo studio dell’Istat uscito qualche mese fa. Ma dobbiamo realmente preoccuparci?
“Al 1° gennaio 2016 la popolazione in Italia è di 60 milioni 656mila residenti (- 139mila unità). Gli stranieri sono 5 milioni 54mila e rappresentano l'8,3% della popolazione totale (+ 39mila unità). La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, conseguendo una perdita di 179mila residenti”.
(Qui il rapporto completo sugli indicatori demografici: pdfIndicatori-demografici_2015.pdf701.58 KB).
Alcuni commentatori, forse in un impeto complottista, hanno urlato ad una guerra segreta, una sfida tra le élite e la massa. Una resa dei conti della crisi economica e della recessione degli ultimi anni.
Il portale online Neodemos (http://www.neodemos.info/), curato da Massimo Livi Bacci, professore di Demografia all’Università di Firenze, ha dato spazio a molte interpretazioni. Neodemos è “un foro indipendente di osservazione, analisi e proposta” che si autofinanzia. La sua missione è “illustrare il significato delle tendenze in atto, di interpretarne le conseguenze di breve e di lungo periodo, di suggerire interventi e politiche”. Una pluralità di voci, studiosi e accademici, che discutono e rendono fruibile un “capitale di conoscenze analitiche e scientifiche sulle relazioni tra popolazione e società”. Tra queste voci c’è quella di Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia presso l’Università di Milano Bicocca e collaboratore della Fondazione Ismu.
Blangiardo parla di un incremento dei morti di «ben 68mila unità», per la maggior parte donne (+ 41mila) e «verosimilmente» anziane. Il dato, oltre ad essere impressionante è anche «anomalo». Non si riscontrava un’impennata della mortalità simile dal 1943 e, prima ancora, «occorre risalire agli anni tra il 1915 e il 1918: due periodi della nostra storia - conclude Blangiardo - segnati dalle guerre che largamente spiegano dinamiche di questo tipo. Viceversa, in un’epoca come quella attuale, in condizioni di pace e con uno stato di benessere che, nonostante tutto, è da ritenersi ancora ampio e generalizzato, come si giustifica un rialzo della mortalità di queste dimensioni? E’ solo la naturale conseguenza del progressivo marcato invecchiamento della popolazione italiana o è (anche) un segnale di allarme?».
Per Blangiardo forse c’è qualcosa di più del normale invecchiamento demografico. Anche se i dati definitivi sull’incidenza dei decessi per singola età e per genere non sono ancora disponibili, per Blangiardo, è possibile cercare di capire fin da ora se l’impennata di mortalità «sia ascrivibile al semplice processo di invecchiamento della popolazione italiana o se invece abbia altre cause. Osservando come è cambiata la composizione per età dei residenti tra il 1° gennaio del 2014 e alla stessa data del 2015 scopriamo subito che, a fronte di 159mila unità in meno nella fascia d’età fino a 60anni, se ne contano in più 70mila in età tra 61 e 70 anni, 40mila tra 71 e 85 anni e 62 mila con oltre 85 anni». ... [continua]

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