home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 15:24

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
Marzo - Aprile/2016 - Articoli e Inchieste
Lavoro
Un uomo nella Terra dei Fuochi
di Francesco Toniarini

Si chiamava Roberto Mancini e fu il primo a occuparsi
di questo tema che poi sfociò nell’inchiesta.
Era un agente di Polizia, ed è morto il 30 aprile 2014 ucciso
dal cancro. Solo recentemente è stato riconosciuto
dal ministero dell’Interno “vittima del dovere”.
Una grande storia di passione, impegno e coraggio, in oltre
dieci anni di lavoro alla Criminalpol

di eroi, diceva Galileo. In Italia ne abbiamo bisogno, invece, e Roberto Mancini, morto di tumore a seguito delle indagini nella Terra dei Fuochi, ne è la prova.
Agente della Criminalpol per Lazio e Umbria, aveva avviato un’indagine sulla Banca industriale del Lazio a Cassino, banca chiusa dopo ventiquattro ore per un sospetto di riciclaggio di denaro. Mancini aveva intuito che in questa banca ci fossero soldi che provenivano da un business fino a quel momento sconosciuto, appunto il business dei rifiuti.
Tra gli azionisti di questa banca figurava un certo Cipriano Chianese, un avvocato della provincia di Caserta, oggi accusato dalla magistratura di legami con la camorra, che all’epoca dei fatti (siamo alla fine degli anni ’90) aveva rapporti anche con gli ambienti istituzionali campani.
Lo stesso pentito Carmine Schiavone, noto per i fatti raccontati da Saviano in Gomorra, ha dichiarato che Chianese avrebbe utilizzato quella banca per riciclare i proventi del traffico illegale di rifiuti. Va sottolineato che Chianese è tuttora sotto processo – e quindi innocente fino a sentenza definitiva – però secondo la Procura di Napoli è lui l’inventore dell’ecomafia.
Roberto Mancini, seguendo «i soldi di questo avvocato» come li ha definiti Luca Ferrari (giornalista e coautore insieme al collega Nello Trocchia del libro Io, morto per dovere, dedicato all’inchiesta di Mancini e alla sua biografia, edito da Chiarelettere), iniziò a capire che c’era qualcosa che andava al di là del traffico di droga; «ché fino a quel momento quando si parlava di riciclaggio di denaro sporco la prima cosa che veniva in mente era appunto il traffico di stupefacenti» spiega Luca Ferrari.
Già nel 1993, Mancini aveva intuito che in quella banca ci fosse sia denaro che non proveniva necessariamente dal traffico di droga, sia, genericamente, denaro di provenienza illecita attraverso questo nuovo business. Iniziando da quella indagine, riuscì a mettere sotto intercettazione Cipriano Chianese, redigendo la copiosa informativa, che poi consegnò alla Dda di Napoli, tre anni dopo, nel 1996.
Il giudice della Dda napoletana, Alessandro Milita, prese in mano questa informativa ben quattordici anni dopo, nel 2010. «Fino a quel momento l’indagine di Mancini era rimasta in un cassetto. I magistrati ai quali aveva consegnato l’informativa erano Narducci e Policastro» denuncia Ferrari. Grazie a quell’informativa, il giudice Milita è riuscito a portare “alla sbarra” trenta persone, in un processo tuttora in corso e del quale si attende ancora la sentenza di primo grado.
«Al di là delle intuizioni che Roberto [Luca Ferrari lo chiama per nome, avendolo conosciuto personalmente, ndr] aveva avuto, non era solo per senso del dovere nei confronti delle Istituzioni che indagò sulla vicenda, ma soprattutto perché si era reso conto che quello che stava succedendo era molto grave per le persone».
La Terra dei Fuochi, per intenderci, è quel territorio, compreso tra la provincia di Napoli e la provincia di Caserta, interessato da continui roghi tossici appiccati alle discariche abusive che proliferano in tutto il territorio: i rifiuti, urbani e speciali, bruciati nell’area del casertano e nella zona settentrionale della provincia di Napoli, sono la principale fonte di inquinamento della zona tra le aree più compromesse d’Italia sotto il profilo ambientale. ... [continua]

LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO:
ABBONATI A POLIZIA E DEMOCRAZIA

per informazioni chiama il numero verde 800 483 328
oppure il numero 06 66158189

FOTO: Roberto Mancini

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari