Per l’uguaglianza: come cambiare i nostri immaginari
“Perché continuiamo a pensare che esistano culture superiori ad altre? Perché ci ostiniamo a chiudere l’altro in una delle componenti della sua identità, definendolo nero, bianco, musulmano, ebreo, omosessuale, donna? Per aspirare all’uguaglianza è fondamentale che ogni generazione ripensi il proprio immaginario e lotti contro le ingiustizie. La giustizia è una conquista, non una concessione. Oggi tocca a noi riprendere in mano la fiaccola, per rendere la società più giusta”.
Lilian Thuram è stato un calciatore internazionale, campione del mondo nel 1998 e campione europeo nel 2000. “Per l’uguaglianza” è un percorso compiuto assieme ad intellettuali impegnati a combattere le discriminazioni. Antropologi, filosofi, sociologi, artisti, fotografi, studiosi. Ognuno col suo contributo per l’uguaglianza, la tutela delle diversità e del pluralismo.
E’ la storia personale di Thuram a fare la differenza, a far scattare la molla della curiosità su come “funzionano” il mondo e le persone. Su come si “costruisce” il razzismo. Nato in Guadalupa nel 1972, cresce senza un padre. Su sua madre Mariana, l’onere di far crescere lui e i fratelli in Francia.
“E’ stato al mio arrivo a Parigi che sono diventato nero. I miei compagni di classe e di gioco per primi mi hanno definito così. Io non mi ero mai posto il problema. Con loro ho scoperto che il colore della mia pelle poteva generare domande e soprannomi dolorosi come Noiraude, la mucca nera di un cartone animato […] Perché il colore della mia pelle suscitava diffidenza e una sorta di disprezzo?”.
Nel 2008 ha dato vita alla Fondazione “Lilian Thuram, éducation contre le racisme”, perché razzisti non si nasce, ma lo si diventa. Scuola ed educazione possono fare molto: “La lotta per l’educazione contro il razzismo è semplicemente parte di ciò che voglio fare nella mia vita. In un mondo che diventa sempre più piccolo, le migrazioni dei popoli, i cambiamenti climatici e la globalizzazione riguardano tutti”.
Lilian Thuram
Per l’uguaglianza
Add Editore
2014, pp. 222, € 16.
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Fine pena: ora.
“Nella posta quotidiana trovo una busta giallognola che ha in sé qualcosa di polveroso e di sgualcito […] una grafia familiare mi rivela il mittente prima di leggerne il nome”.
Il mittente è Salvatore, condannato all’ergastolo. Il destinatario della lettera, un giudice. Anzi. Il “suo” giudice, che quella condanna ha pronunciato.
Ventisei anni di corrispondenza tra un ergastolano e il giudice raccolti e pubblicati per i tipi di Sellerio in questo volume che scuote e commuove. E induce alla riflessione sul senso della pena.
“Il giorno dopo la sentenza il giudice gli scrive d’impulso e gli manda un libro. Non è pentimento per la condanna inflitta, né solidarietà, ma un gesto di umanità per non abbandonare un uomo che dovrà passare in carcere il resto della sua vita”.
Elvio Fassone, è stato magistrato e Senatore della Repubblica.
Elvio Fassone
Fine pena: ora
Sellerio editore
2015, pp. 210, € 14
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Gli uomini del Generale
Carlo Alberto Dalla Chiesa, carabiniere, Prefetto di Palermo. Circondato da uomini, che gli hanno assicurato collaborazione nella lotta contro le mafie e i terrorismi. Dai “suoi” uomini. Gli sono stati accanto, protagonisti di un recente passato, ma ignorati dai libri di storia.
Il volume di Fabiola Paterniti ci aiuta a conoscerli, a non dimenticare: “con umiltà vogliamo dar voce a coloro che accompagnarono il Generale dalla Chiesa nel suo compito. E che dopo la sua morte, non hanno voluto fregiarsi davanti all’opinione pubblica di essere stati al suo fianco”.
Sono Gian Paolo Sechi, Alessandro Ruffino e Domenico di Petrillo, ufficiali; Michele Gallo, Pasquale Vitagliano e Gennaro Nuvoletta, sottufficiali; Gian Carlo Caselli e Armando Spataro, magistrati. Fabiola Paterniti è giornalista; si occupa di temi di impegno civile, mafia, ambiente.
Fabiola Paterniti
Tutti gli uomini del Generale
Melampo Editore
2015, pp. 224, € 16.
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Il lavoro che uccide
Gianni, Carlo, Pietro, Fiorenzo, Salvatore, Daniele. Operai, tipografi, vigili del fuoco. Tutti amavano il loro lavoro. Fino a quando hanno perso la vita per malattie provocate proprio dal loro lavoro. Un lavoro che uccide. Prima il calvario di una terribile malattia; dopo il lutto, l’incessante lotta dei familiari per il riconoscimento delle tutele di legge.
“Ogni morto per cause lavorative è già una sconfitta per tutti: per la persona, privata del bene più prezioso che è la vita; per la società nella quale viviamo, mortificata perché non è riuscita a difendere se stessa dall’insidia più profonda, e cioè quella di impedire che tutto ciò possa accadere ai suoi cittadini; per le istituzioni democratiche, schiacciate dal peso di lutti provocati dalle insufficienti misure a tutela del diritto ad un lavoro sicuro e salubre” (dalla Prefazione)
Marco Ronchetto
Giampiero Rossi
Il lavoro che uccide
Ediesse
2014, pp. 126, € 10.
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Per una vita non addomesticata
Henry D. Thoreau, filosofo americano, visse due anni in una capanna, sulla riva di un lago. Una scelta “estrema”, ma necessaria per vivere una vita piena, non addomesticata. Parte dal pensiero di Thoreau, il giovane filosofo e ricercatore Leonardo Caffo, per proporre un’originale lettura del presente: “Questo libro parla di lui. O meglio: parla di noi attraverso di lui”. Parla della necessaria difesa dell’ambiente (che non è ambientalismo superficiale), di anarchia, del rapporto con gli animali e del ruolo dell’intellettuale che tale non è se non spinge tutti i suoi simili a migliorarsi.
Così come la filosofia di Thoreau non è semplice contemplazione, “Il bosco interiore” spinge all’azione, alla trasformazione, alla messa in discussione di stili di vita fossilizzati su “scelte” che ingabbiano l’esistenza. E ci fanno sopravvivere, più che vivere.
Leonardo Caffo
Il bosco interiore
Edizioni Sonda
2015, pp. 112, € 12.
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Bibliomania
“Coloro che sono contagiati dalla passione bibliomane non sono soliti confessare enigmi e vicissitudini che derivano dal loro amore per i libri. Noi che ne nutriamo il culto condividiamo con il libro una sorta di intimità rispettosa, sacra e preclusa agli altri. E’ forse la bibliomania una malattia di cui provare vergogna?”.
Chi sono i bibliomani? Quali grandi autori lo sono stati? Come erano le loro biblioteche? Che futuro ha il libro di carta? Sono domande cui cerca di dare una risposta Nuria Amat, l’Autrice spagnola di questo metalibro, ancora poco nota in Italia e finalmente pubblicata per i tipi delle Edizioni Università di Macerata.
“Non ho l’abitudine di prestare libri indiscriminatamente e quando mi decido a farlo non prendo nota del prestito perché lascio i libri solo agli amici e gli amici intimi sono sempre pochi”.
Nuria Amat
Il ladro di libri e altre bibliomanie
Edizioni Università di Macerata
2015, pp. 160, € 15.
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