Riceviamo e pubbliciamo
Sul numero 166, di aprile-maggio 2015, del mensile Polizia e Democrazia, leggiamo, con molto stupore, l’ampio servizio di Anna Siggillino riguardante la Guardia di Finanza.
L’opinionista, a nostro parere, mette in risalto alcuni dati con una finalità ben precisa: quella di dimostrare l’economicità e l’efficienza del Corpo, giustificando così tutto l’operato del Comando generale. Nello specifico emergono alcuni dati asseritamente statistici che sono alquanto opinabili ed incomprensibili per chi, in quel Corpo, ha prestato servizio per alcuni decenni.
Uno in particolare ci ha fatto riflettere non poco: come è possibile che nel 2011 tutta la Guardia di Finanza costasse ai contribuenti, ovvero alla maggior parte di noi italiani, solo 422 milioni di euro? Se conteggiassimo esclusivamente gli stipendi lordi (stipendio, contributi pensionistici e assicurativi, fogli di missione e straordinari) dei 59.538 dipendenti del Corpo citati da Siggillino, già andremmo ben oltre quella cifra.
Ma la somma è destinata a salire notevolmente se oltre ad aggiungere le spese sostenute per le strutture istituzionali (caserme, magazzini-depositi, officine, navi, aerei, elicotteri, canili, pullman, automobili, armi individuali e di reparto) sommiamo anche i costi dei cosiddetti alloggi di servizio alla carica, ovvero dei mega appartamenti, di svariate centinaia di metri quadri, concessi in comodato d’uso quasi gratuito agli ufficiali con incarichi di comando, su vastissime zone del territorio nazionale. Persino i parlamentari, considerata la crisi economica che stiamo attraversando, e forse per pudore, hanno rinunciato in toto a questi benefit.
L’unica vera casta sopravvissuta ai tagli dovuti alla spending review è proprio quella dei militari di alto grado. Ma poi, se proprio di spending review vogliamo parlare, dobbiamo dire che l’Italia è l’unico Stato europeo a possedere ben cinque Corpi di Polizia, l’unico Paese al mondo ad avere una Polizia economico-finanziaria con una struttura rigidamente militare e con un numero elevatissimo di personale, al quale va aggiunto quello civile dell'Agenzia delle Entrate e del Mef.
Sono svariati decenni che il Comando generale fa propaganda a favore di una arcaica militarità messa in “pericolo” dai referendum promossi dai Radicali e da altre forze politiche per smilitarizzare il Corpo e renderlo adeguato ai parametri europei di efficienza e razionalizzazione delle risorse. E’ anacronistico, infatti, che una Polizia economico-finanziaria continui a svolgere servizi di ordine pubblico con scudi e manganelli o altri compiti demandati all’Esercito. Solo 1/3 del personale fa realmente la lotta all’evasione fiscale, il resto è adibito a servizi che poco hanno di istituzionale od a lavori interni di piantone e negli uffici.
L’esasperato militarismo di cui si fregiano i vertici della Guardia di Finanza è servito a creare una struttura elefantiaca, con autisti, muratori, falegnami, piastrellisti, in alcune realtà anche cuochi, ma pochi agenti ed ufficiali di Polizia tributaria. Da ciò ne deriva – e sono dati ufficiali sotto gli occhi di tutti – che l’evasione e l’elusione fiscale nel nostro Paese è da record, da guinness dei primati.
Considerato che Siggillino cita ad esempio il 2011 (governo Monti), diciamo subito che quell’anno, su circa 130 miliardi di evasione stimata, il recupero da parte della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate messe insieme ha rappresentato meno del 10% dell’evasione calcolata, ovvero si è attestato a 12,7 miliardi di euro.
L’Italia detiene un altro record negativo rispetto al resto d’Europa, è il Paese con una maggiore percentuale di frodi fiscali rispetto al Pil (Prodotto interno lordo). Qualche anno prima del 2011 gli ispettori del Secit scrissero che, praticamente, la Guardia di Finanza costava di più rispetto a quello che riusciva a recuperare dall’evasione e dall’elusione. Del resto i 422 milioni di euro, di asseriti costi citati nell’articolo, sono appena sufficienti a pagare gli stipendi annuali dei 13.000 sovrintendenti (brigadieri e vicebrigadieri) presenti nella pianta organica. E tutto il resto del personale? I 104 Generali lavorerebbero gratis per onore di patria?
I conti non tornano, come del resto non torna affatto il discorso per il quale sarebbe necessario mantenere in organico ben 104 Generali - di cui 10 di Corpo d’Armata, 25 di Divisione e 69 di Brigata - rispetto alla popolazione neppure gli Stati Uniti d’America hanno tanti super stellati Generali. Tremila ufficiali vuol dire un dirigente ogni 9 appuntati/finanzieri, con una evasione stimata che dal 2011 è passata dai 130 ai 150 miliardi di euro di oggi.
Sarebbe questo il Corpo che funziona alla perfezione e che ci fa risparmiare denaro pubblico?
Dott. Vincenzo Cerceo
Colonnello della Guardia
di Finanza in congedo
Lorenzo Lorusso
Presidente Nazionale del Movimento
dei Finanzieri Democratici
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