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Gennaio/Febbraio/2016 - Interviste
Detenzione
Alta tensione nel carcere di Verona - «Serve un vero confronto con la direzione»
di Marco Scipolo

Nei mesi scorsi, escalation di eventi critici nella casa
circondariale “Montorio”: incendi appiccati dai detenuti nelle celle
e aggressioni agli agenti. Diverse sigle sindacali dei Baschi Azzurri
criticano la dirigente dell’istituto di pena scaligero: «Fiaccata la sicurezza
ai piani detentivi». Colloquio con Carlo Taurino, ispettore capo
in servizio al Reparto di Polizia Penitenziaria di Verona
e sindacalista Cgil: «Sul versante disordini ora la situazione
è migliorata, auspichiamo di dire lo stesso per le relazioni sindacali»


Nella casa circondariale “Montorio” di Verona, nei mesi scorsi, si è registrata un’impennata di fatti gravi e di episodi di rivolta. Una situazione «insostenibile», l’avevano definita parecchi sindacati di Polizia Penitenziaria. Si era moltiplicato il numero dei roghi accesi dai reclusi nelle celle e le aggressioni, fisiche e verbali, ai Baschi Azzurri. Ottobre 2015, in particolare, è stato un mese incandescente.
Il carcere veronese, fabbricato negli anni Ottanta, fu inaugurato nel 1995. Progettato come struttura di massima sicurezza destinata a detenuti per reati di terrorismo, è oggi adoperato come casa circondariale. La capienza regolamentare è di 350 posti ma attualmente i detenuti presenti sono quasi 500, di cui 45 donne e circa 300 stranieri.
Negli ultimi tre-quattro anni, gli episodi problematici (tentativi di suicidio dei detenuti, gesti di autolesionismo e risse) sarebbero aumentati esponenzialmente, nonostante la sensibile diminuzione della popolazione detenuta. Il numero dei reclusi si è quasi dimezzato rispetto a poco più di due anni fa, appena prima della cosiddetta legge “svuota-carceri”. Secondo il Sappe (Sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria), nel carcere di Montorio, dal 2012 al 30 giugno 2015, si sono verificati 70 tentati suicidi sventati dai poliziotti penitenziari, più di 600 atti di autolesionismo, oltre 100 ferimenti e 650 colluttazioni. Le aggressioni ai poliziotti sarebbero state una decina circa all’anno fino al 2011, mentre nel 2015 avrebbero superato abbondantemente il centinaio, secondo la Cisl.
I Baschi Azzurri, che a Verona sono circa 330, vogliono poter lavorare in sicurezza. Esasperati, sono in continuo stato di agitazione dal 2013, ovvero dopo la nomina dell’attuale direttrice del carcere, Mariagrazia Bregoli, arrivata nel 2012 ed accusata di non dialogare proficuamente dalla Polizia Penitenziaria.
Sulle vicende di Montorio sono state presentate anche interrogazioni parlamentari. Ecco gli episodi più significativi accaduti nell’ultimo anno all’interno della casa circondariale veronese.
Il 7 aprile 2015 due detenuti provocano un incendio bruciando un materasso. Il bilancio è di 12 intossicati (11 agenti e 1 detenuto). Il 30 aprile un recluso dà fuoco ad un lettino in infermeria. In ottobre, il coordinamento unitario sindacale di Polizia Penitenziaria di Verona, formato da esponenti del Sappe, Osapp, Uspp (già Uglpp), Fns Cisl e Fp Cgil, si rivolge al Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria, Enrico Sbriglia, denunciando che dal 2012 viene riscontrato un forte rialzo di eventi critici ed evidenziando, tra l’altro, la mancanza di rispetto dell’ordine gerarchico e di buone relazioni sindacali da parte dei vertici dell’istituto di pena scaligero.
Il 12 ottobre, al mattino, un detenuto albanese aggredisce un poliziotto penitenziario in servizio. Poi, verso mezzogiorno, un recluso dà fuoco alla sua cella, forse come reazione ad una comunicazione negativa ricevuta poco prima dal personale dei servizi sociali. Gli agenti intervengono per metterlo in salvo e per spegnere le fiamme: 15 intossicati dal fumo (12 agenti penitenziari e 3 detenuti). I poliziotti sono costretti a ricorrere alle cure degli ospedali e 4 di loro devono entrare nella camera iperbarica.
Il 14 ottobre ancora roghi, in due celle: altri 12 poliziotti penitenziari intossicati. Ad appiccare l’incendio sono un rumeno, con precedenti di rapina, furto e ricettazione, ed un dominicano, recluso per omicidio. I sindacati chiedono un’ispezione del ministero della Giustizia. Per un sopralluogo giunge Roberto Calogero Piscitello, direttore della “Direzione generale dei detenuti e del trattamento” del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) del ministero di Giustizia, che incontra i reclusi ma non i rappresentanti sindacali.
Il 21 ottobre un ristretto si scaglia con uno sgabello contro uno degli agenti che stava controllando la sua cella, ed un altro recluso, in procinto di essere rimesso in libertà, minaccia di stuprare e uccidere una poliziotta. È la prima volta che a Montorio accade un fatto così grave.
Il 22 ottobre un detenuto tunisino, già in cura psichiatrica, si rifiuta di tornare nella sua cella, scardina un water e lo usa come arma contro i poliziotti. Tre di loro rimangono feriti (frattura ad un mignolo, contusione alla testa e distorsione ad un polso). Resta ferito anche il recluso, che aveva pure sputato colpendo alcuni agenti.
Il 28 ottobre un detenuto, armato di un fendente artigianale, tenta di colpire un poliziotto penitenziario. Il giorno dopo arrivano a Montorio alcuni ispettori del Dap, che parlano anche con gli agenti.
Il 31 ottobre gli agenti penitenziari manifestano pubblicamente il loro disagio e le loro rivendicazioni protestando all’esterno del penitenziario, nel piazzale davanti all’entrata del carcere. Alcuni di essi chiedono anche la rimozione della direttrice.
A gennaio 2016 un detenuto, per il rifiuto alla sua richiesta di ulteriori farmaci rispetto a quelli previsti dalla terapia personale, assale un poliziotto penitenziario afferrandolo per il collo.
Per comprendere ed approfondire meglio le cause di questi avvenimenti, abbiamo intervistato Carlo Taurino, ispettore capo in servizio al Reparto di Polizia Penitenziaria di Verona, delegato sindacale della Cgil, componente della segreteria Fp Cgil Polizia Penitenziaria Verona. Il sindacalista conferma la sensazione di “guerriglia” continua vissuta, fino a poco tempo fa, nel carcere scaligero e le tese relazioni con la direzione. Taurino riferisce pure che alcune questioni sono state risolte, altre non ancora. E sottolinea: «Al momento, l’istituto di Verona è tornato alla normalità, almeno per il numero di eventi critici. Auspichiamo di poter dire altrettanto per le relazioni sindacali. È stata indebolita la sicurezza sui piani detentivi. Da tre anni manteniamo lo stato di agitazione del personale, un record nazionale. È necessario un costruttivo confronto con la direzione».

Ispettore capo Taurino, che sta accadendo nel carcere di Verona? Il motivo delle rivolte dei detenuti e delle aggressioni agli agenti a cosa è da imputare? Al sovraffollamento, alla violazione di diritti, all’insofferenza alle regole?
Ad un certo punto, avevamo pensato di titolare i nostri proclami sindacali con termini tipo “Salvate Verona Casa Circondariale” o “Verona brucia” per l’impressionante successione di eventi critici che si verificavano. In alcuni turni lavorativi non si faceva in tempo ad intervenire e risolvere un evento che subito se ne aggiungeva un altro, e poi un altro ancora e così via. Vi era, ormai, l’ansia da evento critico. Ad inizio turno veniva spontaneo pensare: «Come andrà a finire oggi?».
... [continua]

LEGGI L'INTERVISTA COMPLETA:
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oppure il numero 06 66158189


FOTO: Carlo Taurino

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