Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente,
valuta le ripercussioni della riforma costituzionale
su scelte energetiche e tutela del territorio
Se negli anni ’80 e ’90 la questione ambientale in Italia e nel mondo è emersa in tutta la sua forza, con l’impegno sempre crescente contro il nucleare da un lato e per la tutela delle aree verdi dall’altro, nei decenni successivi questa attenzione è andata via via scemando. In particolare il Belpaese ci propone uno scenario, dove, riscaldamento globale a parte, nessun passo avanti è stato fatto in termini di riassesto di un territorio, sempre più inadeguato ad affrontare le nuove calamità naturali mentre la tutela del patrimonio naturale è sempre più privato delle risorse necessarie per difenderlo. E a proposito di aumento generale delle temperature recentemente si è scatenata la protesta di alcune regioni contro i diversi tentativi governativi di trivellare i nostri mari alla ricerca di idrocarburi, le quali, nel futuro, con la riforma costituzionale appena approvata, vedrebbero fortemente ridotti i propri poteri.
Abbiamo chiesto al direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani e responsabile ufficio relazioni istituzionale del Wwf Stefano Lenzi un parere su un punto che potrebbe essere centrale per tante battaglie di carattere ambientalista.
Direttore Ciafani, la riforma costituzionale sulla quale il Paese sarà chiamato ad esprimersi ad ottobre prevede una forte riduzione dei poteri delle Regioni. Le quali, pur nel ruolo controverso che hanno assunto nel tempo, si sono dimostrate comunque un baluardo sulle tematiche ambientali rispetto a delle decisioni discutibili prese dal governo. Vedi il caso delle trivellazioni e dei referendum. Siete preoccupati come organizzazione ambientalista per gli scenari futuri? E quali sono secondo voi i punti favorevoli e quelli critici di questa riforma?
Su alcuni temi, come ad esempio le politiche energetiche e climatiche, è fondamentale un ruolo guida dello Stato per indirizzare anche le scelte di pianificazione regionale. Ma questo deve essere fatto in una logica di cooperazione e non di imposizione, altrimenti si alimenteranno i conflitti come è avvenuto giustamente fino ad oggi sulle norme relative alle trivellazioni di petrolio o ai nuovi inceneritori voluti dal governo in carica.
... [continua]
LEGGI L'INTERVISTA COMPLETA:
ABBONATI A POLIZIA E DEMOCRAZIA
per informazioni chiama il numero verde 800 483 328
oppure il numero 06 66158189
|