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Gennaio/Febbraio/2016 - Articoli e Inchieste
Ambiente
Accordo sul Clima - Parigi 2015
di Lorenzo Baldarelli

Due settimane di trattative per arrivare a un'intesa globale sottoscritta da 195 Paesi. Per la prima volta le tesi degli scettici sul ruolo antropico nell'attuale riscaldamento climatico sono sparite del tutto. La comunità internazionale è unanime nel riconoscere all’uomo la causa dell’innalzamento della temperatura sul nostro pianeta. L’aumento della temperatura dovrà essere contenuto ≪ben al di sotto dei due gradi≫ rispetto all'era preindustriale, così da evitare la catastrofe.
Visto che l’accordo è molto complesso e articolato abbiamo deciso di schematizzarlo in due grandi blocchi, in uno i lati positivi e nell’altro le criticità.

Pro:

Accordo flessibile. Per evitare il fallimento di Copenaghen si è deciso di stipulare un accordo non molto rigido, si è pensato prima a costruire un’ambiente diplomatico che nei prossimi anni possa essere più ricettivo.
Ogni cinque anni ci sarà infatti una nuova conferenza per migliorare l’accordo di Parigi. Cina, India, Brasile e Stati Uniti per la prima volta hanno tutti firmato l’accordo.
Tutti i 195 Paesi sono concordi nel non superare gli 1,5 gradi. Anche soli 2 gradi in più rispetto all’era pre industriale e i danni per le nazioni sarebbero incalcolabili. Se oggi continuassimo a non fare nulla arriveremmo a 3-4 gradi in più, tale aumento della temperatura comporterà una riduzione delle risorse alimentari e un’intensificarsi di fenomeni atmosferici estremi. Uragani, tempeste e semplici temporali aumenteranno, in realtà sta già succedendo, la loro intensità e quindi i loro danni. Senza parlare dei danni per gli oceani, la vita animale così come la conosciamo sparirebbe.
Fine dei sussidi? Si è discusso seriamente se davvero conviene continuare a elargire 500 miliardi di dollari ogni anno alle aziende energetiche per calmierare le bollette di tutti. Entro il 2020 si dovrebbe arrivare a soli 100 miliardi. Questo renderà più conveniente investire in energie rinnovabili. Ovviamente su questo punto non c’è stata nessuna firma né accordo formale, ma intanto se ne parla.
Per la prima volta si è parlato del “dopo”. Che cosa fare una volta raggiunta una temperatura accettabile? Come possiamo ripulire l’atmosfera dall’anidride carbonica?
All’accordo erano presenti anche aziende e privati cittadini, nonché 7mila sindaci. Il loro coinvolgimento è fondamentale per rendere efficaci le scelte delle nazioni presenti. I Paesi industrializzati si sono impegnati ad alimentare un fondo annuo da 100 miliardi di dollari, a partire dal 2021, per finanziare l’implementazione di tecnologie innovative e pulite. Serve un passo avanti tecnologico. Anche grandi aziende hanno dichiarato di voler investire sempre di più in energie rinnovabili.
Accordo tra Germania, Regno Unito e Norvegia per investire 5 miliardi di dollari per rinfoltire le foreste europee. Le foreste sono fondamentali per regolare il clima.

Contro:

Sì, c’è un accordo. Se lo seguissimo alla lettera la temperatura comunque salirebbe oltre i 2,5 gradi. Sarebbe comunque una catastrofe.
Tutto quello descritto in precedenza non è legalmente stringente. In realtà infatti ogni Stato è ancora del tutto indipendente in tema di scelte energetiche. L’unico deterrente è il continuo incontrarsi, ogni cinque anni, e il biasimo del resto delle nazioni.
I Paesi in via di sviluppo continuano a difendere le loro politiche energetiche adducendo la vecchia scusa del “prima lo avete fatto voi e ora tocca a noi”. Non capiscono che i problemi sono e saranno globali e non regionali. Per risolverli anche loro devono impegnarsi. Anche perché se l’India o la Cina fallissero, fallirebbe l’intero pianeta.
Degli oceani praticamente non si è parlato. L’accordo raggiunto prevede un controllo dei confini nazionali; e le acque internazionali? Chi è preposto alla loro difesa? Di chi è la responsabilità quando affonda una petroliera in mare aperto?
E i danni? Si è parlato di chi dovrebbe pagare per gli enormi danni ambientali. Si è discusso anche di quelli passati, i Paesi in via di sviluppo vorrebbero un risarcimento per i danni subiti a causa della crescita industriale occidentale. Per ora gli Stati Uniti hanno fatto sapere che sono intenzionati ad aiutare ma si rifiutano di sottoscrivere un accordo che li vincoli al risarcimento dei danni come in caso di guerra.
Nessun accordo su cosa fare in futuro per i rifugiati climatici. Siccità e cataclismi comporteranno milioni di sfollati. Non esiste uno status attuale e definito su che cosa è un rifugiato climatico.
NessunEnte di controllo sul campo, come quello sul nucleare, per capire se le nazioni stanno mantenendo la parola data. Speriamo che con il progresso delle telecomunicazioni questo punto potrebbe diventare meno influente.
Per finire, il punto più complesso: convincere le aziende energetiche a stare lontane dalle risorse ancora presenti nel nostro pianeta. Questo è fondamentale per non far ancora innalzare la temperatura e far aumentare l’effetto serra.

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