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Novembre-Dicembre/2015 - Articoli e Inchieste
Sicurezza
L’omicidio stradale nel mondo
di Fabrizio Condò

Omicidio stradale, visto da nord a sud, da est a ovest. Dipende dalle latitudini, insomma. O dalle diverse legislazioni, se preferite, perché ci sono Stati che hanno già definito il reato specifico e altri, che invece non lo annoverano nel proprio ordinamento giuridico, ma lo catalogano come omicidio involontario.
Nel Vecchio Continente, ad esempio, i Paesi anglosassoni rientrano nella prima fascia, mentre della seconda fanno parte quelli dell’area mitteleuropea. Poi, è vero che l’Italia sembra aver imboccato il rettilineo finale per l’introduzione dell’omicidio stradale, ma come sempre si distingue per i casi limite. Prova ne sia una sentenza della Cassazione del 24 marzo 2010, in cui viene ridotta da 10 a 5 anni la pena ad un giovane romano che aveva travolto e ucciso due turiste irlandesi. Per la Suprema Corte non fu omicidio volontario, ma colposo. Occhio però ai particolari: il ragazzo guidava nonostante la patente già sospesa, era passato col rosso e subito dopo era fuggito, senza quindi soccorrere le vittime. Difficile dare torto a chi, da un bel pezzo, invoca un cambiamento radicale…
Torniamo ora agli altri Paesi europei e partiamo dalla Francia, dove la legge in materia ricalca la nostra. Si va dai 3 ai 5 anni – oltre alle ammende – considerando il massimo della pena per condotte “manifestamente irrispettose”. Con le aggravanti si arriva ai 10 anni.
Nei Paesi Bassi, invece, l’omicidio stradale è disciplinato con una forma normativa esplicita, anche perché il Codice della Strada fa espresso divieto di “assumere comportamenti che possano provocare incidenti con conseguenze sulle persone”. Se una condotta irrispettosa causa la morte di una persona si rischiano 3 anni di carcere, ma la punizione sale a 9 anni con sospensione della patente per almeno 5 anni se il guidatore è ubriaco o ha assunto stupefacenti. ... [continua]

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