L’ultimo ostacolo su una via lastricata di difficoltà non sembra così insormontabile. Guai, però a fidarsi delle apparenze. Per il sospirato via libera alla legge sull’omicidio stradale manca il sì definitivo della Camera, dove il provvedimento è tornato in quarta lettura, ma è meglio restare prudenti. Basterebbe pensare che sono già passati 4 anni dalla prima proposta, formulata dall’Asaps (Associazione sostenitori e amici della Polizia Stradale) e dalle associazioni per le vittime della strada, Lorenzo Guarnieri e Gabriele Borgogni. E in ogni caso ricorrere al classico “finalmente si può cantare vittoria”, in riferimento ad un disegno di legge fondato sul sacrificio di tanti innocenti, perlopiù giovani, sarebbe davvero fuori luogo. Perché qui non vince nessuno, a parte - si spera - il buon senso.
L’ultimo dato certo, per ora, è il semaforo verde del Senato a dicembre: il governo, infatti, ha incassato la fiducia sull’omicidio stradale con 149 sì, 91 no e nessun astenuto. Rispetto al testo licenziato lo scorso ottobre dalla Camera, è stata risolta la differenza di trattamento fra l’omicida italiano e quello straniero. Per il resto, non ci sono modifiche rilevanti, però scontri e polemiche non sono mancati e i numeri non parlano di una maggioranza schiacciante. Proprio per questo le associazioni promotrici del provvedimento hanno lanciato un avvertimento: “Non si faccia passare l’idea di un atteggiamento dilatorio del Parlamento: la legge va approvata velocemente perché la strada sia più sicura e certamente più giusta”. Un anno e mezzo di discussione nelle aule parlamentari basta e avanza, insomma.
Anche perché a dare la spinta decisiva all’iter è stata l’ennesima tragedia, che si è consumata lo scorso giugno a Roma: una giovane colf filippina, Corazon ‘Corie’ Mendez, è stata falciata e uccisa da un’auto pirata, con un gruppo di minorenni rom a bordo. Il modo più crudo per ricordare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che non c’è più tempo da perdere. Anzi, che di tempo se n’è perso anche troppo.
Prima di esaminare il disegno di legge nei dettagli, diamo un’occhiata alla normativa attuale. Si basa sugli articoli 589 e 590 del Codice penale, su omicidio colposo e lesioni personali: la pena va dai 2 ai 7 anni per chi viola il Codice della Strada. Chi invece è ubriaco o sotto l’effetto della droga rischia da 3 a 7 anni: se ci sono più vittime, la pena può essere anche triplicata, ma comunque mai oltre i 15 anni.
Ora tutto può cambiare con il nuovo testo, nato da un’esigenza precisa: quella di evitare che chi ha provocato un incidente grave venga sottoposto al controllo alcolemico o al narcotest solo quando viene identificato, quindi anche a distanza di giorni, di fatto attenuando le responsabilità. La premessa indispensabile però è un’altra: “l’omicidio stradale e le lesioni stradali” diventerebbero “reati a sé”.
ALCOL E DROGA: Chi uccide e viene trovato con un tasso alcolemico superiore all’1,5 grammi per litro o è sotto l’effetto di stupefacenti rischierà una pena da 8 a 12 anni di reclusione. Se il tasso alcolemico dovesse superare la soglia degli 0,8 g/l, la sanzione oscillerà tra i 5 e i 10 anni, così come per il conducente di professione e per chi ha causato un incidente infrangendo pesantemente il Codice della Strada: vale a dire, eccesso di velocità, guida contromano, infrazioni al semaforo, sorpassi e inversioni in prossimità di incroci, curve e strisce pedonali. In presenza di più vittime, il colpevole rischia fino a 18 anni.
LESIONI STRADALI: Salgono anche le pene per chi guida ubriaco o drogato e infligge lesioni: da 3 a 5 anni per quelle gravi, da 4 a 7 per quelle gravissime. Anche in questo caso sono previste le varianti: se il tasso alcolemico è fino agli 0,8 g/l o se il sinistro scaturisce da manovre pericolose, per le lesioni gravi la sanzione sarà da un anno e 6 mesi a 3 anni, per le gravissime da 2 a 4 anni.
MEZZI PESANTI: Per i conducenti di camion e mezzi pubblici la gravità è considerata massima, sia in caso di omicidio stradale che di lesioni, anche in presenza di un tasso alcolemico superiore agli 0.8 g/l.
FUGA: Qualora il conducente dovesse darsi alla fuga subito dopo l’incidente, la pena aumenterebbe da un terzo a due terzi e, comunque, non sarà inferiore ai 5 anni per l’omicidio e a 3 per le lesioni. In caso di vittime o di più persone che hanno subito lesioni, oppure se chi guida è senza patente o privo di assicurazione, scattano le aggravanti. La pena viene invece diminuita anche fino alla metà se c’è concorso di colpa della vittima.
PATENTE: Revoca automatica in presenza di condanna o patteggiamento sia per l’omicidio che per le lesioni stradali. Per ottenere nuovamente la patente, dovranno passare 15 anni nel primo caso, 5 nel secondo. Ma se, ad esempio, il conducente fugge, allora di anni dovranno trascorrerne almeno 30. Renzi aveva anche sollecitato la revoca definitiva per i casi più gravi, ma il relatore del provvedimento, Giuseppe Cucca, ha fatto notare che si rischierebbe un corto circuito con la Commissione del Senato che si sta occupando del Codice della Strada.
PRESCRIZIONE: Altra novità di rilievo: i termini di prescrizione sono raddoppiati ed è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza di reato nei casi più gravi. Altrimenti è facoltativo. Il pm, inoltre, ha una possibilità – ma solo una – di chiedere la proroga delle indagini preliminari.
PRELIEVO: Il magistrato ha l’opportunità di ordinare d’ufficio il prelievo coattivo dei campioni biologici per risalire al Dna. Nei casi di particolare urgenza, la misura può essere adottata anche dal pm.
In attesa del varo definitivo, è positiva la prima valutazione dell’Associazione vittime della strada, che avrebbe però preferito tempi ancora più brevi. “Premiati anni e anni di battaglie – nota il presidente Alberto Pallotti – questa norma è una svolta culturale. Il ministro Maria Elena Boschi – ricorda – ci ha garantito che non ci saranno ulteriori intoppi e come ha detto il sottosegretario ai Trasporti, Riccardo Nencini, siamo all’ultimo miglio”. Una stilettata a chi ha invece contrastato l’efficacia del provvedimento. “Ho sentito dichiarazioni allucinanti – sottolinea amareggiato – ma se in Parlamento ci sono persone incapaci di percepire gli umori del Paese, lascino l’incarico”. E’ l’ora: Big Ben ha detto stop.
|