Non un valore in quanto tale, ma l’anello che salda
la responsabilità individuale alla giustizia sociale
E’ possibile fare una corretta politica di salvaguardia degli interessi delle persone, nella loro qualità di utilizzatori di beni e servizi, dimenticando la loro veste di lavoratori, pensionati, giovani disoccupati, imprenditori o appartenenti ad una specie che deve perpetuarsi? Ogni coppia di questi aspetti, di queste qualità, comporta un conflitto di interessi: il minor prezzo dei beni e il costo del lavoro, il consumo illimitato e la sopravvivenza della specie, la pensione e la condizione di disoccupato, il margine di profitto e il minor prezzo dei beni. Queste qualità, che rappresentano una sfaccettatura della stessa persona, magari in fasi della vita differenti, comportano interessi apparentemente contrastanti.
Proviamo allora ad affrontare il tema sotto un altro aspetto.
In questo periodo, di solito, facciamo il bilancio dell’anno trascorso, fissiamo gli obiettivi, dichiariamo i propositi e esprimiamo le speranze per l’anno che verrà. Ognuno di noi esegue queste operazioni sulla base delle proprie radici culturali, credenze religiose e convinzioni politiche innestate sulla propria particolare condizione socioeconomica, età anagrafica e condizione di salute. Come dire che non ci sorprenderemmo se vi fossero valutazioni differenti della stessa realtà tra un profugo siriano e un cittadino di un ricco Paese occidentale, tra un giovane precario e un lavoratore a tempo indeterminato, tra un malato facoltoso e una persona con la stessa malattia, ma in condizioni economiche disagiate. Una stessa realtà, ma punti di vista, prospettive, obiettivi e interessi diversi. Anche qui un apparente conflitto di interessi.
Vi chiederete a questo punto cosa, tutto ciò, abbia a che fare con la legalità. Vorrei, a proposito, proporvi una definizione di legalità alla quale mi trovo assolutamente affine. La definizione che troverete qui sotto è di don Ciotti, fondatore di Libera.
La legalità - afferma un documento della Cei del 1991 – è «insieme rispetto e pratica delle leggi». Non solo rispetto di norme imposte dall'alto, ma pratica quotidiana di regole condivise. Così intesa - continua il documento - «la legalità è un'esigenza fondamentale della vita sociale per promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la costruzione del bene comune».
"Un'esigenza fondamentale": fondamentale diventa allora educare ed educarci alla legalità, o meglio alla responsabilità.
La legalità non è infatti un valore in quanto tale: è l'anello che salda la responsabilità individuale alla giustizia sociale, l'io e il "noi". Per questo non bastano le regole. Le regole funzionano se incontrano coscienze critiche, responsabili, capaci di distinguere, di scegliere, di essere coerenti con quelle scelte. Il rapporto con le regole non può essere solo di adeguamento, tanto meno di convenienza o paura. La regola parla a ciascuno di noi, ma non possiamo circoscrivere il suo messaggio alla sola esistenza individuale: in ballo c'è il bene comune, la vita di tutti, la società. ... [continua]
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