Compito della Polizia sarebbe innanzitutto la prevenzione e la repressione dei reati, il mantenimento dell’ordine pubblico, la sicurezza dei cittadini, la tutela della proprietà. Eppure da un po’ di tempo notiamo che gli operatori di Polizia vengono distratti dai normali compiti di istituto per essere dirottati in servizi e situazioni che di Polizia hanno ben poco, in quanto riflettono essenzialmente problematiche sociali, umanitarie od economiche. Spesso sull’onda della emotività pubblica o per altalenanti o divergenti posizioni politiche che possono influenzare la collettività e quindi l’elettorato.
E’ il problema di sempre della Polizia usata come cuscinetto sociale o sfogatoio pubblico a causa dell’incapacità della politica e degli amministratori pubblici di prevedere ed affrontare i cambiamenti della società e le esigenze del popolo.
Da ultimo ci riferiamo alla questione dei cosiddetti “profughi” i quali, se non commettono reati e se non ufficialmente dichiarati “clandestini” da chi di dovere, l’unico contatto che dovrebbero avere con la Polizia è al momento della stesura della richiesta di asilo. Anzi avrebbero bisogno di aiuto umanitario e sanitario.
Facciamo riferimento, ovviamente, all’improprio utilizzo di mezzi e Forze di polizia per il “rastrellamento” sul territorio di sedicenti profughi pakistani, ma anche di altre nazionalità, che nulla fanno se non sopravvivere alla meno peggio in strada cercando un posto dove mangiare e dormire.
Ovvio per tutti che questo è un problema sociale, umanitario e sanitario che esige risposte che non possono essere provvedimenti o atti di Polizia. Sono altre figure istituzionali che dovrebbero approcciare e gestire questa umanità sofferente. Tra l’altro alcuni di questi individui sono anche ammalati o comunque di salute cagionevole, tanto che proprio sui mezzi della Polizia non ci dovrebbero salire, anche perché non predisposti per tale scopo, soprattutto in caso di malattie infettive o comunque trasmissibili. Allo stesso modo nemmeno gli agenti sono equipaggiati per tale incombenza ovvero preparati per confrontarsi psicologicamente con dei profughi.
Si è deciso di trasferire i sedicenti “profughi” pakistani presso il centro di accoglienza di Bologna? Si faccia pure ma con gli operatori socio-sanitari e gli automezzi adeguati, magari con il supporto, ma solo il supporto esterno delle Forze di polizia, per la remota possibilità di intemperanze nei confronti dei suddetti operatori assistenziali.
A questo sindacato non appare opportuno, anche perché di “ventennale memoria”, utilizzare la Polizia in operazioni di “rastrellamento” in città di persone di etnia o religione diversa che, fino a prova contraria, nulla hanno fatto se non chiedere aiuto. Se commetteranno un reato allora si dovrà intervenire, ma in relazione al fatto illecito e non anche del colore della pelle.
Si invitano pertanto le Autorità statali e locali a muoversi di conseguenza, nel rispetto delle funzioni delle diverse figure professionali da impiegarsi in tali attività, organizzando l’incombenza con coscienza ed umanità.
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