La guida dei barconi di migranti viene affidata nella maggior parte dei casi
ad uno dei migranti stessi. Questi accetta il ruolo di scafista quasi sempre
per risparmiare sul costo del viaggio. Ma non per questo è meno
spregiudicato. Decidendo di passare da vittima a carnefice, lo scafista entra
a far parte, come ultimo anello, della lunga catena dell’organizzazione
criminale dedita allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina.
Lo scafista è assoldato per condurre un’improbabile imbarcazione
che può reggere poche miglia, perché lo scopo è contattare prima possibile
le navi europee per i soccorsi. Chi conduce le barche quasi mai fa parte
in origine del gruppo criminale libico. Viene reclutato successivamente.
I libici invece tornano indietro prima, su altre imbarcazioni
a Cagliari sono sbarcati 2.590 migranti, e la Squadra Mobile ha già arrestato 14 scafisti. Il dottor Armeni, capo della Mobile, è impegnato in prima persona con i suoi uomini ad affrontare delle emergenze che appaiono inedite sulle coste sarde, ma non certo in Italia. L’attività della Squadra Mobile parte nel momento stesso in cui le navi attraccano al porto. Per poter individuare gli scafisti è infatti fondamentale parlare con i migranti subito, iniziando la raccolta delle dichiarazioni a caldo, quando i profughi sono ancora disorientati e non hanno avuto modo di riflettere sull’opportunità o meno di collaborare con la Polizia. Successivamente, per evitare il rischio di ritrovarsi con delle dichiarazioni prese dalle Forze di polizia ma non più confermabili in dibattimento, sarebbe utile accelerare l’iter dello strumento giuridico dell’incidente probatorio. In questo modo, L’Autorità giudiziaria è in grado di confermare velocemente e direttamente gli elementi raccolti, avvalorandoli ai fini del procedimento.
Armeni ci descrive poi scenari inquietanti che emergono dalle indagini: migranti sequestrati dentro capannoni sulle coste libiche in attesa di altri disperati, costretti poi per una settimana all’interno di buche scavate nella sabbia. Infine, costantemente sotto la minaccia di uomini armati e in divisa, fatti salire nottetempo su malridotti barconi e affidati nelle mani di inesperti e pericolosi traghettatori di disperati: i famigerati scafisti.
Dottor Armeni il porto di Cagliari in questi mesi sta vivendo situazioni inedite per il numero di migranti che stanno sbarcando sulle vostre coste
Infatti. Basti pensare che solo il 24 agosto scorso sono giunti a Cagliari 963 migranti tutti in una volta, a bordo della nave svedese Siem Pilot che li ha soccorsi a largo delle coste libiche. Cagliari è una destinazione di arrivo che si sta sviluppando soprattutto quest’anno, con un incremento di arrivi notevole confronto agli anni scorsi. Dal 15 aprile 2015 ad ora (fine agosto 2015) abbiamo gestito già 6 sbarchi, per un totale di 2.590 migranti, con l’individuazione e l’arresto di 14 scafisti.
Perché Cagliari?
Cagliari è una destinazione prevista dal governo nel momento in cui le altre destinazioni naturali, come possono essere la Sicilia o la Calabria, risultino stracolme. Però la maggioranza dei migranti che arriva qui, soprattutto eritrei, non vogliono rimanere in Sardegna, ma andare prima possibile in altri Paesi europei. Il loro scopo è andare oltre, non fermarsi.
Chiaramente però, al loro arrivo, scatta tutto l’apparato predisposto per la ricezione dei naufraghi sotto il coordinamento della Prefettura e della questura. Vengono quindi visitati, rifocillati, identificati, poi distribuiti nei centri di accoglienza prestabiliti.
Quando entra in gioco la Squadra Mobile in questi casi? Come individuate gli scafisti?
L’attività della Squadra Mobile nasce nel momento stesso in cui la nave attracca al porto. Insieme al personale della Croce Rossa e della Protezione civile, a bordo salgono uomini della Squadra Mobile. Innanzitutto per avere un primo confronto con i soccorritori, ovvero coloro che per primi hanno avuto un contatto con l’imbarcazione sulla quale viaggiavano i migranti. Dai soccorritori riceviamo delle prime indicazioni e dichiarazioni, che possono anche essere assolutamente informali, ma necessarie per iniziare l’attività investigativa vera e propria, la quale avviene direttamente in loco. Inoltre, sempre a proposito dei soccorsi, un accordo internazionale prevede che tutte le fasi dei salvataggi vengano riprese con videocamere, quindi possiamo anche visionare dei filmati. Procediamo poi con la raccolta di una serie di dichiarazioni da parte dei migranti, quelli più o meno disponibili. Posso dire che i migranti più disponibili sono in genere soprattutto le donne, molto meno gli uomini.
E’ fondamentale parlare con i migranti subito se si vogliono ottenere informazioni utili, soprattutto all’individuazione degli scafisti. E’ necessario iniziare la raccolta di queste dichiarazioni a caldo, quando i migranti sono ancora disorientati e più propensi alla parola, quando non hanno avuto modo di riflettere sull’opportunità o meno di collaborare con la Polizia. Quando troviamo dichiarazioni convergenti nei confronti di alcuni individui, indicati da più persone come scafisti, allora poi formalizziamo la procedura nei nostri uffici, procedendo con il fermo di iniziativa da parte della Polizia Giudiziaria, che verrà poi convalidato dall’Autorità giudiziaria. ... [continua]
LEGGI L'INTERVISTA COMPLETA:
ABBONATI A POLIZIA E DEMOCRAZIA
per informazioni chiama il numero verde 800 483 328
oppure il numero 06 66158189
FOTO: Luca Armeni, Capo della Squadra Mobile di Cagliari
|