Gli estremisti del calcio hanno salutato l’alba
della nuova stagione già con le prime aggressioni.
Un fenomeno sul quale le Istituzioni devono dare risposte efficaci
Alla faccia dell’anticipo. Quest’anno gli estremisti del calcio si sono portati avanti con il lavoro già in estate. Il primato spetta agli ultrà della Lazio, che hanno salutato l’alba della nuova stagione aggredendo un vicentino ad Auronzo di Cadore, lo scorso 21 luglio, dopo l’amichevole tra bianconcelesti e veneti. E non è stato un fatto isolato, anzi. Appena 24 ore dopo, botte da orbi tra ultrà del Bologna e dello Spezia a Castelrotto, sede del ritiro precampionato dei felsinei e del test tra le due squadre: per la cronaca è finita 2-1 per i liguri, ma chissà se “i fedelissimi” se ne sono accorti… E pazienza se la battaglia è stata combattuta nella quiete delle Dolomiti, ai piedi dell’incantevole Alpe di Siusi, con calci e pugni e bottiglie lanciate in mezzo a decine di famiglie scioccate, che stavano visitando il Fan Village.
Benvenuti nel paradiso del calcio italiano, anno di grazia 2015. Con il Daspo quasi esibito con orgoglio dai rappresentanti più in vista delle frange estreme del tifo e lo Stato alla spasmodica ricerca di un antidoto efficace per arginare la violenza dentro e fuori dagli stadi. Senza trascurare la gentile collaborazione delle tifoserie straniere: vedi le scorrerie degli hooligans del Feyenord a febbraio a Roma, in una giornata di ordinaria follia, con la guerriglia scatenata nel cuore della Capitale e gli sfregi sulla Barcaccia del Bernini come gentile cadeau da mostrare ai posteri.
Ma torniamo alla lunga black list estiva, perché gli episodi di violenza non si sono esauriti tra Auronzo e Castelrotto. Per aprire questa carrellata poco edificante facciamo un salto in Austria, a Klagenfurt, dove il 25 luglio la partita tra Udinese e Galatasaray è stata sospesa al 36esimo del primo tempo per il lancio di fumogeni da parte dei supporter turchi. “Non ne possiamo più degli ultrà in trasferta” è stato il grido di dolore dei dirigenti del Galatasaray, tanto per ricordare che i problemi con le curve – spesso sottovalutati dalle società – non sono una nostra esclusiva.
Se poi l’esempio che arriva dal campo è poco edificante le speranze di tornare alla normalità si affievoliscono: come è successo a Olbia, dove l’arbitro è stato costretto a chiudere al 68esimo la gara tra Cagliari e Gazelec Ajaccio a causa di una rissa tra i giocatori in campo. La data? Il 2 agosto, evidentemente una giornata nera, se è vero che lo stesso giorno a Nizza, dove si disputava un’amichevole tra i padroni di casa e il Napoli, sono scoppiati tafferugli tra la Polizia francese e i tifosi partenopei: lanci di massi sull’autostrada e di sassi e bottiglie contro la Gendarmerie, altro che Promenade des anglais… Il tutto mentre a Catania la partitella tra gli etnei e l’Equipe Sicilia veniva sospesa – e ripresa dopo 5 minuti – per la feroce contestazione degli ultrà nei confronti del presidente Pulvirenti per lo scandalo delle partite comprate. ... [continua]
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