La sicurezza all’interno di una comunità può essere considerata come uno degli elementi più importanti relativi alla qualità della vita delle persone, sotto un duplice aspetto: da un lato, come diritto a non essere investiti dalla criminalità e dal degrado e, dall’altro, come condizione essenziale per beneficiare dello sviluppo economico e sociale di quella stessa comunità.
La sicurezza occupa un ruolo decisamente importante non solo nella riflessione criminologica e sociologica, ma anche nell’opinione pubblica e nel dibattito politico.
Negli ultimi decenni la realtà urbana è stata attenzionata dalla classe politica in maniera crescente, tanto che il dibattito sulla sicurezza ha investito da subito, e in maniera esplicita, il ruolo delle città come luogo ove si manifestano problemi rilevanti di insicurezza, e dove è necessario concentrare gli interventi.
Il riferimento al contesto urbano allude anche agli attori istituzionali che hanno la responsabilità a livello locale di farsi carico dei problemi dei cittadini, compresi quelli relativi al rischio oggettivo di vittimizzazione e alla percezione dell’insicurezza, cioè gli amministratori delle città.
Prepotentemente è emerso il ruolo degli Enti locali nell’elaborazione delle politiche per la sicurezza, per la prevenzione ed il contrasto della criminalità, delle devianze, del degrado: competenze e responsabilità che la tradizione giuridica e culturale del nostro Paese assegnava in maniera esclusiva allo Stato.
All’evoluzione dei concetti fondamentali della sicurezza e della prevenzione in ambiente urbano si è intrecciata quella del quadro istituzionale, in un’ottica integrata.
Le città vengono percepite come sempre più insicure e la ricerca di soluzioni adeguate all’aumento dei fenomeni criminali, o anche solo delle “inciviltà urbane”, è diventata un’urgenza condivisa.
Nell’ultimo decennio si è registrato un significativo cambio di prospettiva nello sviluppo delle politiche di sicurezza pubblica: da strategie operative reattive, tipiche di un modello burocratico di controllo sociale, si è passati ad un approccio che richiede una prevenzione attiva del crimine, portata avanti con il decisivo supporto della comunità.
Gli stessi studi sulle relazioni tra Polizia e comunità indicavano come i cittadini volessero la Polizia al loro fianco, più vicina ai bisogni quotidiani di sicurezza.
La Polizia di comunità ha inteso rispondere in maniera appropriata a tre elementi di criticità: l’aumento del crimine, l’aumento della paura del crimine, l’assoluta mancanza di relazioni tra Polizia e comunità .
Questo nuovo approccio, pur declinato attraverso diversi modelli (Team Policing; Neighborhood Foot Patrol; Community Oriented Policing; Problem Oriented Policing), ha come obiettivo quello di sollecitare le Forze di polizia e i cittadini a lavorare insieme nella prevenzione del crimine e dei disordini sociali, auspicando una stabile collaborazione .
Questi modelli, attraverso il contributo della comunità, aggiungono un elemento vitale, proattivo, alle tradizionali attività di Polizia, orientando le risposte oltre il singolo episodio criminale, verso le complessive criticità del territorio. ... [continua]
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