Il mobbing si ha quando, sul posto di lavoro, si crea una situazione per cui uno o più lavoratori vengono presi di mira da altri, in maniera continuativa, con parole, comportamenti, atti di maltrattamento fisico o anche solo psicologico, finalizzati a danneggiare le persone “vittime” : anche fino a costringerle a voler lasciare il lavoro.
Il primo a utilizzare il termine “mobbing”, dall’inglese “to mob” (aggredire, assalire), è stato l’etologo K. Lorenz negli anni settanta, per descrivere il comportamento di quegli animali che circondano un proprio simile e lo assalgono al fine di allontanarlo.
È stato lo psicologo del lavoro H. Leymann a definire il mobbing come “ il terrore psicologico sul luogo di lavoro che consiste in una comunicazione ostile e contraria ai principi etici, perpetrata in modo sistematico da uno o più persone principalmente contro singolo individuo che viene per questo spinto in una posizione di impotenza e impossibilità di difesa e qui costretto a restare da continue attività ostili. Queste azioni sono effettuate con una frequenza di almeno una volta alla settimana e per un periodo di almeno sei mesi. A causa dell’alta frequenza e della lunga durata, il comportamento ostile dà luogo a seri disagi psicologici, psicosomatici e sociali”.
Un altro psicologo del lavoro, H. Ege, ha messo a punto sette criteri per definire una situazione di mobbing:
1. deve avere luogo sul posto di lavoro;
2. ci devono essere un aggressore e una vittima;
3. deve avere un intento persecutorio;
4. le azioni devono ripetersi per almeno alcune volte al mese;
5. devono durare almeno sei mesi;
6. il mobbing deve seguire un andamento per fasi successive (dall'inizio dell'aggressione ai danni psico-fisici causati);
7. deve contenere almeno due dei seguenti cinque parametri: violenza, isolamento, modifica delle mansioni (inferiori o umilianti), attacchi alla reputazione, attacchi nelle relazioni interpersonali.
L’INAIL, Istituto Nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul Lavoro, riconosce il mobbing tra le malattie professionali, come affermato anche dalla sentenza 179 del 1988 della Corte Costituzionale e dal decreto legislativo 38 del 2000.
|