Il direttore di Analisi Difesa analizza la situazione
e rivela che secondo un dossier del ministero della Difesa
sono 108 le moschee a rischio nel nostro Paese
Sgozzamenti a favore di telecamera, bambini killer che uccidono sorridendo, devastazioni di mausolei che conservano il patrimonio culturale dell'umanità, terrore nei Paesi occidentali e mediorientali; morti, feriti e danni irreparabili in nome dell'Islam ma che con l'Islam non c'entrano nulla. La definiscono Jihad.
Guerra santa. E anche in questo caso di santo non ha proprio nulla.
Ma chi è che sta terrorizzando l'Occidente e parte del Medio oriente?
Chi sono questi terroristi mascherati, vestiti di nero, che uccidono in nome di Allah, che girano video spaventosi di atroci esecuzioni montati con tecniche grafiche degne di Hollywood?
Chi minaccia la nostra esistenza?
Sono i ribelli dell'Isis, l'autoproclamato califfato che si fa chiamare 'Stato Islamico dell'Iraq e della grande Siria'.
“L'Isis non è nient'altro che l'erede di al Qaeda in Mesopotamia e si riconosce nel califfato che occupava alcune zone dalla Siria all'Iraq fino in Turchia e si riconosce in un modello arcaico antecedente le crociate”. A spiegarlo è Gianandrea Gaiani, direttore del magazine online Analisi Difesa.
“Dunque l'Isis in quei territori è una costola di al Qaeda fondata dal giordano Musab al-Zarqawi, uno dei responsabili dell'attentato di al Qaeda nel 2003 in Iraq contro la caserma dei carabinieri a Nassiriya (19 morti - dodici carabinieri, cinque militari, due civili). Quindi l'Isis non è una cosa diversa da al Qaeda perché nasce proprio da al Qaeda”.
Forse c'è stato un errore di sottovalutazione o forse l'errore è stato più grave perché finché l'Isis combatteva in Siria contro Assad nessuno diceva nulla poi c'è stata l'occupazione lo scorso anno del nord dell'Iraq e le cose sono cambiate. “A quel punto – prosegue Gaiani – l'Isis è diventato improvvisamente il nemico pubblico numero uno attirando molti movimenti interni di al Qaeda. E si è mostrato vincente perché mentre al Qaeda non ha mai controllato territori molto grandi, lo Stato Islamico invece controlla un territorio vasto come la Gran Bretagna”.
E' molto difficile avere notizie sul 'califfato islamico'. Per l'agenzia Askanews la superficie di territorio controllata dai jhadisti guidati da Abu Omar al Baghdadi tra Iraq e Siria sarebbe inferiore e cioè di circa 270mila chilometri quadrati. Un territorio grande quanto l'Italia e stima una popolazione di 11 milioni di persone.
Aldilà dei numeri e della vastità del territorio controllato il pericolo di espansione comunque c'è.
“L'Isis controlla zone a nord ovest dell'Iraq e una buona fetta della Siria centro orientale inoltre alcuni membri sono attivi anche in Sinai o in India e vari movimenti nell'Africa medio orientale, dall'Afghanistan alla Nigeria dove c'è Boko Haram, hanno aderito al movimento del califfato e lo hanno fatto perché è un modello vincente come fu al Qaeda dieci anni fa”. E che si tratti di un modello vincente Gaiani ne è certo. ... [continua]
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FOTO: Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa
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