«La collaborazione e lo scambio informativo
tra le strutture di controterrorismo
e di intelligence va rimodernata con la creazione
di un organismo unico europeo»
Gilles Kepel, in un suo non recentissimo saggio sul fondamentalismo islamico, ha scritto che “l’ultimo quarto del ventesimo secolo è stato segnato dalla nascita e dall’ascesa dei movimenti islamisti…” .
Mi permetto in questo mio scritto di far rilevare che il “fondamentalismo islamico” ha radici più antiche e, solo per riferirci per l’appunto al ventesimo secolo, basterà ricordare la fratellanza musulmana che, alla fine della Prima Guerra Mondiale, in Egitto e da lì in molti Paesi del mondo arabo, del Maghreb e dell’Asia, ha trovato linfa vitale per l’espandersi di una visione dell’Islam che guarda al Corano come fondamento per la costruzione di un sistema totalitario, che non fa differenza tra sfera religiosa, sociale e civile e che chiama i musulmani alla solidarietà ed all’impegno attivo per superare, in una prima fase, il sottosviluppo economico derivante dal colonialismo e, successivamente, per combattere il nazionalismo pan-arabo diffusosi sulle ceneri dello stesso alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
E’ in questo momento storico che si comincia a propugnare il ricorso al jihad, la guerra santa in nome di Dio, per riaffermare una visione radicale dell’islamismo, che si propone l’abbattimento dei regimi nazionalisti, costituitisi in versione socialista, in Egitto con Nasser, in Algeria con il Fronte di Liberazione, in Iraq, in Siria ed in altri contesti. L’esecuzione nel 1956 di Sayyid Qutb pensatore dell’islamismo radicale moderno da parte del regime nasseriano ha portato ad una ulteriore radicalizzazione dello scontro tra queste due opposte visioni della società, che culminerà anni dopo nell’assassinio di Sadat e che, assieme all’affermazione di un islamismo sciita ad opera di Komeini in Iran ha causato un epocale capovolgimento dei rapporti di forza all’interno di questi due mondi.
L’islamismo da allora rappresenta per le masse musulmane un punto di riferimento costante e trainante nella mobilitazione per la costruzione di un nuovo assetto politico-sociale-civile che su basi universali pone a fondamento di se stesso le dottrine coraniche reinterpretate per l’appunto dall’egiziano Qutb, dall’iraniano Komeini e nelle madrasse pakistane da Mawdudi.
Fatta questa premessa e, tralasciando per brevità di spazio, tutte le vicende succedutesi negli anni ’80 e ’90 del ventesimo secolo, corre ora l’obbligo di ritornare a quell’11 settembre del 2001 che ha segnato una svolta storica nelle vicende sin qui analizzate. Quel giorno ci si accorge del pericolo mortale che incombe sull’Occidente e, per certi aspetti, sulla stessa Federazione Russa, sull’Asia e sulla parte cosiddetta moderata del mondo islamico. Con l’attacco alle “torri gemelle” il network del terrore costituito con abilità, spiegamento di ingenti risorse e pazienza da Osama bin Laden e dal suo maggior collaboratore al Zawahiri ha raggiunto il suo obiettivo principale: quello di globalizzare lo scontro con il “grande satana “ americano. Un messaggio per tutti i “credenti ” ed i “mujaheddin” che da anni si erano spesi prima nella guerriglia contro le truppe sovietiche in Afghanistan e poi nei Balcani, affluendo a centinaia nella brigata araba che ha combattuto in Bosnia. ... [continua]
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