La riorganizzazione e rimodulazione della Pubblica Amministrazione credo sia ineludibile, occorre però capire come questo processo riformatore debba avvenire.
Oggi più che mai le inefficienze e gli sprechi sono insostenibili sia dal punto di vista economico che morale, di fronte al Paese travolto dalla crisi economica come un’onda di piena che, comunque vada, ha già segnato un profondo solco tra quello che eravamo e quello che saremo.
Lavoro, welfare, salute, istruzione e, questa volta anche sicurezza, non saranno più le stesse. La crisi ci sta portando indietro di qualche decennio e le cause vanno ricondotte da un lato nell’incapacità della classe dirigente del nostro Paese di avere visioni di lungo periodo e, dall’altro, nell’assenza di una vera politica industriale unitamente all’allontanamento dello Stato dalla politica economica.
Visioni di lungo periodo nel comparto sicurezza consentirebbero un confronto aperto col sindacato su obbiettivi di ampia portata, dalla definitiva attuazione della legge 121/81 alla riorganizzazione dei presidi sul territorio fino alla vera valorizzazione del personale, indispensabili strumenti per combattere le moderne forme di criminalità e le pressanti emergenze.
Oggi invece, l’atteggiamento dell’Amministrazione, a tutti i livelli, è quello di sfuggire al confronto con il sindacato riproponendo un nostalgico arroccamento su posizioni passatiste con l’emanazione di provvedimenti unilaterali espressione del nuovo sentimento politico che addebita al sindacato i limiti e gli insuccessi della politica.
In quest’ottica, i provvedimenti della spending review rappresentano perfettamente la nuova metodologia politico-istituzionale di relazioni sindacali.
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