In Italia c'è bisogno di politiche concrete per colpire il malaffare.
Confronto con Elena Lattuada, segretario generale Cgil Lombardia,
all'indomani degli sviluppi dell'inchiesta su Mafia Capitale
Ora che gli effetti della crisi economica si fanno tangibili e alcune fasce della popolazione cominciano a mostrare la propria rabbia e frustrazione, cosa può fare il sindacato? In Lombardia secondo lei qual è la priorità da affrontare?
Dopo sette anni di crisi, è evidente che le speranze nel futuro stanno venendo meno, e la condizione di difficoltà delle persone è sempre maggiore. Per questo la Cgil rivendica un deciso cambiamento nelle politiche economiche, rimettendo al centro il lavoro, l’occupazione e un piano di investimenti pubblici e privati che restituiscano la fiducia nella possibilità di far ripartire il Paese.
Nel recente incontro tra il Silp-Cgil e il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, tra i tanti problemi degli operatori è emerso anche un disagio particolare. A Milano la questione abitativa sta diventando un tema caldo?
Si. Ovviamente siamo di fronte a due fenomeni di diversa natura: da una parte si diffonde la morosità incolpevole che dimostra come la caduta dei redditi e l’ampliarsi delle fasce di popolazione che si collocano sotto la soglia di povertà mettono in seria difficoltà di fronte al problema abitativo, un numero sempre crescente di famiglie. Storicamente in questa Regione il problema veniva risolto individualmente con l’acquisto della casa, ma oggi le persone non hanno più forme di risparmio e risorse da investire in beni immobili, dunque il problema si fa più esplosivo.
D’altro canto siamo invece in presenza di episodi di violenza, che la Cgil ha condannato con nettezza, da parte di forze che, strumentalizzando un disagio reale delle periferie urbane, favoriscono l’infiltrazione delle mafie e alimentano colpevolmente il malaffare. Questi fenomeni troveranno sempre nella nostra organizzazione un argine di deciso, forte contrasto.
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