Sempre più spesso gli uni contro gli altri. Una tensione, quella presente
tra la società civile e le Forze dell’ordine, che si fa ogni giorno più forte.
Tra i manifestanti e la prima linea dello Stato sembra vacillare il tacito
accordo di rispetto. Cittadini e ordine pubblico in cerca di un punto
d’incontro. Ma sono davvero incompatibili il diritto a manifestare
con l’esigenza di tutela della piazza?
Polizia e Democrazia prova a fare il punto sull’argomento
Una delle colonne portanti su cui deve poggiare uno Stato democratico che si rispetti è quella riguardante la libertà di espressione. Un diritto che i padri costituenti hanno sapientemente inserito all’interno dalla Costituzione italiana. Basta dare una scorsa al primo comma dell’articolo 21 per rendersi conto di quanto sia chiaro e cristallino il concetto: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Un cardine essenziale, quello della libertà di espressione, senza il quale non potremmo parlare di democrazia. Ma come spesso accade, ciò che risulta tutelato in maniera forte e decisa sul piano teorico rischia di non trovare un riscontro altrettanto netto nella realtà. In questi ultimi anni la continua crescita della tensione sociale, causata da una parte dal protrarsi della crisi economica e del mercato del lavoro, dall’altra dalla sfiducia nei confronti dell’intera classe politica, ha trasformato le espressioni di dissenso in veri e propri campi di battaglia. Le cronache delle manifestazioni avvenute nella seconda metà dell’anno ne rendono testimonianza. Sempre più spesso, infatti, assistiamo a eventi di dissenso popolare dove il confine tra il diritto a manifestare e l’esigenza di tutelare la piazza dal punto di vista dell’ordine pubblico si fa sempre più sottile. Ed è quello che è accaduto a Roma il 29 ottobre scorso. In quell’occasione, circa mille operai dello stabilimento Acciai Speciali di Terni (gruppo Thyssenkrupp) hanno manifestato a Roma, dopo settimane di agitazione, per difendere il loro posto di lavoro. Le tensioni sfociate poi in scontri con le Forze dell’ordine, sono avvenute durante il tragitto del corteo che, dopo aver stazionato sotto l’ambasciata tedesca si stava spostando verso il ministero dello Sviluppo Economico. I violenti scontri avvenuti in piazza Indipendenza hanno provocato la forte indignazione dei sindacati: «Hanno caricato i lavoratori – ha raccontato il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini – tre sono finiti in ospedale. Siamo partiti in corteo e ci hanno menato. Ero davanti a prenderle anche io. Non siamo delinquenti, non si mena chi è in piazza a difendere i lavoratori». Per l’ex leader della Uil, Luigi Angeletti i fatti accaduti il 29 ottobre sono gravi e inaccettabili: «I lavoratori della Ast di Terni che hanno manifestato davanti al consolato tedesco, in piazza Indipendenza, sono stati, improvvisamente e senza motivo, caricati dalla polizia. In piazza c'erano solo lavoratori e non sindacalisti. Le Forze dell'ordine non devono alimentare il disordine».
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