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Settembre-Ottobre/2014 - Mondo Poliziotto
Tecnologie
Taser. Sperimentazione avviata senza confronto
di AdnKronos - 16/10/2014

«S ulla Taser mpm è stata avviata una discussione seria, per cui la sperimentazione rischia di compromettere il lavoro degli operatori e la salute dei cittadini». In un’intervista all’AdnKronos Daniele Tissone, segretario generale del Silp-Cgil, valuta così il disco verde all’autorizzo in via sperimentale della pistola elettrica, dopo l’approvazione dell’emendamento al decreto sulla violenza negli stadi, nel quale è stata inserita la possibilità per le Forze dell’ordine di sperimentare la Taser. L’obiettivo è quello di sbloccare un violento senza recare danno alla sua salute, ma per ora «il rischio - sottoliena Tissone - è che si assista a una discussione incentrata su chi difende una simile decisione e chi, al contrario, la osteggia evidenziando motivazioni che riguardano rischi per la salute».
Per il leader del Silp-Cgil, dunque, «è necessario fare chiarezza in merito alla necessità, spesso rappresentata dalle organizzazioni sindacali della Polizia, di dotare gli operatori di strumenti ‘intermedi’ in occazione di interventi border-line durante i quali vi è un rischiio concreto di messa in pericolo dell’incolumità delle persone».
«E questo discorso - precisa - vale sia per i destinatari dell’intervento coercitivo, sia per gli stessi addetti alla sicurezza. Il Silp-Cgil non si è appassionato a evocazioni di modelli operativi che non siano coerenti con le funzioni di un Corpo di Polizia rispettoso del sistema di garanzie poste a fondamento del nostro sistema democratico [...]. Dovremmo domandarci - è l’analisi di Tissone - se l’introduzione di dispositivi inabilitanti quali la pistola a impulsi elettrici vada nella direzione tesa a rafforzare tali garanzie, compresi anche i soggetti deputati a garantire l’ordine e la sicurezza pubblica».
Non solo. Per il Silp Cgil, «alla luce di un’assenza di dati empirici affidabili circa le conseguenze derivanti dall’ulitizzo di una simile dotazione, va ricordato che nel corso del 2008 il Consiglio federale svizzero commissionò un rapporto teso alla valutazione dei rischi e dei vantaggi sull’impiego della pistola Taser». Dallo studio «emerse che le esperienze maturate all’estero sul campo avevano, fino a quel momento, dato risultanze a dir poco controverse».
«Va peraltro precisato - fa notare il leader del Silp-Cgil - che su ogni tipo di ‘uso della forza’ vengono adottati specifici protocolli che riguardano aspetti legislativi e operativi. Cosa che, allo stato, il nostro legislatore non ha previsto, al contrario del governo elvetico che commissionò il citato dossier, prevedento adeguamenti di carattere legislativo e fissando le modalità di impiego in maniera alquanto restrittiva».
In particolare, evidenzia Tissone, «vennero specificate le tipologie di intervento rispetto alle quali si potevano utilizzare tali dispositivi in presenza di reati gravi, quali la seria messa in pericolo di vita, l’integrità fisica, la libertà e la sicurezza pubblica, per elencare solo alcune delle diverse fattispecie. Con una direttiva interna - fa notare il segretario - venivano inoltre emanate direttive che disciplinavano l’utilizzo e la formazione di personale finalizzata al rispetto nelle regole di impiego».
Il Silp-Cgil chiede quindi «una discussione seria», anche considerando il fatto che «sussistono responsabilità anche per gli agenti di Polizia che ricorrono a un simile dispositivo inabilitante, a causa delle conseguenze che ne possono derivare. Da test effettuati tra i diversi soggetti colpiti da scariche elettriche, è emerso che alcuni di essi hanno subito ustioni o emorragie dovute alla caduta incontrollata in seguito all’immobilizzazione». E questo, è l’analisi di Tissone, «senza voler citare soggetti appartenenti a gruppi a rischio. Chi è preposto all’utilizzo di una simile tecnologia - rimarca il leader del Silp-Cgil - deve attentamente osservare disposizioni legali e regolamenti, quali direttive interne che disciplinano l’impiego. Cosa che, al momento, non ci risulta essere stata affrontata con cognizione di causa».
Da qui la necessità di «approfondire la questione in una sede competente a calutarne rischi o vantaggi. Ma tutto questo - conclude Tizzone - in un contesto che non interferisca con i principi garantisti del nostro ordinamento».

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