Le condizioni di vita e di lavoro degli operatori di Polizia
I ripetuti tagli alle risorse e al personale stanno compromettendo le condizioni di vita e di lavoro degli operatori di Polizia e rendendo sempre più difficile dare risposte adeguate alla domanda di sicurezza dei cittadini. Da anni si assiste a una continua e costante emorragia di personale, mezzi e risorse: 350 poliziotti in pensione o riformati ogni anno e blocco del turn over al 55% ed, inoltre, il perdurante blocco del tetto stipendiale che “diminuisce fortemente il reddito di operatori e famiglie”.
A tutto ciò si aggiunge l’annunciata chiusura da parte del governo di 80 questure sulle 103 esistenti e di 300 presidi di Polizia, con ulteriori tagli anche alle autovetture di servizio, agli equipaggiamenti e alle strumentazioni dei Reparti o del personale. Elementi che lasciano facilmente prevedere un futuro difficile per il lavoro della Polizia e la domanda di sicurezza dei cittadini, senza contare le sempre più frequenti emergenze che ci si trova a gestire.
La Cgil e il Silp, il sindacato di Polizia della Cgil, lanciano quindi un allarme legato agli annunci fatti dal governo su ulteriori tagli e ridimensionamenti.
Personale
Sono in media 350 gli agenti che ogni anno vanno in pensione o sono riformati.
Dal 2006 al 2013 nello specifico, si è passati dai 103.000 agenti in servizio, a 95.000 unità complessive, con una perdita pari a poco meno del 10% sul totale delle forze in servizio. La causa di questa pesante contrazione nell’organico - oltre 12mila unità in meno per la sola Polizia di Stato - sta nel blocco del turn-over (ridotto del 50% attraverso il Dl 78/10) che sta progressivamente impoverendo gli organici delle sedi territoriali tanto che si rischia una effettiva presenza delle Forze di polizia solo nei grandi centri urbani a maggiore visibilità e un progressivo abbandono delle periferie dove invece spesso esistono maggiori esigenze di controllo del territorio.
Diminuiscono le forze ma aumenta l’età media del personale, attestata sui 45 anni, anche a causa dell’assunzione obbligatoria, disposta per legge, dei volontari dell’Esercito, ormai è l’unica via di ingresso in Polizia. Una previsione che ha due conseguenze principali:
- l’aumento dell’età media di accesso. Provenendo dalla ferma obbligatoria, l’età media degli allievi agenti è superiore ai 26 anni mentre, per funzioni e compiti, l’età più corretta di ingresso sarebbe 20 anni.
- la progressiva discriminazione dell’accesso alle donne che rappresentano appena il 7% del personale delle Forze armate e che in Polizia oggi toccano il 14,8%. Basti ricordare che attraverso i concorsi ordinari la media di accesso alle donne era almeno del 25% con una evidente discriminazione in atto.
In questo senso si registrano le seguenti età medie anagrafiche:
62 anni dirigenti superiori;
59 anni dirigenti generali;
53 anni primi dirigenti;
45 anni direttivi;
50 anni ispettori;
48 anni sovrintendenti;
41 anni assistenti ed agenti
Retribuzioni
I continui tagli hanno una ripercussione diretta sulle retribuzioni delle Forze dell’ordine.
Gli effetti dei blocchi, in particolare quelli relativi a promozioni e scatti di anzianità, che perdurano dal 2012 e che si estendono anche all’anno in corso producono una perdita media mensile di circa 300 euro lordi per singolo operatore che si somma, suo malgrado, con i tagli alla sicurezza da destinare all’intera collettività. Senza contare l’incidenza delle addizionali regionale e comunale il cui aumento ha provocato una riduzione del reddito medio pro capite da 40 a 60 euro mensili netti a seconda della qualifica (per esempio a Savona l'addizionale regionale è aumentata da 0,90% a 1,73% e quella comunale da 0,33% a 0,80%).
Purtroppo, il blocco delle retribuzioni e in generale i tagli alle competenze accessorie hanno determinato una vera e propria valanga di richieste verso quegli uffici che, per il tipo di servizio, possono pagare delle ore di straordinario maggiore (Reparti Mobile e Reparti Prevenzione Crimine). Questo sta determinando anche un impoverimento di importanti risorse umane in uffici molto delicati, privandoli di memorie storiche e di particolari competenze che, invece, andrebbero incentivate.
Mezzi, sedi e strumenti
Le più immediate conseguenze dei tempi di ristrettezze economiche sono le stesse per tutti gli uffici di Polizia: carenza di personale, carenza di mezzi, surplus di richieste per incombenze burocratiche e di ordine pubblico.
Solo che nel caso dei commissariati, in specie per quelli di dimensioni più ridotte (oppure per quelli che hanno una vasta competenza territoriale) gli effetti della crisi si risentono ancora di più poiché mettono in risalto l'impossibilità di raggiungere i risultati minimi in termini di risposta alle richieste di sicurezza da parte della comunità.
Il parco auto è obsoleto. La manutenzione e' affidata al buon cuore dell'ufficio motorizzazione. I pacchetti aggiuntivi di accordo con officine non e' valido per tutte le autovetture. Gli operatori usano spesso auto insicure.
Le sedi sono spesso inadeguate perché in stabili civili o sullo stesso pianerottolo di appartamenti abitati, come nel caso del commissariato San Ferdinando di Napoli dove si assiste alla convivenza dell’Ufficio di Polizia, ubicato al terzo piano di un vecchio stabile, con le sedi di uffici, case di cura per anziani e abitazioni.
Mancano le risorse per fare i lavori di manutenzione ordinaria (tinteggiatura, lucidatura pavimenti, cambio illuminazione ecc.), mentre nel caso di immobili in affitto, non di rado, la Prefettura paga con forti ritardi i proprietari degli immobili che, di conseguenza, non effettuano i necessari lavori di manutenzione straordinaria a loro carico. Le pulizie dei commissariati, luoghi dove per definizione sono ricevuti i cittadini e dove transitano spacciatori, clochard e arrestati, non sono giornaliere e vengono effettuate per poche ore.
Le dotazioni sono vecchie e spesso non personali, come i caschi u-bot per i servizi di ordine pubblico (sono vecchi e non vengono sostituiti e non sono in dotazione personale con ovvie, gravi carenze igieniche). O come le divise della Polizia Stradale che subisce da anni il taglio di equipaggiamenti e di mezzi con la conseguenza che il personale, soprattutto di nuova assegnazione, è senza divisa della Specialità, costretto, per uscire in servizio, a farsi prestare le divise dai colleghi più anziani.
I computer sono vecchi, a volte donati da altri Enti. Accade che grosse aziende, o grossi Enti statali, donino alla Polizia i loro vecchi computer (come l'Enel a Palermo), o che alcuni lavori di ristrutturazione siano finanziati da esterni (come Confindustria per un’ala della Squadra Mobile a Palermo). Questa pratica, diffusa anche in altre città, vedasi per esempio la Squadra Mobile di Firenze, se da un lato può essere vista come un apprezzamento per il nostro lavoro, dall'altra crea, in prospettiva, evidenti situazioni d'imbarazzo.
Quale serenità di giudizio si può avere se capita d'indagare, magari per reati contro la Pubblica amministraizione, su un Ente o organizzazione che ha fatto donazioni? In tale senso va citato anche il fatto che molte grosse indagini possono espletarsi solo grazie ai mezzi noleggiati dalle Procure o dalle ditte che offrono i servizi d'intercettazione (altro grosso problema di potenziale conflitto d'interessi).
Tagli alle risorse
Dal 2009 ad oggi i tagli imposti al Dipartimento di Pubblica Sicurezza sono nell’ordine di 300 milioni annui e la Spending review ha programmato ulteriori detrazioni fino al 2015.
Analisi e proposte
• Indire concorsi e ripristinare quindi l'ingresso per via non militare alla Polizia.
La legge 121/81 doveva costituire il punto di partenza per una Riforma più ampia del sistema sicurezza e dei Corpi ad essa destinati.
Con gli anni, invece, abbiamo assistito ad un graduale impoverimento degli aspetti di avanzamento culturale e democratico di tale legge, a cominciare dalle scelte in tema di arruolamento degli operatori che, lo ripetiamo, deve “aprirsi nuovamente alle donne e ai giovani” attraverso l’accesso diretto dalla vita civile, evitando preventivi periodi di ferma nelle Forze Armate.
Riteniamo indispensabile e non più procrastinabile l'indizione di concorsi pubblici dalla vita civile, per questo chiediamo di modificare l'attuale norma di legge che prevede “l'esclusiva assunzione attraverso la ferma militare” onde permettere l'assunzione diretta nelle Forze di polizia.
• Rinnovo del contratto.
Va inoltre previsto lo sblocco del contratto e degli automatismi stipendiali che, da cinque anni, sta impoverendo la categoria realizzando, nel contempo, una riforma delle carriere in Polizia resasi necessaria in relazione ad interventi che hanno interessato altri lavoratori e tesa a garantire una maggiore funzionalità ed efficienza degli apparati.
Investire su professionalità ed efficienza nel campo della formazione degli addetti, versante rispetto al quale poco si investe, se non si disinveste del tutto.
• Unificazione Polizia e Carabinieri.
Silp e Cgil ritengono la soluzione agli attuali problemi dimensionali, economici e gestionali della Polizia e più in generale delle Forze di sicurezza sia l’unificazione di Polizia e Carabinieri. Oggi possiamo affermare che l’attuale suddivisione delle Forze di Polizia, voluta dalla legge 121/1981 (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale dello Stato), non è più in grado di intercettare e risolvere i temi e i bisogni della sicurezza, individuale e collettiva dei cittadini.
Le Forze di Polizia a competenza generalista, Polizia di Stato e Carabinieri, si trovano molte volte ad essere “concorrenziali” sul territorio specialmente nel campo investigativo, poiché sui tempi e sul raggiungimento del risultato si costruiscono, da sempre, carriere ed immagine. Pertanto è inutile tentare di coordinare chi vuole stare in autonomia o chi vuole approfittare del coordinamento solo per avere la prevalenza sul comando, magari utilizzandola per indebolire l’Autorità di Pubblica Sicurezza, che la legge assegna alla figura del questore. Il coordinamento oggi non è funzionale e favorisce solamente l’alta dirigenza, attraverso una duplicazione dei posti di comando, spesso fine a se stessi. Tutto ciò a spese del cittadino. Basta osservare la levitazione dei compensi dei massimi responsabili dei Corpi di Polizia a cui, nel tempo, si sono adeguati anche i vice responsabili.
La nuova frontiera è pertanto l'istituzione di una sola Polizia a competenza generalista, sotto la responsabilità diretta del ministero dell’Interno, che da subito potrebbe avvalersi di quasi 220mila donne e uomini tra Polizia di Stato e Carabinieri, restituendo ai servizi specifici la Guardia di Finanza, la Polizia Penitenziaria ed il Corpo Forestale dello Stato e soprattutto raggiungendo un obiettivo di taglio alla spesa di 3 miliardi di euro.
• Libertà sindacali.
In un simile contesto si “rende necessaria” anche una revisione del sistema delle attuali libertà sindacali che non prevede, per la Polizia di Stato, la possibilità di iscriversi alle organizzazioni sindacali che non siano composte da “soli appartenenti alla Polizia di Stato”. Anche la sfera del “mondo militare” non gode di diritti sindacali che consentano una rappresentanza vera delle migliaia di donne e di uomini che vestono una divisa in Corpi ad ordinamento militare”.
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