home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 15:20

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
Settembre-Ottobre/2014 - Interviste
Orizzonti
Immigrazione e terrorismo. Paure e integrazione
di Valeria Bizzaglia

Mentre l'Europa si mobilita contro le minacce dell'Isis, il governo
sembra voler chiudere i rubinetti al Comparto Sicurezza e Difesa.
Tissone, Silp Cgil: «Stop ai tagli lineari: la sicurezza è un diritto.
L'accoglienza sia condivisa»


Q uesta estate, con l'emergenza sbarchi, si è tornato a parlare di terrorismo e immigrazione clandestina. Diverse Procure, quella di Milano in testa, indagano sull'attività di reclutamento che sarebbe svolta da jihadisti nel nostro Paese. Un rapporto dell'intelligence parla di una cinquantina di giovani italiani che sarebbero stati arruolati come combattenti tra le file dell'Isis, lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, che tanta paura fa oggi ai governi occidentali. La richiesta di sicurezza da parte dei cittadini cresce, insieme alla paura dell'altro. E mentre si continua a morire in mare, gli uomini delle Forze dell'ordine si trovano a gestire un'emergenza permanente con risorse sempre più scarse. A colloquio con Daniele Tissone, segretario generale del Silp Cgil, che lancia l'allarme «mancano mezzi e uomini: il governo Renzi cambi verso».

Sicurezza e immigrazione, un binomio spesso abusato dalla politica in tempi di campagne elettorali, ma sempre fortemente sentito dai cittadini. E sicuramente molto attuale. Quali criticità individuano gli operatori delle Forze dell'ordine (i primi a venire in contatto con le realtà dei migranti) in un fenomeno dalle dimensioni ormai così eclatanti?
Innanzitutto c'è da dire che l'approccio del nostro Paese al fenomeno immigrazione è molto diverso da quello che hanno gli altri Stati europei. Se chiediamo ad un francese cosa lo spaventa dell'immigrazione questo dirà che lo preoccupa la perdita dell'identità nazionale, mentre un cittadino tedesco vede negli stranieri una minaccia in termini occupazionali. In Italia invece il "problema" immigrazione si riduce e riassume nella paura del diverso legata ad una dimensione che riguarda principalmente la sicurezza. Risulta evidente che dall'ottica dell'opinione pubblica discendono le politiche relative alla gestione del fenomeno, per cui, da noi, il binomio sicurezza/immigrazione diventa facilmente il cavallo di battaglia di determinate forze politiche in tempi di campagna elettorale.
Questo circolo vizioso purtroppo non aiuta, perché non ci fa capire la differenza che passa ad esempio tra un richiedente asilo ed altri tipi di immigrazione. Di conseguenza viene a mancare quell'empatia che ci consentirebbe di comprendere il dramma umanitario con cui il nostro Paese, per evidenti ragioni geografiche, è costretto a venire in contatto.
Sul piano dell'impiego delle Forze di polizia c'è poi un'anomalia tutta italiana che vede coinvolti in compiti amministrativi, quali il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno, un totale di seimila uomini, forze sottratte dunque al presidio del territorio anche in quelle realtà dove è forte la presenza della criminalità organizzata, come la regione siciliana, la Campania o la Calabria.

Secondo lei esiste un allarme terrorismo legato all'ingresso indiscriminato nel nostro Paese? Si parla di italiani affiliati ai jihaidisti dell'Isis...
Questo è un aspetto molto delicato che richiede particolare attenzione per evitare di creare allarmismi ingiustificati ma, allo stesso tempo, cercando di non sottovalutare fenomeni che nel tempo possono aver assunto connotati diversi. Ovviamente quando non si riescono a dare risposte sufficienti in termini di accoglienza e quando situazioni analoghe riguardano più aree a livello geopolitico, c'è il rischio concreto che le formazioni integraliste abbiano gioco facile sulle masse dei disperati, esercitando una forza di attrazione soprattutto nei confronti dei giovani che non vedono davanti a sé alcun futuro possibile.

Secondo alcuni analisti la minaccia lanciata dall'Isis sarebbe lo sbocco naturale e prevedibile delle cosiddette "primavere arabe", tanto osannate dalle democrazie occidentali. Condivide il ragionamento?
Purtroppo non abbiamo imparato ancora la lezione e continuiamo a pensare di poter esportare la democrazia, imponendola a popoli che hanno culture e storie diverse, senza tener conto dello sviluppo naturale che le loro tradizioni dovrebbero seguire. Pensare che un Paese come la Libia o la Siria possa, dall'oggi al domani, trasformarsi in una democrazia in stile occidentale, è un colossale errore concettuale, nonché una vera e propria violenza.

In tema di sicurezza e immigrazione lo scorso anno il caso Shalabayeva, che ha portato Alfano in Parlamento, ha rivelato crepe evidenti nell'adempimento delle funzioni in capo al ministero dell'Interno... Dov'è l'intoppo?
In relazione a quell'episodio noi reagimmo immediatamente evidenziando le troppe amnesie da parte della politica che aveva sbilanciato il baricentro sull'operato della Polizia. I vertici politici, in particolare quelli del ministero dell'Interno, avrebbero potuto e dovuto essere chiari sul perché vi fosse fin dall'inizio un interessamento al caso da parte della politica che invece ha scaricato l'onere delle risposte sulle Forze dell'ordine.
In questo, come in altri casi, la politica evita l'assunzione diretta di responsabilità gettando la croce addosso agli apparati esecutivi, senza ricordarsi che questi rispondono alle direttive delle Istituzioni.

In tempi di spending review (si parla di un piano di tagli allo studio del governo Renzi, per 1,5 mld di euro, che prevederebbe l'accorpamento del Corpo Forestale con quello di Polizia Penitenziaria e anche la soppressione di alcune questure) sono sufficienti le risorse destinate alle Forze dell'ordine per far fronte al fenomeno immigrazione? Come giudica i primi sei mesi dell'esecutivo Renzi: sono arrivate le risposte che attendevate?
L'esecutivo Renzi non ha fatto che confermare quelle che sono state le politiche dei precedenti governi di destra e cioè proseguire con i tagli lineari a tutti i Ministeri colpendo quindi anche questo Comparto. Pensare ancora oggi di tagliare la Sicurezza significa non considerarla un settore nevralgico per il Paese, ma come un bene da tagliare invece che da garantire.
Non è questa la strada giusta: applicare calcoli ragionieristici al bilancio della sicurezza vuol dire non vederla come risorsa, e non considerare la legalità come un tema su cui investire è pura miopia. Senza considerare il fatto che in termini di organici abbiamo subito una riduzione del 15%, passando dalle 113mila unità previste, alle 95mila operative: ogni anno duemila persone lasciano il Corpo e ne entrano appena ottocento. Se alle sforbiciate agli investimenti aggiungiamo un mancato turn over, si capisce quanto possano essere incisive e pesanti le ricadute in termini di Sicurezza.
Noi continueremo a vigilare inoltre sulle determinazioni di governo quanto a presenza dello Stato sul territorio anche in merito all'ipotesi di un ridimensionamento o accorpamento delle provincie, affinché non venga meno il ruolo centrale degli operatori in materia di tutela dei cittadini.

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari