Nel 2013 sono scattati i nuovi coefficienti
di trasformazione del capitale accumulato
La riforma delle pensioni deve essere conosciuta e capita. C’è grande bisogno di informazione e di educazione previdenziale.
L’informazione che tutti dobbiamo dare è che prevedere, provvedere, proteggere devono essere e diventare sempre di più parte integrante del piano di vita di ciascuno e , soprattutto, dei giovani lavoratori.
La pensione non sarà più, come è stato per i nostri padri e per molti di noi meno giovani, un calcolo che parte dall’ultima retribuzione. Dal calcolo retributivo si è passati al calcolo contributivo.
Chi andrà in pensione a partire da quest’anno dovrà accontentarsi di un assegno più leggero rispetto a chi ci è andato entro il 2012.
Nel 2013, infatti, sono scattati i nuovi coefficienti di trasformazione del capitale accumulato nel corso della vita lavorativa, i moltiplicatori che servono per calcolare l’importo della rendita determinata con il metodo contributivo.
Rispetto a quelli contenuti nella riforma Dini del 1995, utilizzati sino al 2009, i nuovi coefficienti, fanno registrare una riduzione che a seconda dell’età di accesso alla pensione varia da un minimo dell’8,8% ad un massimo dell’11,4%, con una conseguente riduzione delle rendite.
Soltanto restando al lavoro qualche anno in più si realizzano performance migliori in termini di pensione più consistente.
Uno dei punti più significativi della riforma Monti-Fornero prevede infatti un “premio” per chi resisterà fino a 70 anni e comunque oltre 65 anni.
Per la prima volta i coefficienti misurano anche questo premio.
Chi andrà in pensione a 69 anni riceverà € 62,83 per ogni mille euro di contributi accantonati ; più o meno è lo stesso importo che fino al 2009 era stato promesso a chi fosse andato in pensione a 65 anni, il quale avrebbe ricevuto € 61,36 per ogni mille euro di contributi accantonati.
Senza considerare che la permanenza al lavoro significa anche accrescere il montante contributivo ( quindi un ulteriore beneficio nel calcolo della pensione) ciò è come dire che, dal 2009 al ad oggi, per avere la stessa pensione, di pari importo, occorre lavorare quattro anni in più.
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