In un libro di Zornetta
e Guerretta si narrano
le alleanze tra clan
criminali nel nord-est
italiano attraverso
ventisei storie
Si intitola “Cinquant’anni di mafia e criminalità in Veneto”, il libro di Monica Zornetta e Danilo Guerretta (Edizioni Baldini Castoldi e Dalai, 17,50 euro, prefazione di don Luigi Ciotti, interventi di Piero Grasso e Giancarlo Caselli). Racconta di delitti con il metodo della “lupara bianca”, di alleanze tra clan delinquenziali che poi si combattono ferocemente tra loro, di traffici di droga con i narco-trafficanti del Sud America; racconta di sequestri di persona, e di lucrosissimi traffici di rifiuti illeciti, smaltiti illegalmente in mezza Italia. Racconta di una realtà che si consuma tra i capannoni e le concerie, le piccole imprese dei “padroncini” con simpatie leghiste nel “mitico” Nord Est. Veneto felix.
Racconta di come, dal dopoguerra, si siano succeduti e combattuti banditi e criminali, mafiosi e delinquenti di ogni tipo e nazionalità. Non solo la “Mafia del Brenta” di Felice Maniero, la più nota, che per vent’anni ha imperversato dopo aver mutuato metodi ed organizzazione delle cosche siciliane, e che dalle province di Padova e Venezia aveva esteso la sua filiera fino l’Emilia Romagna, e su, in Friuli Venezia Giulia e in parte della ex Jugoslavia. Si parla anche dei frutti avvelenati regalati dal “soggiorno obbligato” (da Giuseppe Sirchia a “Totuccio” Contorno a Salvatore Badalamenti, nipote prediletto del boss Gaetano); di sequestri di persona e traffico di droga, ad opera di bande di nomadi giostrai e cosche calabresi. Veneto felix.
Si comincia con il lunghissimo sequestro di un ragazzo di Vicenza, Carlo Celadon, tenuto segregato in una fossa in Aspromonte per ben 831 giorni. In provincia di Vicenza viene arrestato Giuseppe “Piddu” Madonia, numero due di Cosa nostra, che proprio in Veneto conduceva i propri “affari” con la complicità di alcuni imprenditori locali (questo è un capitolo praticamente inedito, finora questo aspetto non era mai stato divulgato). A Carole, vicino Venezia, viene arrestato il camorrista Costantino Sarno, boss dell’alleanza di Secondigliano. In Veneto, ci raccontano Zornetta e Guerretta, la mafia ha delineato le sue nuove frontiere: quelle del ciclo del cemento, che vede la Regione ai primi posti nel numero di abusi edilizi, del lavoro nero, del traffico e dello smaltimento illegale di rifiuti. Veneto felix.
Sono ventisei le storie raccontate. Potrebbero essere molte di più, ma bastano per descrivere un contesto, per raccontare una situazione che si è creata sotto i nostri occhi senza che ce ne rendessimo conto: c’è la rapina finita con la morte di due giovani agenti di Polizia al ristorante l’Ippodromo di Padova, ad opera di una banda formata da zingari e guardie giurate; la atroce fine di Matteo Toffanin, il ragazzo giustiziato per errore da alcuni sicari che lo scambiano per un pregiudicato condannato a morte per uno sgarro; e via via altre vicende, paradigmatiche. Veneto felix.
Tutto il Veneto è una gigantesca bomba ecologica; l’omertà e i silenzi su questa situazione, si giustificano in un solo modo: ci sono enormi interessi, quello che a giusto titolo si può chiamare il “caieron de San Marco”, il calderone di San Marco: un fitto intreccio di interessi che salda criminalità organizzata, spezzoni di potere politico, complicità di amministrazioni locali, interessi di imprenditori, controllori nel libro paga dei controllati. L’annuale rapporto di Legambiente certifica che il Veneto è la terza regione italiana nella classifica dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti. Nel capitolo dedicato al Veneto, si legge: “Nuovi business, nuove alleanze, ma soprattutto nuove rotte illecite che si sono sviluppate lungo l’asse est-ovest e viceversa rappresentano così una variante rispetto a quella tradizionale nord-sud. E’ in questo scenario che si colloca il Veneto, regione per molti aspetti cruciale nel sistema illegale di smaltimento dei rifiuti”. Veneto Felix.
Il dossier di Legambiente è lettura terrificante, con il suo interminabile elenco di operazioni condotte da Polizia e carabinieri. Vi si sottolinea la “diffusa illegalità, con serie ripercussioni sull’ambiente e la salute dei cittadini”. Si parla di materiali altamente pericolosi, come il cobalto. Le proteste degli abitanti cadono nel vuoto. Spesso le indagini vengono effettuate quando ormai è troppo tardi. “Ricordo quando arrivarono rifiuti fortemente tossici dalla Germania”, ricorda Carla Feltrin, per anni attiva nel gruppo ambientalista di Fortogna. “Ci erano stati segnalati da altri ambientalisti. I controlli vennero eseguiti dopo oltre un mese, quando ormai non c’era più traccia delle sostanze inquinanti. Forse a quel punto dovevano analizzare i nostri polmoni”. Il record italiano dei tumori si registra a Feltre e a Belluno. La Procura ha aperto un’inchiesta per studiare il fenomeno. Ma intanto, di anno in anno aumenta il numero delle persone malate: leucemia, tumori ai testicoli, al colon, ai polmoni e linfomi. Il primario del reparto di oncologia dell’ospedale San Martino di Belluno ha denunciato quasi il raddoppio dei casi dal 2004 al 2005. Veneto felix.
La Direzione investigativa Antimafia di Padova ha rivelato che la Regione Veneto è al centro di un preoccupante movimento di contrabbando di petrolio. “Il Mattino di Padova” ha scritto: “Registriamo una sofferenza grossa nei furti di materiale lungo la tratta Mestre-Padova. Paghiamo lo scotto giornaliero di gasolio e di ferro. Ogni notte spariscono 4mila litri di gasolio. Crediamo di sapere chi sono: nomadi. Se non trovano il gasolio danneggiano i macchinari…”. Responsabili dei furti, secondo gli investigatori, gruppi di nomadi, senza agganci con la criminalità organizzata. Chissà. Resta da capire che cosa se ne facciano “gruppi di nomadi” di questi quantitativi di gasolio: 4mila litri a notte non sono cosa da poco. E possibile che nessuno se ne accorga? Per portarli via non bastano due taniche, occorre almeno una cisterna. Dove va a finire questo carburante? E’ evidente che dietro i nomadi opera un’organizzazione in grado di “piazzare” il gasolio rubato. Veneto felix.
Già qualche anno fa, uno scrittore non banale, Massimo Carlotto, con la sua intuizione di letterato, ci aveva avvertito che qualcosa di non precisamente piacevole stava bollendo, in Veneto. Il suo romanzo “Nordest” è qualcosa di più di un romanzo. E’ lo spaccato di una realtà dove molto è oscuro, dove si descrivono molti degli intrecci che Zornetta e Guerretta descrivono nel loro libro. Due libri importanti, su cui sarebbe opportuno avviare una riflessione e un dibattito. Ci raccontano qualcosa che c’è, e che è molto diverso da quello che – con un pizzico di superficialità – si immagina, di quello che si crede Veneto felix.
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