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Maggio-Agosto/2014 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Amore di altri tempi
di Paola Rodorigo



Aveva nove anni quando Dante Alighieri fece l’incontro che avrebbe deciso della sua vita.
Nel 1274, il giorno della festa di Calendimaggio, in una riunione di giovani conobbe Beatrice.
Era una ragazzina vestita di bianco, eterea e fece una enorme impressione sul suo coetaneo.
Molti anni dopo egli raccontava l’effetti che Beatrice faceva su quanti la incontravano.
Ma chi era questa Beatrice, capace di suscitare una ammirazione ed una passione così profonda?
Beatrice apparteneva a una famiglia molto ricca, quella dei Portinari. Suo padre Folco era un banchiere dal giro di affari cospicuo che aveva fondato l’ospedale di Santa Maria Nuova.
Folco era un banchiere che molto donava di quanto guadagnava.
Sua figlia Beatrice, per Dante era un miraggio irraggiungibile dato il suo rango.
Dopo quel primo indimenticabile incontro per ben nove anni non ci fu alcun rapporto tra Dante e Beatrice. Ma ormai era nata qualcosa e la distanza riuscì ad alimentarla.
Non per questo Dante, diventato adulto, vivesse dedicato a lei, anzi ebbe numerose avventure che non intaccarono il sentimento che egli nutriva per la figlia di Folco Portinari.
Dante la amava, scrivendo rime e sguardi come si insegnava a quei tempi alla gioventù fiorentina, l’arte del corteggiamento a distanza.
Le lezioni che Guido Guinizzelli teneva sull’amore, molto frequentate per ben figurare nell’elegante società, dettavano un rigoroso codice d’amore.
Dante si impegnò a fondo in questo genere di corteggiamento a tal punto che, si dice, mentre partecipava ad una festa di nozze, vistasi di fronte all’improvviso la sua Beatrice fu sul punto di svenire.
Per Dante non c’erano molte speranze nei confronti di Beatrice, essendo povero e con magre risorse tanto da coprirsi di debiti.
A 20 anni Dante si era fatto un discreto nome a Firenze. Frequentava il giro dei giovani intellettuali e le sue poesie godevano di una certa notorietà. Anche seguendo il codice amoroso i giovani si prendevano licenze amorose.
Quando nel 1289 Beatrice si sposò Dante subì un brutto colpo, ma l’anno successivo una disgrazia si abbatté su di lui, quando Beatrice morì: era l’8 giugno 1290.
Dante non la incontrava da 6 anni, cioè dalla festa nuziale in casa di amici comuni.
Molti anni dopo Dante raccontò l’effetto che Beatrice faceva su chi aveva la fortuna di incontrarla: “ Questa gentilissima donna … venne in tanta grazia tra le genti, che quando passava per via, le persone correvano per vedere lei, onde mirabile delizia me ne giungea”.
Questo pezzo scelto dalla “Vita Nuova” per valutare la misura dall’amore di Dante seguiva il costume dei tempi per la devozione alla donna, versione medioevale.
Come, un altro grande poeta, Francesco Petrarca avrebbe presto dedicato un intero canzoniere fitto di lacrime e sospiri, racchiusi in bellissimi versi per la sua Laura.
Dopo aver partecipato alla vita politica di Firenze, subito condanna ed esilio, l’estremo periodo della vita di Dante fu forse il più tranquillo, attendendo con impegno alla stesura della Divina Commedia.
Fin quando non ancora troppo vecchio, attraversando il delta padano, contrasse la malaria.
Morì a Ravenna, la notte tre il 13 e il 14 settembre del 1321.


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