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Maggio-Agosto/2014 - Panorama sindacale
Le notizie dei sindacati
di

SIULP
“Le dichiarazioni del Prefetto Pansa circa l’impegno concreto a tutelare le donne e gli uomini della Polizia di Stato sia nell’impiego durante la delicata funzione di mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica sia a tutela dei diritti dei lavoratori di Polizia circa le loro retribuzioni e le loro legittime aspettative in tema di carriere essenziali al miglior funzionamento della “macchina giustizia”, sono l’impegno che i poliziotti si attendevano dal loro Capo”.
Lo afferma in una nota Felice Romano, segretario generale del Siulp, nel commentare le dichiarazioni del Prefetto Pansa in merito alle delicate questioni di nuove regole per i cortei.
“Stabilire nuove regole per i cortei così come per l’operatività della funzione di Polizia a tutela dei cittadini ma anche dei poliziotti, così come l’affermazione di voler coinvolgere il sindacato riconoscendogli l’importante, concreto e delicato ruolo che esso svolge a tutela non solo dei lavoratori ma anche del bene primario della sicurezza e della libertà dei cittadini, è per il Siulp un impegno ancorché atteso al Prefetto Pansa per rinsaldare quel rapporto fiduciario tra cittadini e poliziotti che ancora oggi vede questi ultimi nella classifica di gradimento dei cittadini collocarsi ai primi posti”.
“Una volta stabilire le regole – continua Romano – fanno venir meno ogni strumentalità del codice identificativo” e per questo “plaude all’appello del Capo della Polizia e conferma l’impegno del Siulp a collaborare per stabilire nuove regole che tutelino sicurezza e libertà senza intimorire o affievolire la funzione di Polizia e gli stessi poliziotti che quotidianamente si sacrificano in ogni angolo del Paese per garantire il bene supremo della sicurezza e della libertà del nostro Paese e dei suoi cittadini”.
“Altrettanto significativa – continua il leader delSiulp -, è l’affermazione di Pansa circa la necessità di vigilare affinché il reato di tortura non diventi un passepartout di totale immunità per i professionisti del disordine, ma solo uno strumento che punisca, anche in modo esemplare, coloro che oggettivamente abusando del proprio potere fanno violenza sui cittadini”.
“Ecco perché – conclude Romano – prendendo atto del riconoscimento del Capo della Polizia al ruolo del sindacato e dell’appello che lo stesso fa al sindacato coinvolgendo su queste materie, afferma di essere pronto sin da subito a lavorare per stabilire nuove regole che nel garantire il diritto a manifestare liberamente il proprio dissenso nel rispetto delle regole, tranquillizzi gli operatori che sono chiamati a questa delicata funzione rinsaldando il rapporto di fiducia con i cittadini in un contesto di totale trasparenza a garanzia delle Istituzioni e degli operatori chiamati a servire il Paese”.
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SAP
“Di fronte alla morte nessun applauso si giustifica. Per giunta, stiamo parlando di un fatto talmente grave come la morte di un ragazzo che rappresenta il fallimento di tutti i coinvolti, dalle Forze dell’ordine alle parti sociali”. Rudy Ratti, segretario del Sap di Lecco non era presente a Rimini, al Congresso nazionale durante il quale si è verificato l’episodio degli applausi a tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte nel 2005, di Federico Aldrovandi, a Ferrara.
Un gesto che ha innescato la reazione indignata della madre della vittima e la solidarietà dei rappresentanti del governo: una vicenda dalla quale Ratti prende le distanze ma di cui ne specifica la genesi. “Ribadisco che le condanne vanno rispettate, quelle in via definitiva della Cassazione ne hanno ancora più motivo: i quattro poliziotti, infatti, sono stati condannati per la morte del ragazzo a tre anni e sei mesi per eccesso colposo di difesa. La giustizia deve essere uguale per tutti fino in fondo ma ribadisco che in questo caso sarebbe dovuto prevalere il rispetto dei parenti del giovane e l’applauso andava evitato”.
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SILP PER LA CGIL
“Nel corso degli ultimi tre anni si è registrato un taglio di oltre il 25% del complessivo stanziamento dei fondi destinati al funzionamento della Dia, passando da 21 milioni di euro agli attuali 15 milioni inficiando, fortemente, anche l’ordinaria attività di istituto”. Lo rileva Daniele Tissone, segretario nazionale del Silp-Cgil.
“La Dia – ricorda Tissone – ha finora contribuito ad incrementare con circa tre miliardi di euro, confiscati solo tra il 2012 e il 2013, il Fondo unico giustizia in cui confluiscono le ricchezze provenienti dalla lotta alla criminalità organizzata, per una quota superiore ad un terzo delle attuali risorse. A questo importante risultato – sottolinea – si contrappone una scarsità di risorse sia in termini di persone che economici. I circa mille operatori attualmente in servizio presso la direzione investigativa antimafia rappresentano già un efficace antidoto nella lotta alla corruzione. Investire nella Dia – prosegue il segretario del Silp – può anche rappresentare una forma di contenimento delle spese, poiché la struttura stessa già dispone di un reparto specializzato nelle indagini preventive e sugli appalti, nel quale sarebbe auspicabile che confluissero tutte le forze ad oggi impegnate su tale versante”.
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“La sicurezza pubblica costituisce un bene costituzionalmente tutelato. Il Silp-Cgil reputa che i numerosi e ripetuti tagli di risorse che negli ultimi anni hanno riguardato il Comparto della Sicurezza e del soccorso pubblico, hanno dato vita a un graduale e marcato cambiamento del modello di sicurezza in Italia, che ha anche negativamente interessato gli stessi operatori”. E’ quanto ha dichiarato il segretario generale, Daniele Tissone.
“Oggi più che mai – continua Tissone – occorre intervenire al fine di impedire l’innalzamento dell’età media di tutti gli operatori del settore, che supera i 45 anni di età ed è tra le più alte d’Europa, con conseguenze tutt’altro che trascurabili sul piano dell’efficienza, su quello dell’efficacia degli interventi operativi delle Forze dell’ordine, ma anche sul piano della lievitazione dei costi necessari per fronteggiare le esigenze di ordine e sicurezza pubblica poste da un personale con un età così elevata che, se scorporata nelle qualifiche (gradi) intermedie (ispettori e marescialli) o apicali (funzionari-dirigenti e ufficiali), ha superato da tempo i 50 anni”.
Per Tissone, un “nuovo modello di sicurezza” che vada sempre più verso “il soddisfacimento dei bisogni dei cittadini” passa attraverso il “riconoscimento della specificità delle donne e degli uomini in divisa che vedono assommarsi un ulteriore aggravio dei carichi di lavoro con inevitabile disagio organizzativo per un comparto a cui dovrebbero essere affidate solo le delicate funzioni dell’ordine della sicurezza pubblica”.
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ANFP
“La Polizia è un organismo vivo, saldo e sano, fatto di donne e uomini. Riteniamo strumentali gli allarmi in merito a presente spaccature” Lo afferma in una nota Lorena La Spina, segretario nazionale dell’Associazione nazionale funzionari di Polizia.
“La Polizia è unita e lo sarà sempre intorno ai compiti assegnati dallo Stato democratico e alla missione di tutela delle Istituzioni e dell’ordine pubblico”.
“Altrettanto strumentali – aggiunge – sono le accuse rivolte al ministro Alfano e al capo della Polizia da chi pensa sia fruttuoso nutrire malcontento e disagio. E’ vero che la Polizia di Stato paga da anni la recessione economica, con tagli umilianti e con la penalizzazione delle prospettive di carriera – premette La Spina – così come è vero che affronta quotidianamente condizioni di operatività critiche e situazioni di estrema violenza”.
“Ma è altrettanto vero – osserva il segretario Anfp – che il disagio non mette in forse il nostro spirito di servizio e la nostra abnegazione e non compromette la bontà dell’operato di migliaia di poliziotti che ogni giorno mostrano equilibrio, razionalità e capacità di ascolto delle ragioni dei cittadini, a fronte di pochi singoli che sbagliano e che non mancheremo mai di biasimare”
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SAPPE
“E’ impensabile inserire detenuti di venticinque anni nei penitenziari minorili, perché è impensabile far convivere negli stessi ambienti carcerari adulti di venticinque anni con bambini di quattordici”. Così il segretario generale del sindacato Donato Capece, commenta le dichiarazioni del ministro Andrea Orlando rese durante una visita al carcere minorile di Nisida.
“Credo che il ministro Orlando farebbe meglio ad occuparsi, invece, di una complessiva riorganizzazione della giustizia minorile che, allo stato attuale, è soltanto un enorme carrozzone spinto soltanto dalla Polizia Penitenziaria”, prosegue Capece.
In tempi di spending review, sarebbe davvero il caso di sopprimere il Dipartimento della Giustizia Minorile, utile solo a distribuire poltrone dirigenziali, e ricondurre il circuito penitenziario minorile nel suo naturale alveo del Dap. La giustizia minorile dovrebbe tornare ad essere una direzione generale del dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria!”.
Capece sostiene, infine, che 2ad avviso del Sappe, la proposta (perché solo di questo possiamo parlare) del ministro Orlando di detenere gli adulti minori di venticinque anni nei carceri minorili è irricevibile”
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“Ancora una tragedia nei Baschi Azzurri della Penitenziaria, ancora un poliziotto suicida. E’ stato trovato a Padova il corpo di un poliziotto penitenziario di 49 anni, di origini sarde, padre di tre figli, in servizio alla Casa Circondariale patavina, che si è sparato nel garage vicino casa. Siamo sconvolti e sgomenti, anche perché questo grave fatto avviene a meno di un mese da una analoga tragedia, a Siena”.
A darne notizia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria Sappe.
“Una tragedia senza perché –aggiunge Capece -. Noi ci stringiamo con tutto l’affetto e la solidarietà possibili al dolore indescrivibile della moglie, dei figli, dei familiari, degli amici, dei colleghi”.
Capece aggiunge poi che “una riflessione deve essere fatta sulla piaga dei suicidi tra i poliziotti: 100 casi dal 2000 ad oggi sono una enormità. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: l’istituzione di apposite convenzioni con Centri specializzati di psicologi del lavoro in grado di fornire un buon supporto agli operatori di Polizia – garantendo la massima privacy a coloro i quali intendono avvalersene – può essere un’occasione per aumentare l’autostima e la consapevolezza di possedere risorse e capacità spendibili in una professione davvero dura e difficile, all’interno di un ambiente particolare quale è il carcere, non disgiunti anche dai necessari interventi istituzionali intesi a privilegiare maggiormente l’aspetto umano ed il rispetto della persona nei rapporti gerarchici e funzionali che caratterizzano la Polizia Penitenziaria”. “Su queste tragedie – conclude – non possono e non devono esserci colpevoli superficialità o disattenzioni”
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CONSAP
“Bisogna intervenire per non vanificare l’abnegazione delle Forze di Polizia”: il Consap fa appello al governo “contro la decisione delle Cassazione di ridurre le pene ai piccoli spacciatori, rendendola anche retroattiva”.
“ In migliaia potranno uscire dal carcere – sostiene il segretario generale nazionale Giorgio Innocenzi – è una decisione sconcertante che vanifica, il duro lavoro d’indagine, ore ed ore di pedinamento e pericolosissimi infiltramenti sotto copertura, che donne e uomini della Polizia di Stato hanno profuso per assicurare alla giustizia questi delinquenti, che una volta fuori non potranno che tornare a rapinare e rubare e diventando manovalanza a buon mercato per il crimine organizzato che controlla lo spaccio”.
Il sindacato auspica quindi “un autorevole intervento del Ministro dell’Interno in quanto questa decisione della Cassazione mette a rischio la sicurezza dei cittadini”. Quanto alla possibilità di mitigare l’emergenza carceri, la Consap non si illude: “li riarresteremo appena escono, sperando solo che nel frattempo non abbiano arrecato troppi danni ai cittadini onesti”, conclude Innocenzi.
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COISP
“Le Forze dell’Ordine non stanno dalla parte di nessun partito o movimento, ma dalla parte delle Istituzioni e della legalità. Ci aspetteremmo, piuttosto, che tutte le forze politiche stiano dalla parte nostra, contribuendo fattivamente a risolvere le situazioni di malessere degli operatori del Comparto Sicurezza, anziché strumentalizzarle per i propri tornaconti elettorali, salvo poi per lo stesso motivo gettare fango su chi compie il proprio dovere”. E’ quanto afferma Franco Maccari, segretario generale del sindacato, commentando le dichiarazioni di Beppe Grillo, che in un comizio ha rivendicato di avere dalla propria parte poliziotti e carabinieri.
“Una cosa è il giudizio che ogni poliziotto è libero di dare nel modo in cui la politica spende i soldi destinati a garantire la sicurezza dei cittadini – ed è innegabile che buona parte di quei soldi, come abbiamo spesso denunciato, finiscano per tutelare una categoria specifica di cittadini: quei politici che fanno delle scorte e delle auto blu inutili status symbol -, una cosa è pensare che un poliziotto possa venir meno ai propri doveri ed alla fedeltà alle Istituzioni. ­Piaccia o non piaccia, le Istituzioni rappresentative sono l’espressione della volontà popolare, e ciò a rappresentare il fondamento di quella democrazia che siamo chiamati a difendere, con lealtà e onore. Anziché – è il caso di dire – ‘tirarci per la divisa’, Beppe Grillo con la sua folta rappresentanza parlamentare farebbe bene a dimostrare una reale attenzione verso le problematiche che interessano il nostro lavoro, anziché utilizzare la stessa piazza, alla prima occasione, per riversare sui poliziotti insulti e nefandezze per compiacere il proprio elettorato”.

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