“[…] che cos’è la cosiddetta realtà, che cos’è questa teoria se non un’illusione splendida ma
primordialmente umana?”.
(M.C. Escher, lettera del 16 gennaio 1953, indirizzata al matematico J.W. Wagenaar)
Queste poche parole di Escher, indirizzate al matematico J.W. Wagenaar, possono racchiudere tutto il senso di una personale visione del mondo e del tentativo, riuscito, di rappresentarla con le arti figurative. Sono infatti le domande sulle leggi universali che governano la realtà, unite all’ammirazione e alla curiosità per gli aspetti illusori o paradossali di ciò che si crede di conoscere, a spingere Escher alla ricerca di un’espressione artistica in cui far confluire, spesso con intuizione geniale, sempre con incredibile perizia tecnica, entrambi gli aspetti, riuscendo a trasferire il frutto della mera speculazione intellettuale su concrete opere d’arte bidimensionali. “D’altra parte, - come afferma Marco Bussagli, nel saggio -
I cristalli di Escher,- gli apprezzamenti nei confronti dell’opera di Escher espressi dal mondo scientifico derivavano dalla capacità dell’artista di concepire immagini in grado di rendere con estrema chiarezza visiva, concetti altrimenti molto difficili da esprimere a parole”
Per comprendere l’arte sottesa di matematica ed illusione del mondo di Escher, l’occasione esclusiva è l’ampia mostra antologica inaugurata a Roma il 20 settembre u.s., presso il Chiostro del Bramante (tra l’altro recentemente restaurato), che propone oltre 150 tra le opere più note dell’artista olandese come Mano con sfera riflettente (M.C. Escher Foundation), Giorno e notte (Collezione Giudiceandrea), Altro mondo II (Collezione Giudiceandrea), Casa di scale –relatività- (Collezione Giudiceandrea). L’esposizione, prodotta da DART Chiostro del Bramante e Arthemisia Group, in collaborazione con la Fondazione Escher, grazie ai prestiti provenienti dalla Collezione Federico Giudiceandrea, e curata da Marco Bussagli, si snoda ripercorrendo le fasi della vita dell’artista, a partire proprio dall’Italia, tappa fondamentale ed imprescindibile nell’esistenza di E., sia a livello creativo che personale. E’ lo stesso intellettuale ad esprimere questi sentimenti, quando scrive al suo amico, Fiet, una lettera da Siena, nel dicembre del 1922: “[…] Il mio cuore non potrebbe assorbire con maggior gratitudine, né il mio animo con maggior sensibilità, l’atmosfera assolutamente nuova nella quale mi trovo a vivere, gli incontri sorprendenti ed inattesi […] che mi offrono ogni giorno in questo posto benedetto .
In Italia E. incontrerà anche la moglie, Giulietta Umiker, detta Jetta, la fanciulla veduta a Ravello e sposata il 12 giugno 1924
Nel Bel Paese, l’artista osserva paesaggi naturali e cittadini in un modo diverso dal consueto, non si lascia trasportare troppo dalla bellezza evocativa dei contesti, per poi produrre vedute incantevoli o panorami dai canoni estetici “classici”, ma propone un punto di vista nuovo, tale da far emergere nelle sue opere più che il lirismo, il fascino scaturente dall’armonia e dall’equilibrio della regolarità geometrica. All’interno della mostra sarà possibile consultare, attraverso un touch screen, il diario tenuto da E. durante i suoi viaggi in Italia, scoprendo i tanti luoghi che lo ispirarono e che furono alla base della sua tensione verso il meraviglioso e l’inconsueto: la campagna senese, il mare di Tropea, i declivi scoscesi di Castrovalva, i monti antropomorfi di Pentadattilo, ma soprattutto Roma e la sua elegante dimora in via Poerio al civico n. 122, nel quartiere di Monteverde vecchio. La casa, presente in tante sue opere - la più famosa delle quali è Mano con sfera riflettente - aveva un pavimento disegnato proprio dall’artista, di cui alcune mattonelle originali sono esposte tra le opere in mostra.
Procedendo nel percorso espositivo si incontrano le composizioni del periodo dell’Alhambra. Lasciata l’Italia, Escher giunse a Cordova nel 1936. Degli edifici moreschi ammirerà il gioco di tassellature ovvero l’elemento decorativo predominante. Questo fu causa scatenante di un ulteriore processo creativo, che coincise con il riemergere dell’art nouveau della sua prima formazione artistica. Dell'Alhambra di Granada, in particolare studierà i motivi grafici ricorsivi, un tema che Escher svilupperà più volte.
Un altro nucleo importante di opere in visione al Chiostro del Bramante, è quello relativo alle realizzazioni nate dallo studio delle leggi della percezione visiva, la teoria della Gestalt, la corrente sulla psicologia della forma. Non sempre infatti è facile categorizzare ed interpretare con certezza di successo ogni cosa che si osserva, spesso ci si imbatte in immagini illusorie che occhi e cervello tendono a vedere nella maniera più ovvia (pensiamo alle leggi della prossimità e della buona forma, grazie alle quali tendiamo ad individuare sempre un modello di riferimento semplice). Qual è dunque la realtà delle cose, quale la loro apparenza, quanto ognuno di noi entra in gioco con la sua soggettiva interpretazione del mondo circostante? Gli stessi quesiti se li pose E., il quale riuscì a dimostrare attraverso l’arte come i piani di immaginazione e realtà possano sovrapporsi. Questi concetti, all’apparenza così teorici, lui riuscì a trasporli in oggetti concreti (ecco ancora la dicotomia tra illusione e realtà), utilizzando giochi di forme, ombre e spazi, e trompe l'oeil. Per capire questi inganni visivi, durante il percorso il visitatore è invitato a vivere un’esperienza interattiva, grazie alla quale le illusioni più utilizzate da Escher vengono spiegate di volta in volta da speciali pannelli che ne illustrano le leggi.
In mostra anche gli studi sulla cristallografia, da cui scaturirono i cosiddetti oggetti impossibili e gli edifici impossibili, come Belvedere. Dalle rifrazioni di un cristallo e le relative illusioni ottiche, tutte spiegate in leggi chimico - fisiche, Escher trae composizioni tramite l’uso virtuosistico della rappresentazione prospettica, raffigurando la sensazione straniante di tre differenti dimensioni indipendenti fra loro: tanto corrispondenti a criteri scientifici (per la loro esecuzione –virtuosismo e studio), quanto inesplicabili in senso assoluto (relatività) o non esplicabili affatto. Pensiamo al cubo impossibile, o cubo di Necker (dal nome dello studioso che lo pubblicò nel 1832). Quel solido presenta infatti le facce – anteriore e posteriore che sembrano contemporaneamente avanti e dietro. A concepire questo particolare solido geometrico, impossibile da realizzare nello spazio reale, fu il cristallografo svizzero Louis Albert Necker (1786-1861), il quale si trovò a descrivere l’illusione ottica osservata esaminando conglomerati di cristalli cubici.
Se è vero che Escher è considerato l’artista più caro agli scienziati, in particolare ai matematici, ed è vero che il mondo scientifico riconosca all’autore la capacità di concepire immagini in grado di rendere con estrema chiarezza visiva concetti altrimenti molto difficili da esprimere a parole, è anche vero che questo non deve indurre l’osservatore delle sue opere ad un’analisi affrettata: spiega infatti Bussagli, nel suo saggio in catalogo mostra edito da Skira: “Escher procede cercando la geometria in tutto quel che osserva, per misurare ogni cosa: il suo riferimento spontaneo pare essere il piano cartesiano. Non basta, però. Non si pensi a un Escher “calcolatore elettronico”. Sono moltissime le suggestioni che lo prendono, come quando, camminando fuori Porta Camollia, il 14 maggio del 1922, lungo le falde di Monte Maggio incontra due scarabei che rotolavano la loro palla di uova. Se ne ricorderà tredici anni più tardi, e quei due insetti diverranno i protagonisti di una celebre xilografia del 1935, Scarabei.
Esposte anche opere comparative quali Marcel Duchamp, Giorgio de Chirico, Giacomo Balla e Luca Maria Patella, nonché esempi dell’influenza di E. sulla società: scatole da regalo, francobolli, biglietti d’auguri, schede telefoniche, piastrelle per pavimenti, immagini di edifici pubblici come l’Ufficio Postale di Den Haag (LʼAja), vignette dei fumetti, copertine di 33giri, e delle più importanti riviste scientifiche o, ancora, copertine di grandi opere letterarie quali le Cosmicomiche di Italo Calvino. Una nota curiosa: Escher negò a Mike Jagger la possibilità di utilizzare una delle sue opere, e tanto meno di realizzarne una nuova all’uopo, per la copertina del disco Letit Bleed.
Per chi desideri partecipare in qualche modo in prima persona, sarà possibile condividere la propria esperienza in mostra scattando selfie e postandoli, utilizzando l'hashtag ufficiale #EscherRoma. Così si avrà la possibilità di vedersi pubblicati sui social dedicati all’evento.
Credits Foto:
Maurits Cornelis Escher,
Mano con sfera riflettente,
1935,
litografia
31x21,3 cm
M.C. Escher Foundation
All M.C. Escher works © 2014 The M.C.
Escher Company. All rights reserved
www.mcescher.com
Si ringrazia ufficio stampa Arthemisia Group
Info mostra:
-Escher-
Chiostro del Bramante
Via della Pace, Roma
Dal 20 settembre 2014 al 22 febbraio 2015
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00
(la biglietteria chiude unʼora prima)
Informazioni e prenotazioni
T 06 916 508 451
Biglietteria online
www.ticket.it/escher
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