A Trastevere la Polizia c’è, è presente, ed opera non senza
difficoltà. Ma in questo quartiere, affascinante e contraddittorio,
occuparsi di sicurezza significa anche scontrarsi
con problematiche che rimandano alla necessità
di ripensare aspetti della convivenza civile
Il compito del commissariato Trastevere non è semplice. Con un numero appena sufficiente di uomini, deve vegliare su una delle zone più importanti e rappresentative della Capitale. E le problematiche di sicurezza del territorio, si sovrappongono spesso con questioni che hanno a che fare con una più ampia necessità di ripensare aspetti della convivenza civile.
In questo quartiere, affascinante e contradditorio, convivono Storia, cultura, arte e bellezza, con droga, attività commerciali irregolari, risse e furti. La XIV regione augustea, il rione che con la sua gente ha difeso la Repubblica Romana contro i francesi nel 1849, il quartiere della fiera romanità, cantata negli stornelli popolari e rappresentata nei film di Manfredi, oggi è l’oggetto del desiderio di frotte di turisti e giovani in cerca di divertimento.
Eletto luogo di svago e centro della movida notturna per antonomasia, Trastevere è continuamente sotto i riflettori dei media, anche internazionali, per il fatto di essere la cartina al tornasole del comportamento dei ragazzi alla ricerca di evasione.
Locali alla moda consigliati su tutte le guide turistiche e antiche salumerie che stoicamente resistono agli anni che passano, sono gli uni accanto alle altre. Luogo sacro e profano, importante centro della curia Romana e sede di Ministeri dello Stato, accosta centri della Caritas ad uffici istituzionali. E mentre cantanti, attori, giornalisti e politici vivono nei superattici alla moda, le strade ospitano barboni, sbandati, e tossicodipendenti. Trastevere, dal punto di vista del commissariato di zona.
Dottoressa Sironi, lei ha già diretto diversi altri commissariati, come Genzano, Spinaceto, Porta Pia, ed ha svolto il suo lavoro anche in realtà difficili, come quella di Napoli, al Reparto Volanti. Quale potrebbe essere però, la peculiarità della dirigenza di Trastevere?
Sicuramente, rispetto a quartieri per così dire meno noti da un punto di vista turistico e commerciale, la peculiarità di Trastevere è la grande attenzione mediatica, molto forte direi, a volte anche ingiustificata. Ciò è dovuto anche alla notorietà internazionale di Trastevere, sicura meta di molti turisti, soprattutto anglofoni, alcuni dei quali, in particolare americani, hanno stabilito regolare residenza nel quartiere. Questa concentrazione mediatica è amplificata molto ogni qualvolta avvenga qualcosa dal punto di vista della sicurezza. Se da una parte ciò è di stimolo per il nostro lavoro, dall’altra ci costringe ad affrontare i problemi spesso in emergenza, cioè nel migliore dei modi possibile nell’immediatezza dei fatti. Questo non sempre ci permette di pianificare in maniera sistematica ogni aspetto delle nostre attività. La pressione dei media può portare a rispondere con delle misure non derivanti da investigazioni di lungo periodo.
Dottoressa, lei dirige il commissariato Trastevere dal 14 ottobre 2013. Analizzando il suo lavoro di questi mesi, come definirebbe la situazione generale della legalità a Trastevere?
Trastevere non è un quartiere che soffre reati di particolare allarme sociale, non insistono ad esempio in zona rapine a mano armata, rapine a banche o uffici postali, anche per la conformazione del territorio che non permette facile via di fuga. Scarsa è anche l’incidenza di furti in appartamento, e truffe articolate. Il disagio dei cittadini è legato più che altro al tema della cosiddetta movida - il divertimento notturno -, a causa dei rumori molesti, della circolazione di droghe, dell’abuso di alcol.
E’ un quartiere a forte presenza giovanile, con tutto ciò che ne consegue in termini di eccessi, ed è attenzionato dalle Forze dell’ordine per questi motivi. Ci sono poi alcune problematiche legate alla forte presenza di cittadini senza fissa dimora, parcheggiatori abusivi, mendicanti. Ed altre legate ad attività economiche non sempre in regola da un punto di vista amministrativo o igienico-sanitario. Nel complesso però, la legalità qui è minacciata da reati sicuramente di inferiore allarme sociale confronto ad altri quartieri, anche se i cittadini, in un certo senso giustamente, non sempre se ne rendono conto, vivendo i problemi dei luoghi in cui risiedono come quelli più gravi e cogenti. Alcune condotte poi, come l’ubriachezza molesta o l’uso di droghe, con i comportamenti che ne derivano, sono punite lievemente, dal punto di vista delle pene edittali previste dai Codici.
Nelle strade del quartiere, come lei stessa accennava poc’anzi, si vedono diversi sbandati, spesso ubriachi o drogati, anche molesti e che talvolta creano problemi di sicurezza. Ci sono anche alcuni senza fissa dimora. Un episodio che ha scosso molto la collettività, è quello avvenuto la notte tra il 16 ed il 17 febbraio scorso in via Garibaldi, quando un ragazzo, Carlo Macro, è stato ucciso da un indiano senza fissa dimora, il quale era però alloggiato in una roulotte che sostava in modo irregolare sulla strada. Il mezzo era stato donato al clochard da una comunità che si occupa di accoglienza e aiuto per i bisognosi. Dottoressa Sironi, come riesce con i suoi uomini ad operare nei confronti di questi soggetti, quando è necessario, contemperando le esigenze imprescindibili di sicurezza per la collettività, con il tentativo di accoglienza ed aiuto a chi è ai margini della società?
L’episodio di Carlo Macro ha commosso molto il quartiere. Il tema che lei pone non è di facile soluzione. Il punto è che Trastevere è un quartiere con una vocazione umanitaria, religiosa, cattolica se vogliamo, e molti senza fissa dimora, molti sbandati, sono concentrati in zona per la presenza di realtà ed associazioni di aiuto e sostegno per i più bisognosi. Questo rende Trastevere da un lato sicuramente un punto di riferimento per la carità verso persone disagiate. Ma l’altra faccia della medaglia è che ci sono molte persone in giro con problematiche sociali non indifferenti. Inoltre, ci sono pochi strumenti normativi per poter affrontare questo tipo di problemi.
Non è facile contemperare la doppia esigenza di sicurezza ed accoglienza, fermo restando che noi, come Polizia, trattiamo tutti i cittadini secondo legge sempre, in ogni caso: anche se persone assistite e con problematiche personali, se commettono qualcosa, mettono in pericolo gli altri cittadini e se compiono reati, si interviene nei loro confronti risolutamente. Ci sono stati infatti, tra questi soggetti, alcuni destinatari di misure di prevenzione, non solo fogli di via, ma anche, ad esempio, la sorveglianza speciale. Abbiamo comunque un buon dialogo con le importanti realtà che insistono nel quartiere, quali la comunità di S. Egidio, la Comunità Ebraica, la Caritas e tutte le principali associazioni, in modo tale da poter essere sempre molto vicini e collaborare quando possibile, pur agendo noi comunque sotto un aspetto ovviamente istituzionale. Il nostro compito è di intervenire laddove necessario e, se del caso, segnalare ai servizi sociali. Bisogna ricordare, comunque, che non è possibile allontanare sistematicamente tutte queste persone, e non si arresta certo chi mendica. Oltretutto, anche qui ci sono dei vuoti normativi non indifferenti. La gente deve capire che possiamo intervenire fino ad un certo punto, poi entrano in ballo altre realtà. E’ capitato anche, ad onore del vero, che alcuni di questi soggetti con problemi di varia natura, abbiano rifiutato categoricamente ogni tipo di aiuto.
Quali sono le principali strategie operative e di prevenzione che, di concerto con la questura, sta studiando ed applicando per il territorio di sua competenza?
Con la questura e la prefettura abbiamo studiato una linea direttrice chiara. Sotto il coordinamento della questura (e della prefettura, quando i temi sono affrontati in sede di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica) suddividiamo i problemi del quartiere secondo le competenze di ciascun Ente, lavorando però in maniera sinergica. Così ognuno si occuperà di ciò che è di sua competenza, contribuendo alla sicurezza del quartiere. Per capirci: la Municipale del Comune di Roma si occuperà di gran parte della amministrativa, la Asl di ciò che attiene alle problematiche sanitarie, Comune e Municipio dei problemi di illuminazione e della spazzatura in strada, come delle scritte, la Siae del controllo di eventuali autorizzazioni per quanto riguarda la musica nei locali. A quest’ultimo proposito stiamo anche attivando l’Arpa - Agenzia regionale protezione ambiente – per la misurazione dei decibel prodotti dai rumori provenienti dai locali. Si svolge un lavoro corale, secondo le indicazioni della questura, che si sta attivando a fondo per dare nuovo impulso a tutti gli attori sociali. Ferma restando l’autonomia del commissariato per tutti i casi e le esigenze previste.
Per ottenere sicurezza insomma, non basta solo la Polizia. Questo lo si capisce, ad esempio, se si considera il degrado urbano di un quartiere. Un quartiere abbandonato, sporco, buio, è più attraente per le persone meno gradite: più un quartiere è degradato più richiama degrado.
Trastevere è considerato il quartiere della movida per antonomasia, soprattutto nei weekend. Purtroppo ai divertimenti notturni si aggiungono spesso tutti i problemi ad essi relativi, in parte già ricordati, come disturbo della quiete dei residenti, risse, droga, ubriachezza molesta ed altro. Qual è il compito che spetta al commissariato di zona nella risoluzione di questo problema?
Io vado spesso personalmente a svolgere servizi notturni di controllo del territorio, osservando direttamente il tipo di persone, soprattutto ragazzi, che vivono questa movida. La popolazione giovane che insiste su Trastevere è una popolazione prevalentemente di cosiddetti ragazzi bene, provenienti da quartieri come Prati, Aurelio, o comunque vicini al centro e non troppo periferici. Ragazzi prevalentemente universitari, sia italiani, sia stranieri, con altissima incidenza di statunitensi. Sono sicuramente però grandi consumatori di hashish. E a questo proposito sono stati controllati molti nominativi, anche approfonditamente.
In ogni caso, il lavoro che svolgiamo nell’affrontare i problemi connessi alla movida si articola su tre livelli. 1) Per i nostri servizi straordinari notturni convochiamo sempre degli uffici di controllo amministrativo della questura - divisione amministrativa -, o del Comune, o della Municipale, o della Asl, o dell’Ispettorato del lavoro. 2) Facciamo controlli a tappeto, tipo filtraggio, soprattutto dei ragazzi che gravitano attorno a determinati locali. Si controlla se i locali siano malfrequentati, ed eventualmente se ne chiede la chiusura temporanea. 3) Ai controlli amministrativi e di persone aggiungiamo, come terzo livello, la presenza di personale in borghese che effettua servizi di Polizia giudiziaria esterna, ad esempio arrestando spacciatori. Controlliamo poi la somministrazione di alcolici a minorenni, soprattutto nei minimarket. Credo però gioverebbe molto riordinare la materia: se pensiamo al fatto che il Tulps è del 1931, e che le leggi su ubriachezza molesta e mendicità sono depenalizzate, si capisce come la normativa andrebbe aggiornata alle esigenze dei nostri anni.
Ricordo poi inoltre che ci si muove con una certa difficoltà tra le norme, basti pensare alla L. 120/2010 che ha liberalizzato sia l’orario dei locali sia la possibilità di aprire locali, dando il via ad una liberalizzazione che a Trastevere si è trasformata in una liberalizzazione selvaggia, limitando ancor più quegli strumenti normativi che, almeno in parte, consentivano di porre un freno alle attività commerciali che attraggono anche chi è dedito al consumo di alcol e droghe.
Oltre che per il tema della movida, negli ultimi mesi diversi organi di stampa hanno acceso i riflettori su Trastevere anche per altre problematiche, quali scippi e rapine, spaccio di stupefacenti, molestie sessuali, risse, abusivismo commerciale, parcheggiatori abusivi, attività commerciali non sempre in regola con le normative, danneggiamenti di auto e moto in sosta. Come sta rispondendo il commissariato a tutto questo? Cosa avete già fatto e dove contate di aumentare il vostro impegno nei prossimi mesi?
A volte il cittadino percepisce più allarme di quello che c’è realmente, come nel caso delle risse, che hanno avuto sui media un grado di allarme sociale sovrastimato. Allo stesso tempo, nel corso dei mesi, abbiamo riscontrato come spesso il 113 venga contattato in ritardo, o addirittura non chiamato. Noi arriviamo poi comunque attraverso le nostre indagini ad identificare i responsabili di reati, ma sarebbe opportuno che il cittadino capisse che l’intervento nell’immediatezza del fatto è fondamentale, soprattutto quando poi si richiede a gran voce (a ragione senza dubbio) sempre più sicurezza ed interventi delle Forze dell’ordine.
Tornando al tema della domanda, sì, per un periodo ci sono stati più scippi in effetti. Noi abbiamo fatto un lavoro preventivo con un controllo costante delle zone più colpite, dei mezzi di trasporto, delle strade. In seguito a questi controlli intensificati, gli scippatori si sono spostati prevalentemente su viale Marconi, e lì sono stati “beccati” dalle Forze dell’ordine. Abbiamo poi effettuato alcuni arresti per rapina, per spaccio di stupefacenti, per risse, per molestie sessuali. Stiamo controllando e sanzionando (e laddove irregolari sul territorio espellendo) i cosiddetti parcheggiatori abusivi.
Abbiamo chiuso un fruttivendolo dove circolava droga, chiuso altri locali per motivi di sicurezza pubblica, e fatto sanzionare per migliaia di euro parecchie altre attività commerciali non in regola con le normative igienico-sanitarie e amministrative. Tutto questo è stato fatto e lo stiamo facendo. Dove vogliamo migliorare è nell’avere più personale in strada. Durante questo periodo estivo, ciò è stato possibile, grazie alla flessione delle attività di ordine pubblico che tanto ci vedono impegnati.
Come è la collaborazione tra commissariato e cittadini? Secondo lei Trastevere è un quartiere “vicino” alla Forze dell’ordine?
La collaborazione con i cittadini è abbastanza buona. Noi siamo sempre disponibili, poi certo il cittadino, a volte, si aspetta troppo e subito. Il commissariato ci mette tutto l’impegno, ma questo non significa chiedere l’impossibile. La pluralità dei residenti capisce ed apprezza il nostro impegno. Alcuni invece, pochi, sono però tentati ad ingigantire o addirittura inventare nuove problematiche. Questo è male, perché creare allarme sociale basato su fantasie, magari nate sui media è pericoloso. Posso dire quindi che il quartiere collabora sì, anche se in alcune circostanze percepisco una certa freddezza di fondo nei confronti delle Forze dell’ordine. Questa non è dovuta a mancanza di senso civico, quanto piuttosto alla tipologia di abitanti della zona, persone che hanno una certa “vocazione intellettuale”, e si pongono con un po’ di distacco verso di noi, ma non astio. In altri posti poi, mi è capitato di riscontrare un maggior rispetto dei ruoli, qui invece, proprio per la propensione alla speculazione intellettuale, si teorizza un po’ su tutto, anche su quello che deve essere il lavoro della Polizia, con poliziotti, ad esempio, ai quali è chiesto di fare anche gli “assistenti sociali” o altro. Alcuni problemi poi non li può risolvere la Polizia, si pensi al degrado urbano.
Il rapporto con la cittadinanza trasteverina lo definirei quindi in costruzione e ancora contradditorio.
Cosa chiedono alla Polizia, prevalentemente, gli abitanti di questo quartiere?
Presentano soprattutto esposti sui rumori, su alcuni personaggi molesti, sulla circolazione delle droghe ecc. Come detto sopra, noi abbiamo intensificato molto la nostra presenza, ma non è possibile esserci tutti i giorni della movida, siamo un numero limitato di poliziotti. Comunque un buon risultato, tra gli altri, è che la collettività si è accorta dell’aumento dei nostri controlli, e se li aspetta. Anche i ragazzi fuori dai locali sanno che spesso ci sono i controlli di Polizia, se l’aspettano e si comportano di conseguenza. Tutti sanno che, in ogni momento, possono arrivare questi controlli incisivi. Magari ci pensano due volte prima di fare entrare sostanze illecite nel quartiere o commettere reati.
Per ora la risposta alle esigenze del quartiere è sufficiente, anche se da più parti si richiede sempre più polizia in strada.
In un periodo in cui non si fa altro che parlare di tagli alle Forze dell’ordine, com’è la situazione dell’organico del suo commissariato? Di quali strumenti ulteriori potrebbe avere bisogno?
L’organico soffre purtroppo. Ci vorrebbero sempre più uomini, mezzi e risorse. Lo sforzo di questo commissariato, come di tanti altri, è davvero notevole. Per farle solo un esempio: per svolgere certe funzioni, come le perquisizioni, avrei bisogno di più ufficiali di Polizia giudiziaria, cioè sovrintendenti ed ispettori, e qui ne mancano alcuni. Io personalmente “compenso” più possibile.
Potrebbe dirci qualcosa del quartiere che l’ha colpita in modo particolarmente positivo e una, invece, in modo particolarmente negativo?
Mi ha colpito positivamente il fatto che ancora esista una bella identità di quartiere, nonostante siano cambiati molto gli abitanti negli anni. Sono rimasta invece piuttosto delusa dal grado di abbandono della zona.
Il quartiere non è molto curato, anzi direi un po’ abbandonato e sporco.
Esiste secondo lei il pericolo che gruppi criminali organizzati provino ad inserirsi nel tessuto economico e sociale del quartiere?
Ci sono gruppi criminali organizzati interessati al territorio. Ciò esula dalle competenze di questo ufficio territoriale. Ma chi di competenza ci sta lavorando.
_____________________________
MARIA SIRONI (nella foto)
Dal 14 ottobre 2014 il Vice Questore Aggiunto dottoressa Maria Sironi è il dirigente del commissariato Trastevere.
Proveniente dal ruolo degli ispettori della Polizia di Stato, Maria Sironi diventa funzionario di P.S. nel 1999. Matura una notevole esperienza nei variegati incarichi ricoperti: presso la questura di Genova, poi alla questura di Roma, poi ancora da funzionario per alcuni mesi nella questura di Como. Tra le esperienze operative più significative, il lavoro svolto presso il Reparto Volanti di Napoli, e alla questura di Roma, dove si è occupata molto di ordine pubblico.
Dopo un periodo trascorso all’ufficio di Gabinetto del Questore Fulvi, ha iniziato una serie di importanti dirigenze di commissariati: Genzano, Spinaceto, Porta Pia ed ora Trastevere.
|