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Maggio-Agosto/2014 - Interviste
Storie
Il Siulp a Patrizia Moretti
di Antonio Ciaramella*

All’appello lanciato da Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, noi poliziotti onesti rispondiamo “presente”! L’applauso tributato dal celeberrimo sindacato autonomo risponde a scelte demagogiche e pruriti elettorali che danneggiano la Polizia di Stato e gli stessi poliziotti condannati con sentenza definitiva. Il sindacato autonomo presta spesso e volentieri il fianco allo scottante dibattito politico e sociale per mistificare l’operato della magistratura e per infangare un’Istituzione che la politica già nel 1981 ha voluto fortemente cambiare, smilitarizzandola a salvaguardia della legalità e della democrazia. La Polizia è un corpo sano e la sua immagine non può venire meno a causa dell’operato di un singolo o di una collettività plagiata in un atto sconsiderato di perniciosa solidarietà.
Noi siamo fermamente convinti della sacralità di ogni vita umana, condanniamo ogni abuso di potere che disonora la divisa e siamo fortemente convinti che le sentenze vanno rispettate.
Siamo invece fortemente preoccupati della tenuta democratica della nostra istituzione e del continuo attentato alla Riforma 121/81.
Le dichiarazioni del Capo della Polizia riferite da Patrizia Moretti di avere “le mani legate perché la legge non consente alle Commissioni disciplinari di adottare provvedimenti diversi", ci lascia sconcertati.
Sono anni che si chiede una riforma del regolamento di disciplina e di servizio, ma nell’ambito delle sacrosante garanzie costituzionali. Il Capo della Polizia deve spiegare perché esiste un enorme contenzioso per decreti emessi dalle sue Commissioni, le quali destituiscono un poliziotto condannato per un reato bagatellare solo perchè la pena supera un anno di arresto, mentre in altri casi, più gravi, si torna in servizio. Evidentemente si vuole eludere il giudizio equo e terzo, garanzia e diritto esigibile da ogni cittadino, e quindi anche dal poliziotto, per favorire un giudizio puramente discrezionale e inquisitorio.
Questi cambiamenti di rotta preoccupano i poliziotti onesti, specie quando si parla di maggiore formazione degli operatori mentre, per la legge della spending review, si continuano a chiudere le scuole e i centri di istruzione oltre gli assetti di Ps, eliminando professionalità ed intelligenze sul territorio.
Non è il pretesto che cambia un atteggiamento nocivo e antigiuridico, ma è l’esempio dall’alto e l’esaltazione di quel senso di abnegazione che tanti poliziotti eseguono quotidianamente ed in silenzio nello svolgimento del proprio dovere ma che viene cancellato, purtroppo, dal gesto del singolo sconsiderato.
Federico è il figlio di tutti che può sbagliare, ma non può e non deve pagare un prezzo troppo alto come la vita. Non deve però pagare per tutti e così sarebbe se diventasse il pretesto per secondi fini, questo lo farebbe morire due volte.
*Segr. gen. Siulp - Piemonte

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