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Maggio-Agosto/2014 - Interviste
Diritti
Un altro modo di scontare la pena
di Paola Rodorigo

«Condivido pienamente il ricorso all’amnistia e all’indulto,
ma tutto ciò non potrà mai essere sufficiente se non si metterà
mano ad una strutturale riforma di tutto il sistema”. A parlare
è Donato Giordano, Garante dei detenuti della Lombardia
che dice: «Bisogna prevedere, a seconda dei reati, la reale possibilità
di scontare la pena in strutture alternative al carcere,
la depenalizzazione di alcuni reati e che non può prescindere
da una riforma del sistema giustizia nel suo complesso”


In Lombardia il Garante dei detenuti è stato istituito nel 2005 e nel corso di qualche anno la sua attività si è sviluppata a pieno regime. Le sue funzioni sono state attribuite al Difensore regionale, quindi, a differenza dei Garanti che operano a livello locale, e ai Garanti di altre regioni italiane, istituiti quali Authority a sé, quello lombardo si avvale, per l’esercizio delle proprie funzioni, di un Istituto e di una struttura già esistente, il cui modus operandi consente di esaurire la trattazione del caso in tempi solitamente alquanto ristretti, per via del suo modo di procedere snello ed informale.
La legge regionale gli attribuisce il potere di intervento nei confronti dell’Amministrazione regionale, degli Enti pubblici regionali, dei gestori o concessionari di servizi pubblici regionali o convenzionati con Enti pubblici regionali che interagiscono con gli Istituti di pena e con gli uffici di esecuzione penale esterna con sede in Lombardia, per assicurare che alle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale siano erogate le prestazioni inerenti alla tutela della salute, al miglioramento della qualità della vita, all'istruzione e alla formazione professionale e ogni altra prestazione finalizzata al recupero, alla reintegrazione sociale e all'inserimento nel mondo del lavoro.
Al Garante regionale vengono quindi solitamente proposte singole istanze che vengono trattate in riferimento alla persona che ha chiesto l’intervento: se il problema sottoposto porta in evidenza una questione generale, l’Ufficio, di sua iniziativa interpella gli Enti competenti perché adottino le procedure necessarie per risolvere il problema a monte.
Le istanze rivolte al Garante dei detenuti sono in costante crescita, sia perché maggiormente noto nell’ambiente carcerario, sia perché il tema carceri attira molto più frequentemente l’attenzione dei mezzi di comunicazione, che di conseguenza si interessano anche ai Garanti (molto, molto più che alla difesa civica!) ma molto grazie all’apertura di “centri di raccolta” delle istanze al Difensore/Garante all’interno degli Istituti di pena di Bollate e Opera: le richieste dei detenuti possono essere inviate on-line dall’interno del carcere attraverso il sito web (www.consiglio.regione.lombardia.it - www.difensoreregionale.lombardia.it). Le direzioni degli Istituti hanno individuato una persona dell’Area educatori o del Segretariato sociale che si avvale della collaborazione di gruppi di detenuti.

In Italia non è ancora stata istituita la figura di un Garante nazionale per i diritti dei detenuti, anche se prevista, secondo lei qual è il motivo?
Il motivo è lo stesso per cui per più di trent’anni si è parlato di Difesa civica nazionale e poi non se ne è mai fatto nulla! Ora, a causa dell’incalzante urgenza di evitare un’ulteriore procedura di infrazione, nel testo del decreto cosiddetto “svuota carceri” il governo ha previsto l’istituzione frettolosa del Garante nazionale, che naturalmente richiederà la stesura di un regolamento per il suo funzionamento. Per esempio, senza voler essere venali, il fatto che siano esclusi emolumenti o indennità mi lascia perplesso: è un’attività di volontariato? Chi sarà nominato dovrà avere un altro reddito, oppure una buona pensione e comunque, ripeto, è un’attività di volontariato? Non credo proprio, è un’attività che richiede impegno giornaliero.
In Italia si buttano soldi in mille sprechi organizzativi e poi si ha paura di dire che una certa attività per cui è richiesta un’adeguata professionalità e competenza va retribuita! Pertanto, ho qualche dubbio che si voglia realmente istituire un Garante nazionale: era necessario prevederlo ed è stato previsto poi chissà. Sarò contento di essere smentito.

Inoltre, ne esistono solo pochi regionali, provinciali e comunali. Saprebbe spiegarci il perché di questa scarsa diffusione?
Ne esistono pochi perché, come per il Difensore civico, l’istituzione del Garante dei detenuti è facoltativa e, dove istituita è comunque un costo per le Amministrazioni. In realtà, in alcune regioni le funzioni del Garante sono state attribuite al Difensore civico già operante, in altre è stato istituito e dotato di contenuti e poteri in alcuni casi anche piuttosto incisivi (penso al Lazio). E comunque, i Garanti, i Difensori civici si occupano di diritti umani, civili, di rispetto delle regole, di cattiva amministrazione e possono risultare fastidiosi: c’è sempre un po’ di resistenza nell’accettare che un’autorità terza ficchi il naso nelle tue procedure.

In termini generali, quanto del suo lavoro è dedicato alla tutela dei diritti degli operatori nei penitenziari italiani?
Quali cittadini residenti o operanti in Lombardia tutti gli operatori, sia di Polizia, sia amministrativi o educatori possono chiedere l’intervento del Difensore regionale/Garante per tutte le materie di competenza regionale o delle Amministrazioni periferiche dello Stato. Purtroppo, non esistendo un Difensore o Garante nazionale, gli uffici dell’Amministrazione centrale dello Stato, come quelli ministeriali da cui dipendono gli operatori penitenziari, esulano dal mio ambito di azione. Io e il mio Ufficio interveniamo comunque richiamandoci allo spirito di leale collaborazione tra Pubbliche amministrazioni e, a onor del vero, di frequente otteniamo le risposte richieste.

Cosa pensa dell’amnistia e dell’indulto?
Ricordiamo, l’amnistia estingue il reato, l’indulto condona una pena o una parte di pena o la commuta in un’altra specie. Sono entrambi riferiti ai reati commessi prima dell’approvazione del provvedimento legislativo.
Le amnistie che si sono succedute dagli anni ’70 ad oggi non hanno mai condotto alla scarcerazione di numeri veramente significativi di detenuti, come paventato invece da alcune dichiarazioni allarmistiche sui mezzi di comunicazione, perché il Codice Penale esclude a priori che ne beneficino condannati per reati gravi, recidivi, pericolosi socialmente eccetera.
Condivido pienamente il ricorso all’amnistia e all’indulto, ma tutto ciò non potrà mai essere sufficiente se non si metterà mano ad una strutturale riforma di tutto il sistema che preveda, a seconda dei reati, la reale possibilità di scontare la pena in strutture alternative al carcere, la depenalizzazione di alcuni reati, come previsto dalla legge 10/2014 (cosiddetto “svuota carceri”) e che non può prescindere da una riforma del sistema giustizia nel suo complesso.

Crede che la sorveglianza dinamica sia una strada da perseguire con maggiore incisività?
Credo sia la strada verso cui inevitabilmente si debba andare. So che esistono perplessità e in alcuni casi resistenze da parte del personale di Polizia Penitenziaria che è probabilmente quello maggiormente coinvolto in questo percorso. Scopo della detenzione e della pena è quello di restituire alla comunità una persona rieducata in grado di aggiungere il suo personale valore a quello generale della società in cui vive. Per cui la detenzione non può prescindere da un trattamento penitenziario umano e dignitoso fondato sulla conoscenza della persona detenuta che non può essere semplicemente custodita.
Certo questo da solo non è assolutamente sufficiente perché, a mio parere, ciò che recupera veramente una persona sono la conoscenza e il lavoro: i detenuti devono lavorare per assumersi la responsabilità di se stessi, per imparare a tessere relazioni sociali, rispettare le regole ecc. ed è il compito che l’Amministrazione penitenziaria finora ha fallito. Certo non è facile e gli stessi operatori che incontro negli Istituti di pena lombardi me lo dicono, nonostante qui in generale la situazione sia migliore che in altre regioni. Però sempre più di frequente, si instaurano relazioni con il territorio in cui insiste il carcere, non solo con il mondo dell’associazionismo, ma anche con quello produttivo e le scuole che predispongono progetti ad hoc in collaborazione con gli Istituti di pena.
Io penso che questa sia la strada giusta da seguire: fare in modo che il mondo esterno si interessi sempre di più al carcere perché una persona reinserita diventi un arricchimento per tutti e non più un costo per lo Stato.


FOTO: Il Garante dei Diritti dei Detenuti della Lombardia Donato Giordano

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