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Marzo-Aprile/2014 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Un tesoro da proteggere
di Paola Rodorigo


Pompei, “patrimonio dell’umanità”, questo il titolo onorifico di un sito che ha estremo bisogno di essere risanato. Un imponente complesso archeologico da considerarsi unico al mondo, che richiama l’interesse di studiosi e turisti.
Pompei antica e celebre città della Campania, sulla via che da Napoli, per Ercolano conduceva nel mezzogiorno, fu sepolta dall’eruzione vesuviana del 79 d. C. e così conservata, nel suo aspetto di città viva.
Posta nella parte più interna del golfo di Napoli, in prossimità del mare divenne il luogo d’arrivo dei prodotti della terra, dalla pianura. Questa la ragione per cui si trasformò da modesta borgata rurale in una fiorente città.
La ridente ubicazione del luogo nei pressi del fiume Sarno munito di porto, favorì lo sviluppo di Pompei come città mediterranea.
Della eruzione vulcanica del 79, in cui morì Plinio il Vecchio, ci è rimasta l’unica descrizione celebre, di Plinio il Giovane.
L’eruzione ebbe inizio verso le ore 13 del giorno 24 agosto e durò ininterrottamente per tre giorni e tre notti. Sopra il vulcano si addensò una nuvola che lasciò cadere su Pompei una fitta pioggia di polvere vulcanica, mista a lapilli e a gas venefici. La popolazione che si era rifugiata negli scantinati, trovò la morte. Spinta dal vento, la nube nera giunse ad oscure anche il cielo di Roma.
Scosse sismiche si unirono al fenomeno.
Quando l’eruzione cessò poco restava di Pompei, sepolta da un’altura fumante alta 7 metri che si era formata su di essa.
Anche Ercolano era scomparsa.
Pompei dormì per 15 secoli prima che il caso portasse l’architetto D. Fontana, incaricato di scavare per la derivazione delle acque del fiume Sarno a scoprire per primo le antiche case della città morta (1594-1600).
La prima vera esplorazione avvenne nel 1748 secoli di lavoro insistettero per salvare Pompei dai primi saccheggi intesi solo a recuperare opere d’arte, fino ad arrivare ai giorni attuali che lascio ad una sola custodia, tutto ciò che può avere particolare valore e pregio d’arte.
Templi, terme, teatri, case, botteghe e persino il denaro abbandonato sui banchi, il pane nei forni, il cielo sui focolari, le pareti dipinte, i pavimenti a mosaico, le volte a stucco e gli arredi.
E poi le strade con le loro fontane, le insegne delle botteghe, gli avvisi di locazione.
Dopo più generazioni di uomini al lavoro, dirigenti e studiosi, l’area urbana è stata in parte dissepolta.
Visitare oggi Pompei, percorrere le strade, entrare nelle case, sostare davanti alle botteghe significa conoscere quel mondo antico.
A questo quando si aggiunge la vista dei fuggiaschi che credevano di trovare scampo verso il mare, ma colti dalle esalazioni e dalla stanchezza caddero soli o in gruppi e, morti lasciarono l’immagine dei loro corpi tra la polvere che li ricoprì.
La storia di Pompei possiamo meglio conoscerla nel suo impianto urbanistico, nella cinta fortificata negli edifici pubblici, nelle case patrizie e nelle modeste dimore del popolo, mentre la vita quotidiana vive ancora nelle officine che si aprono sulle strade. L’uomo ha lasciato nelle strutture, nelle decorazioni la sua impronta di razionalità in tutte le opere.
Un giro di mura con otto porte in corrispondenza degli sbocchi principali.
Una rete stradale, fornita di marciapiedi e pubbliche fontane; piazze, dove sorgono monumenti pubblici civili e religiosi, il foro civile.
L’interesse maggiore di Pompei è offerto dall’edilizia privata: le piante con cortile centrale, l’atrio aperto al centro per la raccolta delle acque piovane.
Ma il massimo privilegio di Pompei è la decorazione delle pareti e la pittura.
Questo tesoro ereditata da noi, deve essere protetto per trasmetterlo ai posteri.

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