Ora che in Europa si investe e sviluppa
la mobilità alternativa, in Italia si continua
a investe sui trasporti su gomma tanto che
la movimentazione delle merci avviene
per il 70-80% su strada
È strano constatare come in Italia sulla questione dei trasporti siamo andati sempre controcorrente. Nella seconda metà dell’Ottocento, dopo l’Unità d’Italia, lo Stato preferì, anche con apposita legislazione, il trasporto su rotaia seppure il nostro Paese vivesse di un’economia pressoché agricola e nonostante in Europa, la Francia, il Regno Unito e la Germania investissero sullo sviluppo dell’automobile e delle strade. Ora che in Europa si investe e sviluppa la mobilità alternativa, in Italia si investe sulla mobilità su gomma tanto che il trasporto di merci avviene per il 70-80% su strada.
È così, sarà forse per non contraddire la linea programmatica nazionale, che il Cipe lo scorso 8 novembre 2013 ha deliberato la trasformazione della E/45, la superstrada che collega Orte (Vt) e Ravenna attraversando interamente l’Umbria, in autostrada a pedaggio.
La decisione, seppure salutata con favore dalla maggioranza degli schieramenti politici e dalle Istituzioni umbre perché ritenuta propedeutica allo sviluppo della Regione, pone serie e concrete riflessioni.
Infatti, l’autostrada non apporterà alcun vantaggio se non a colui che l’avrà in concessione, non serve agli umbri, non serve all’apparato produttivo della regione che invece attende lo sviluppo infrastrutturale sull’asse est-ovest (tra l’Adriatico ed il Tirreno) come la Fano-Grosseto e la nuova Valdichienti. La E/45 è la spina dorsale della regione, è il collegamento principale sull’asse Narni, Terni, Todi-Marsciano, Perugia, Città di Castello e i loro poli industriali, è la via percorsa più volte al giorno dal pendolarismo automunito, è l’unica strada a quattro corsie che attraversa la regione.
Peraltro, attualmente i volumi di traffico extraregionale, soprattutto quello pesante, sono notevolmente diminuiti per effetto della crisi economica e a viaggiare sulla E/45 è sempre più il traffico regionale.
Con l’imposizione del pedaggio, poi, potrebbe verificarsi che buona parte di coloro che usufruiscono del collegamento nord-sud attraverso questa strada, per risparmiare la gabella, preferiranno proseguire sull’autostrada del sole (A1) venendo meno il vantaggio economico.
A ciò si aggiunga che la realizzazione di quest’opera, 396 km da Orte a Mestre, terminerà nel 2021, con un costo di 10 miliardi per lo più a carico dei contribuenti, in totale controtendenza con quanto avviene in Europa dove la buona parte dei Paesi ha autostrade gratuite mentre in Italia sono in gran parte a pagamento e per di più in concessione a privati che pur non avendole costruite ne traggono il maggior profitto dal prezzo del pedaggio.
In questo quadro, comunque non convince il tentativo di far digerire agli umbri la bontà dell’opera prevedendo la gratuità per i residenti (residenti dove?) ovvero legandola alla questione del nodo di Perugia che dovrebbe risolvere i problemi del traffico sulla cintura cittadina.
Sono molti i poliziotti umbri che, ogni giorno, per raggiungere il proprio Ufficio o Reparto beneficiano di questa superstrada, la percorrono da anni e per anni saranno costretti a percorrerla, ora però con la consapevolezza che sulle loro tasche peserà anche quel dazio (l’ennesimo) per lo stesso bene che fino ad ora ne aveva goduto liberamente.
*Segr. Gen. SIULP - Umbria
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