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Marzo-Aprile/2014 - Articoli e Inchieste
Economia
Spending review e sicurezza
di Ciro Donnarumma*

Come conciliare la necessità di contenimento
della spesa con la crescente richiesta di tutela dei territori
da parte dei cittadini


La crisi socio economica che colpisce il nostro Paese da almeno un quinquennio, sommata ad una scarsa propensione allo sviluppo dell’Italia dell’ultimo quarto di secolo, determina le condizioni per riflettere sulla necessità di razionalizzare una spesa pubblica che ha la tendenza a crescere più del Pil. Il sindacato confederale ben prima della politica ha cominciato a porre con forza due temi fortemente integrati: la questione dell’eccesso di pressione fiscale specie sui lavoratori dipendenti e sui pensionati (su cui grava il 95% dell’IRPEF riscossa); la questione dei numerosi sprechi del sistema pubblico – amministrativo, annidati in modo particolare ai vertici della piramide organizzativa e tra un ceto politico malato di bulimia e necessitante di cura dimagrante.
Quando il tema della razionalizzazione della spesa pubblica è posto in riferimento agli apparati della sicurezza, Polizia in primis, suscita preoccupazione nelle persone e nelle comunità locali, specie a fronte di una percezione diffusa relativa ad un aumento della microcriminalità. La domanda di presidio del territorio è in aumento: come conciliare tutto ciò con la spending review?
Le ipotesi in campo preoccupano: da qui al 2020 è previsto che Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza abbiano in organico complessivamente 80 mila uomini in meno. Da un documento del Dipartimento della Pubblica sicurezza emergerebbe inoltre che, tra sei anni, l'età media dei poliziotti passerebbe dagli attuali 47 a 53 anni, rendendo assai più difficile quell’efficacia nel perseguire il crimine che darebbe maggiore serenità ai cittadini. Anche le sezioni di uno dei reparti della Polizia più moderni e preparati, la Polizia postale e delle comunicazioni, quella che indaga sui reati via Internet, sulla pedopornografia e sul cosiddetto cyberbullismo, rischiano di essere spazzate via o fortemente ridimensionate.
Proprio per la rilevanza di tali questioni, sarebbe giusto che venissero affrontate seriamente e senza demagogia. È necessario mettere in campo alcune proposte che ci sembrano molto semplici e delle quali è opportuno chiedere la realizzazione in tempi brevi.
La prima è quella di riorganizzare il mastodontico apparato di Polizia italiano, costituito da ben cinque diverse forze (più la Guardia Costiera) per un totale di oltre 330 mila divise. Tutti possono immaginare quando si risparmierebbe se si riducessero ad esempio a due. Certamente avremmo molti alti gradi in meno e più personale in prima linea, sul territorio. Impossibile? Altri Paesi europei l'hanno già fatto. Altri non hanno mai avuto tanti Corpi.
Ma già da ora, con l'attuale frammentazione delle forze, si può (si deve) razionalizzare la gestione del personale e delle risorse. Ad esempio, chiudendo tutte quelle postazioni locali (stazioni dei Cc, commissariati, ecc.) che, visto il numero degli operatori presenti, sono per forza improduttive, concentrandole in unità operative più grandi ed efficaci.
Aggiungiamo: oltre che a farci spendere un sacco di soldi in più (attrezzature, locali, personale, ecc.) e a complicare a volte l'azione di soccorso, a cosa servono tanti numeri di pronto intervento?
La seconda: procedere alla semplificazione del sistema di regolamentazione presente nel nostro Paese. Si potrebbe cominciare dalla normativa sulla immigrazione, che andrebbe semplificata e ricondotta a livelli di civile rapporto tra Stato e immigrato, e che potrebbe essere affidata alla amministrazione locale. Il personale liberato da incombenze non utili alla sicurezza, potrebbe essere impiegato per la lotta contro il lavoro nero ed alcune forme di schiavismo caratteristiche dell’industria tessile (e non solo).
E che dire di procedere alla informatizzazione completa dell'attività? O qualcuno pensa ancora che computer ed internet non debbano essere lo strumento di lavoro quotidiano degli operatori di Polizia? E ancora: è proprio necessario impegnare migliaia di poliziotti e militari per presidiare in modo fisso i seggi elettorali?
Come si vede sono tutti interventi a costo zero o comunque molto limitato in grado di produrre una molteplicità di effetti positivi. In tempi brevi permettono risparmi di cassa, nell'immediato recuperano risorse umane ed organizzative spendibili sul fronte della sicurezza, della lotta alla criminalità (quella vera) e all'evasione fiscale. Non avremo così numericamente più poliziotti, carabinieri, finanzieri, forestali, vigili urbani, ecc., ma potremo contare invece su forze più efficienti, persone valorizzate nel loro lavoro e quindi anche più motivate.
Certamente per procedere su questa strada è necessario che chi guida il Paese, a Roma come nelle comunità locali, abbia la volontà ed il coraggio di fare i conti con interessi consolidati, con particolarismi anacronistici (vedi l'opposizione alla abolizione delle province), con i tanti sotto poteri dello Stato, in altri termini serve ciò che serve per fare qualsiasi altra vera riforma. Per questo sappiamo che non sarà facile fare queste scelte semplici.
*Segretario organizzativo Cisl Emilia Romagna

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