Dai valori della Resistenza
alla democratizzazione della Polizia
Alfredo Raffuzzi (Castiglione di Ravenna, 1925 – Milano Marittima, 2013), nato da genitori braccianti, imparò ben presto a lottare per la giustizia sociale; a 16 anni costituì un gruppo di giovani antifascisti; ben presto fu scoperto e imprigionato; riuscì a trovare un lavoro e organizzò il suo primo sciopero, che fu vinto perché c’era stata l’unione di tutti i lavoratori.
Aderì tra i primi alla lotta partigiana, all’inizio nelle SAP, poi nel 28° Bgt GAP “Garavini” e quindi nella 28^ Brigata Garibaldi “Gordini” con il grado di Comandante della IX Compagnia (Capitano).
Con la Liberazione fece parte della Polizia partigiana e, nel 1949, entrò nel Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, ove scoprì che la sua attività di partigiano non era servita niente, anzi l’essere stato partigiano gli noceva, come noceva a tutti gli ez partigiani che avevano operato la stessa scelta; molti di loro, soffocati con ogni tipo di vessazione, furono costretti a dimettersi.
Alfredo resistette e, forte dei valori acquisiti durante la lotta di Liberazione, si dedicò alla democratizzazione della Polizia con intelligente passione, con costante coerenza, con ottimismo. Già nel 1946 aveva incominciato l’elaborazione di una piattaforma per il riordinamento e la costituzione di un sindacato di Polizia.
La piattaforma, composta di 14 punti, fu inviata a diverse “autorità” senza successo. Continuò il lavoro organizzativo che incominciò ad ottenere un qualche successo quando il ministro Cossiga emanò una circolare (1976) con la quale venivano autorizzate assemblee nelle caserne.
Con il prezioso supporto dei sindacati CGIL, CISL e UIL, che affiancarono il Movimento dei poliziotti democratici, finalmente, nel 1981, furono conquistate la smilitarizzazione del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza e la nascita del Sindacato Italiano Unitario Lavoratori Polizia (SIULP).
Alfredo si interessò a fondo anche della ricostruzione di carriera degli ufficiali combattenti durante la Guerra di Liberazione, retrocessi dal ministero dell’Interno.
Non bisogna inoltre dimenticare l’invenzione effettuata assieme ad alcuni colleghi di un apparato capace di fotografare una persona di fronte e di profilo con un solo scatto.
Alfredo è stato un cittadino esemplare, nel senso che non è mai rimasto indifferente di fronte alle questioni problematiche che riguardavano la giustizia sociale, la libertà e la democrazia. (gielle)
|