L'appuntamento, in un momento in cui l'Italia ha bisogno di ritrovare
nei valori della legalità il tratto fondamentale del proprio agire, attraverso
il quale innervare tutte le azioni necessarie per uscire dalla crisi
e dare nuove prospettive al Paese
IIl IV Congresso nazionale del SILP per la CGIL si colloca al centro della crisi più grave e profonda che il Paese attraversa dal dopoguerra ad oggi. Una crisi di portata globale che nasce da un sistema finanziario distorto e privo di regole in cui è stato svalorizzato il lavoro, impoveriti i lavoratori e messo in discussione l'equilibrio tra mercato e distribuzione della ricchezza. In questo contesto sono aumentate le disuguaglianze, sono crollati i controlli di legalità e la ricchezza si è concentrata nelle mani di pochi. La mobilità sociale si è ulteriormente ridotta, la povertà si è ampliata, la disoccupazione ha raggiunto livelli non pensabili per uno dei Paesi più industrializzati del mondo, soprattutto tra i giovani, a causa di una politica che non ha saputo reagire ad una situazione eccezionale. Sono aumentati i divari tra generazioni e territori creando le condizioni per una profonda crisi della coesione sociale e di conseguenza della democrazia stessa.
In questo quadro, l'Italia ha bisogno di ritrovare nei valori della legalità il tratto fondamentale del proprio agire attraverso il quale innervare tutte le azioni necessarie per uscire dalla crisi e dare nuove prospettive al Paese.
La legalità è la condizione imprescindibile per lo sviluppo del Paese. La legalità è un grande principio dentro il quale trovano collocazione, senza mai essere in competizione, il rispetto della democrazia, la giustizia sociale, la solidarietà, la non violenza, valori che dovrebbero pervadere tutti i nostri comportamenti quotidiani, sia pubblici che privati. Valori che tutti sentiranno propri solo rimettendo al centro del nostro vivere sociale la cultura della legalità, cioè il rispetto delle regole, del patto di convivenza che sancisce il nostro essere cittadini, parte integrante di una comunità, con relativi diritti e doveri.
Negli ultimi anni di vita sociale la legalità è stata spesso ferita nel Paese e numerosi sono stati gli interventi della Magistratura tesi a far luce su tanti casi di corruzione, malaffare, abusi d’ufficio, collusione tra mafia e politica.
In assenza di risposte dalla Politica questa tendenza rende concreto il rischio di diseducare i cittadini al rispetto delle leggi e di essere motivo di allontanamento degli stessi dalla partecipazione e a favorire populismi e disgregazione sociale.
Il Paese ha urgente necessità di un riassetto Istituzionale e della Pubblica Amministrazione.
Riteniamo indispensabile una “rivisitazione” del sistema sicurezza che, senza passare attraverso una semplicistica riduzione dei presidi, unisca le forze oggi presenti per meglio rispondere ai reali bisogni dei cittadini e del territorio.
Purtroppo negli ultimi anni, il tema della sicurezza dei cittadini e le varie strategie di prevenzione hanno consentito di sviluppare una produzione scientifica alquanto ampia soprattutto nel campo sociologico ed in quello criminologico; proprio perché alcuni aspetti, hanno assunto un’importanza tale da condizionare, in alcuni casi anche la convivenza civile.
La sicurezza pertanto va inquadrata nell’ambito più alto, quello dei diritti fondamentali quali il diritto alla salute, al lavoro, alla conoscenza, alla libertà personale. È un pilastro fondamentale sul quale si basa qualsiasi sistema di democrazia matura.
Un sistema che sappia reagire con equilibrio e ponderazione alle crescenti dinamiche sociali relative alla sicurezza, che sappia resistere alle tentazioni di soluzioni demagogiche e populiste.
In tale ottica le priorità devono essere:
• la lotta alle mafie, vero cancro della nostra società
• il riutilizzo dei beni confiscati da rendere utili alla collettività
• contrasto all'irregolarità del lavoro e all'illegalità economica
• la lotta vera alla corruzione, all’evasione fiscale.
Le associazioni di tipo mafioso, come oramai le cronache quotidiane ci raccontano, hanno esteso i loro tentacoli su tutto il territorio nazionale e oltre.
Il contratto nazionale deve essere lo strumento fondamentale di conquista di migliori condizioni su stipendi, orario di lavoro, aggiornamento professionale e diritti. Le esigenze di revisione della spesa non possono frenare quegli interventi necessari alla nostra professione, quali il sostegno al potere d’acquisto degli stipendi, un effettivo riordino delle carriere, il superamento delle ingiustizie introdotte con la riforma del sistema pensionistico e la disparità di trattamento con i militari del comparto sicurezza/difesa.
A noi compete di promuovere anche il valore sociale della nostra professione. Ci appartiene un ruolo di primo piano sotto il profilo delle politiche generali in materia di sicurezza perché esse sono condizione necessaria al sostegno del tessuto economico e sociale.
Le Forze di Polizia debbono garantire un contesto sicuro e un sufficiente livello di coesione senza determinare sbilanciamenti nel delicato equilibrio sociale. Il modello di sicurezza che la nostra Organizzazione deve promuovere è figlio della nostra Costituzione e si realizza nella giustizia sociale, nel lavoro e nella democrazia, nella solidarietà, nell'uguaglianza, nella cultura, nel sapere, nella sostenibilità ambientale e sociale.
Negli ultimi anni, sotto la spinta della crisi economica, è stato portato avanti un disegno, fatto di tagli lineari, che mira a ridimensionare l'area dell'intervento pubblico, a ridurre i servizi pubblici e la conoscenza, cancellando alcuni diritti di cittadinanza. Un continuo processo di svilimento ed impoverimento del lavoro pubblico, con l'introduzione di regole burocratiche centralistiche che hanno fortemente indebolito le istituzioni pubbliche, con lo scopo di bloccarne l'operatività. Si tratta di scelte, che la CGIL ed il SILP hanno contrastato, dannose per il Paese ed inefficaci per una profonda riforma delle amministrazioni pubbliche.
Il SILP per la CGIL deve porsi come soggetto di riferimento per gli obbiettivi di democrazia, sicurezza e legalità che intende raggiungere nell'interesse generale. Il modello organizzativo su cui continuare è quello realizzato a partire dal Consiglio Generale del 14 marzo 2013, caratterizzato da trasparenza, maggior democrazia interna, maggior coinvolgimento dei territori, più ampia disponibilità di risorse da destinare dal centro alla periferia, incremento delle iniziative sul territorio a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici, – anche mediante la prosecuzione della intensa vertenzialità nei confronti del Dipartimento della Pubblica Sicurezza - assidua presenza nel dibattito pubblico sui temi della sicurezza e della legalità.
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