Al momento però non sono previsti
rilevanti incrementi. Forze dell’ordine, da costo
a investimento, l’analisi di un economista
Concepire lo Stato come un apparato economicamente sicuro è ormai una leggenda del passato. Dalla sicurezza dell’impiego statale ai bilanci delle amministrazioni pubbliche e locali nulla è oramai sicuro. Per questo l’approccio ai conti di un Paese viaggia sull’impervio percorso di un equilibrio difficile da mantenere, percorso che passa per la legge di stabilità che incide sui tanti settori che compongono la nostra comunità. Comprendere una manovra finanziaria non è mai cosa semplice ma utilizzando un approccio meno filosofico e più realistico si riesce quanto meno a non rimanere spiazzati davanti alle inevitabili novità.
Il professor Fabio Verna, docente di finanza aziendale, economista e saggista, da sempre attento alle problematiche legate alle forze dell’ordine, non ha dubbi sul rapporto sicurezza/welfare: “la carenza di sicurezza, a vari livelli, incide psicologicamente sui cittadini, rallenta la filiera produttiva, non stimola nuove attività e scoraggia gli investimenti esteri”.
Al proposito occorre ricordare che l’Italia è osservata speciale da Bruxelles perché il nostro Paese rischia di non rispettare le regole sul deficit contenute nel Patto di crescita e stabilità. Per la Commissione ‘non vengono rispettati i tetti di riduzione nel 2014’. Per il ministro Saccomanni, con le linee programmate, il prossimo anno, si potrà invece ridurre il deficit al 2,5% rispettando così i parametri richiesti. Appunto: i parametri. Questo è il problema. Rimanere ancorati nella stretta degli indicatori europei riducendo i costi.
“La sicurezza del territorio – sottolinea il professor Verna – se fosse efficacemente garantita, da costo si trasformerebbe facilmente in risorsa. Consentirebbe infatti di lavorare in condizioni migliori, senza contare che un contrasto forte e concreto nei confronti della malavita organizzata, farebbe emergere grandi sacche di lavoro nero e/o di evasione fiscale. Gli imprenditori, i commercianti e gli artigiani devono poter svolgere il proprio lavoro liberamente contando su uno Stato che protegge le loro attività”.
Tenendo però conto anche degli stipendi di coloro che la sicurezza la devono garantire quotidianamente, a qualsiasi ora e in qualsiasi luogo…
“Poliziotti, carabinieri e finanzieri, le loro retribuzioni medie, senza entrare nelle specifiche connesse ai gradi o all'anzianità di servizio, sono inferiori a quelle dei loro omologhi europei; il valore degli straordinari è assolutamente risibile, peggio ancora l'investimento nella formazione e negli aggiornamenti. Una delle voci di spesa che da studioso dei temi economici maggiormente mi colpisce nei budget dello Stato, è quella delle retribuzioni dei nostri operatori della sicurezza. I nostri uomini in divisa indossano un abito molto pesante da portare e certamente il trattamento economico che li riguarda non li ripaga degli sforzi che compiono giorno dopo giorno a tutela di noi tutti ed ancor meno tiene conto dei rischi che corrono”.
Con mezzi a volte non all’altezza.
“Se l'impegno delle risorse umane viene scarsamente riconosciuto anche il materiale a disposizione delle nostre forze dell'ordine non risponde alle esigenze di un reale contrasto alla criminalità”.
Pensando alla legge di stabilità ci si concentra sui tagli ai servizi per i cittadini, un po’ meno sui costi e soprattutto sull’utilità delle Regioni a statuto speciale che qualcuno si chiede se siano ancora utili.
“Con la normativa corrente che attribuisce sempre maggiori poteri alle Regioni, col tempo si dovrebbero equilibrare le iniziali profonde diversità fra le Regioni a statuto speciale e quelle a statuto ordinario. Bisogna capire che il tema della sicurezza del cittadino assume la stessa valenza su tutto il territorio nazionale.
La giustizia, che ha una diretta correlazione con tutta l'attività di pubblica sicurezza, viene riconosciuta costituzionalmente come un diritto e un dovere a tutela del cittadino e dunque a tutti gli effetti come una realtà indemandabile alle Regioni, e ciò anche prescindendo dalla capacità di autonomia delle varie Regioni italiane. Una diversa presenza di operatori della sicurezza o di mezzi messi a loro disposizione crea delle sacche di debolezza della presenza dello Stato, sacche dove inevitabilmente la criminalità riesce ad inserirsi.
Alcune Regioni trattengono il 90% delle tasse sul territorio ma dipendono (anche economicamente) dalla sicurezza gestita dal governo centrale. Giusto sul piano democratico, meno forse su quello economico.
“Non credo alle disuguaglianze e questo ancor di più su temi socialmente rilevanti quali la sicurezza e l'applicazione della giustizia. E’ fondamentale comprendere che la singola azione criminale non colpisce solamente il singolo cittadino che purtroppo la subisce, ma finisce per influire su tutta la collettività.
Una nazione moderna, uno Stato che pone gli interessi dei suoi cittadini come priorità della sua azione politica, deve garantire necessariamente la sicurezza di tutti gli abitanti in tutto il territorio nazionale. Senza contare che maggiori investimenti nei budget della pubblica sicurezza produrrebbero anche maggiori spinte economiche. Praticamente si avrebbero risparmi nella sanità, minor uso e abuso delle assicurazioni, senza contare che un'efficace prevenzione attutirebbe l'impatto sulla già appesantita macchina giudiziaria”.
Tutto sulle spalle del governo centrale?
“Sì. Il gravoso onere della sicurezza deve ricadere sullo Stato e non può essere demandato alle autorità locali, così come la giustizia, la difesa e la sanità”.
Dove tagliare per portare soldi al comparto sicurezza?
“Tagliare è sempre difficile, sicuramente qualsivoglia taglio venga messo in atto non dovrà essere un taglio lineare, ma sicuramente si possono ottimizzare molte voci di costo, solo esemplificando si potrebbe rinviare una quota dei pagamenti dei nuovi caccia a reazione F35, anche spostare nel tempo un solo miliardo offrirebbe risorse per dotare i nostri uomini della sicurezza di nuovi equipaggiamenti, di aumentare gli stipendi nonché di incentivare gli straordinari.
Lei aiuta le aziende in difficoltà, dove concentrare gli sforzi per ‘l’azienda polizia’?
“Il mio lavoro di medico delle imprese in crisi non è facilmente applicabile ‘all’azienda polizia’, in quanto la salvaguardia della vita umana, della proprietà privata, dei diritti civili non può e non deve avere un valore economico. Quando giro per strada ed incontro un lampeggiante azzurro su una auto della polizia questo mi rincuora; la possibilità di effettuare un telefonata e di poter ricevere aiuto in caso di necessità mi rasserena, dunque quanto vale la tranquillità che ciascuno di noi riceve dalle forze dell’ordine?”
Secondo lei, questo esecutivo (Letta/Alfano), dove pone tra le sue priorità la sicurezza del territorio?
“La legge di stabilità, ovverosia semplicemente un altro nome della legge finanziaria che anno dopo anno sancisce il bilancio dello Stato, non prevede rilevanti incrementi ai capitoli di spesa destinati alla sicurezza di noi cittadini od in favore degli operatori che ci tutelano, anche se in questa nuova maggioranza venutasi a creare con la fine delle larghe intese, si possono già ipotizzare tutta una serie di ulteriori tagli connessi all’azione del dottor Carlo Cottarelli, nuovo commissario straordinario alla “spending-review”.
La legge di stabilità è stata definita ma si sente di invitare all’ottimismo (per il loro settore) i poliziotti italiani?
“Nonostante queste considerazioni fortemente contraddittorie verso la Legge di stabilità, da cui tutti si aspettavano molto di più, io sia da economista che da cittadino italiano continuo ad avere fiducia nel nostro Paese e nelle nostre forze dell’ordine che nonostante la scarsezza di mezzi continuano instancabilmente a tutelare le nostre vite, i nostri beni e le nostre libertà
FOTO: Fabio Verna
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