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Luglio - Agosto/2013 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Una civiltà senza origini
di Paola Rodorigo



Un popolo dell’Italia antica che abitava la regione detta “Etruria” approssimativamente corrispondente all’attuale Toscana, in una determinata epoca seguì una linea di espansione verso il Sud arrivando nel Lazio ed in Campania.
Gli Etruschi, la cui origine resta ancora incerta, forse venuti dall’Asia Minore verso il 1200 a. C. oppure facenti parte di una popolazione antichissima emigrata dall’Europa centro-settentrionale, si manifestarono idonei allo sviluppo di una civiltà.
Un territorio in parte piano, in parte collinoso, ben irrigato con accesso al mare, ricco di minerali come piombo, ferro e rame, dette vita a una cultura che aiutò a nascere la civiltà etrusca.
Gli etruschi vengono considerati costruttori di città secondo un piano regolatore.
La città etrusca era circondata da mura e costruita in collina, le strade erano pavimentate e l’acqua piovana defluiva attraverso tubature.
Nella città di Veio e a Vetulonia erano state trovate case con due camere e case a forme irregolari con molte camere.
Dall’architettura etrusca sono derivati l’arco e la volta, impiegati poi in modo tecnicamente perfetto dai romani.
Nell’arte delle costruzioni gli etruschi impiegarono originalità e valentia, gli antichi li reputarono inventori, costruttori di acquedotti, cloache, ponti, opere d’ingegneria. Il maggior monumento idraulico etrusco sarebbe la Cloaca Massima di Roma costruita da Tarquinio Prisco e terminata da Tarquinio di Superbo. Gli etruschi per primi in Europa usarono l’arco e la volta a cunei.
Molto difficoltosa è l’interpretazione della lingua etrusca poiché nella struttura e nel vocabolario non appartiene ai linguaggi indo-europei. La scrittura etrusca va da destra a sinistra ma vi sono anche iscrizioni con linee alternate da destra a sinistra e da sinistra a destra.
L’alfabeto etrusco originale è di 20 lettere (16 consonanti e 4 vocali, a, e, i, u) non risultano la b, la d e la g.
Questo fa pensare alla tendenza all’aspirazione dei moderni toscani eredi della lingua etrusca.
Considerevole è il numero delle tombe etrusche ben conservate: tombe sotterranee nella pianura o scavate nel tufo, o tombe più ricche con fronte armato di colonne che ci hanno dato piccoli bronzi, graffiti, coppe, specchi e gioielli.
La pittura fu l’arte più coltivata dagli etruschi i quali coloravano sculture ed edifici.
Il periodo arcaico è caratterizzato dalla rigidezza del disagio e di movenze, difetti di prospettiva, povertà di colori (bianco, nero, giallo, rosso). Nel periodo successivo il disegno è corretto, la composizione sobria, la tavolozza arricchita di azzurro e di verde. Col bianco è distinta la carnagione della donna, col rosso la maschile fino ad arrivare all’uso del chiaroscuro, disegnare le figure di fronte, distinguere i sessi, conoscere la prospettiva.
La pittura è conservata soprattutto nelle tombe. Dalla metà del VI secolo a. C. compaiono danzatori, musicisti, giochi, gladiatori, scene di pesca e caccia. Non mancano scene ispirate alle leggende omeriche.
Originali i vasi di terra nera con forma di busti e innumerevoli vasi neri di stile bucchero.
Tra le innumerevoli opere che ci portano agli etruschi il grandioso bronzo della “Lupa capitolina” divenuto simbolo di Roma, oggi al Museo dei Conservatori di Roma.

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