Parla Tommaso Delli Paoli, Segretario
del sindacato di Ps partenopeo afferente
alla Cgil. Dalla lotta alla camorra, alla tutela
degli agenti, un territorio complesso
come quello di Napoli, non fa sconti a nessuno.
«Lo Stato ci ha abbandonato, e così facendo
ha abbandonato la città. Inaccettabili
i tagli al Comparto»
Una Napoli che molti di noi conoscono solo attraverso i mass media, quella raccontata da Tommaso Delli Paoli, poliziotto e segretario del Silp Cgil nel capoluogo campano. Insieme ai suoi colleghi, lui che la realtà criminale della più grande città del sud la guarda in faccia ogni giorno, ha fatto del suo lavoro una missione, per riuscire a garantire ai cittadini sicurezza e protezione, nonostante i tagli subiti.
Segretario, ci descriva, da poliziotto, la Napoli 'criminale'.
Napoli è lo specchio della realtà, il faro su una situazione che preoccupa sia per la criminalità predatoria, sia per quella organizzata che si contende il territorio in termini di usura, racket delle estorsioni, e vendita di stupefacenti; il tutto visto e vissuto integralmente dai cittadini. La struttura criminale della città è atipica rispetto al resto d'Italia: c'è una forte penetrazione dei clan, e c'è una microcriminalità che campa di vita propria.
Ci sono dati in grado di darci la dimensione del fenomeno?
I dati in possesso della questura, purtroppo, sono fermi al 2011 e non sono minimamente proiettati al 2012 - 2013. Noi riteniamo perciò che siano valori sostanzialmente falsati perché con la crisi il numero dei reati è certamente cresciuto.
In questo quadro come si inserisce il vostro lavoro?
Cerchiamo di fare il possibile per dare un senso di sicurezza al cittadino, non solo percepito ma anche reale. Purtroppo, però, lo Stato ha letteralmente abbandonato questo territorio. C'è bisogno di rifondare le attività sociali legate agli Enti locali. Mancano strutture in grado di aiutare i giovani a crescere nella legalità, magari attraverso dei corsi di formazione, che qui non hanno mai funzionato.
Giovani che finiscono poi per essere assoldati dalla camorra...
A Napoli la camorra trova sempre terreno fertile, perché di fronte ad uno Stato che indietreggia c'è una criminalità che sostiene e dà lavoro, e che quindi diventa attraente agli occhi di giovani e a volte giovanissimi. In più la struttura della città rende molto complicato il nostro lavoro di controllo del territorio. Abbiamo i quartieri Spagnoli, Sanità, Forcella mondi attraversati da vicoli talmente stretti che diventa impossibile percorrerli in auto.
Cosa caratterizza in maniera così particolare la realtà criminale napoletana?
La presenza sempre minore di legalità. Che è quello che sta succedendo in tutte le regioni del sud, a dispetto di una Polizia che, soprattutto in queste zone, è sempre più debole. Nell'ultimo decennio ci sono stati continui tagli alla sicurezza, sia dal punto di vista delle risorse umane, sia dei mezzi: siamo sotto di 800 unità, abbiamo un parco veicoli obsoleto e al limite dell'efficienza, la maggior parte delle autovetture passa più tempo in officina che in mezzo alla strada perché mancano i soldi per farle riparare.
Quindi la città è sotto assedio?
Diciamo che fortunatamente prevale sempre lo spirito di sacrificio del poliziotto che fa di tutto per riuscire ad operare all'esterno. All'Ufficio Prevenzione generale, ad esempio, che è il più grande organo di controllo del territorio della questura di Napoli, quotidianamente i poliziotti devono iniziare la loro giornata di lavoro cercando di mettere insieme le varie parti della divisa, l'autovettura e la benzina prima di riuscire ad operare per la strada. In qualunque altro settore della Pubblica amministrazione, se non ci sono i mezzi non si produce. I nostri uffici di Polizia, invece, continuano ad operare grazie all'impegno delle nostre donne e dei nostri uomini che mettono mano alle proprie tasche per offrire ai cittadini quella vicinanza indispensabile di cui hanno bisogno.
Quanto è cambiato il vostro lavoro negli ultimi anni?
Un tempo non ancora molto lontano, uscivano macchine e pattuglie con tre operatori di Polizia all'interno, per quasi venti Volanti articolate nel turno in quinta. Oggi, a malapena si riescono a mettere insieme una decina di Volanti e con solo due uomini a bordo. Così anche nelle ore notturne in cui l'Ufficio Prevenzione generale gestisce tra le sette e le otto Volanti con appena due agenti che dovrebbero controllare l'intera città.
A questi bisognerebbe poi aggiungere le pattuglie dei commissariati, primi baluardi contro la criminalità organizzata per la conoscenza del territorio, ma che sono ormai ridotti all'osso, costringendo fiori all'occhiello come la Squadra Mobile di Napoli, che tanti successi ha ottenuto nella lotta alla criminalità organizzata, ad occuparsi di piccoli episodi di delinquenza che i commissariati non riescono più a gestire.
Possiamo dire che le vostre condizioni di lavoro sono ormai giunte al limite?
Siamo di fronte a delle vere e proprie situazioni di invivibilità con i commissariati che cadono a pezzi e quella di Napoli è una delle logistiche più disastrose di Italia. Abbiamo commissariati che sono insufficienti dal punto di vista igienico-sanitario, e quindi anche nell'accoglienza ai cittadini. La crisi e la mancanza di soldi non possono essere una giustificazione a tutto questo. Anche perché questo degrado delle condizioni di lavoro può demotivare il poliziotto, ed anche la qualità del suo lavoro, un lavoro così delicato, per altro, come solo quello del poliziotto sa essere, ne può risentire.
Come organizzazione sindacale, cosa chiedete alle Istituzioni?
Noi pretendiamo che si rimetta mano subito al contratto di lavoro nazionale, perché ormai il salario è inflazionato rispetto al costo della vita, e il poliziotto monoreddito è sull'orlo della povertà. Spesso è costretto a fare altri lavori, ed in nero per giunta.
Al governo Letta chiediamo di riavviare la fase contrattuale, di ripristinare i fondi ed in particolare quelle indennità accessorie che abbiamo conquistato con anni di duro lavoro sindacale e che sono state soppresse. Chiediamo inoltre di rivedere gli assetti pensionistici della cosiddetta riforma Fornero, e di riconoscere al Comparto Sicurezza quella prerogativa di rischio per la quale un uomo di oltre 65 anni non può rispondere alle reali esigenze di un territorio in termini di lotta alla criminalità.
Infine, chiediamo di ripristinare l'inserimento di nuove risorse umane all'interno del Corpo di Polizia attraverso concorso pubblico, oggi invece reclutate da percorsi di tipo militare e quindi con assetti formativi e culturali completamente diversi. Il ripristino del concorso consentirebbe anche di ridurre l'età media dei poliziotti, oggi giunta intorno ai 35 anni.
Che elementi sono emersi, ad oggi, sul terribile incendio che ha distrutto la Città della Scienza?
Sul fronte investigativo, non siamo ancora in grado di dare un movente chiaro a questo gesto scellerato. È chiaro che qualcuno vuole sottomettere la cultura della civiltà a quella del denaro. Penso che dietro la distruzione del tempio della scienza ci sia la mano di qualcuno che vuole cementificare l'area di Bagnoli.
La Città della Scienza deve ripartire, perché rappresenta il rinascimento di Napoli e della cultura e molti giovani hanno potuto beneficiarne. Noi ci batteremo affinché rinasca, e più forte di prima.
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