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Luglio - Agosto/2013 - Articoli e Inchieste
Premio Franco Fedeli
Vince Maurizio De Giovanni con il romanzo "Vipera"
di Michele Turazza

Per il concorso sono passati artisti del calibro di Andrea Camilleri,
Carlo Lucarelli, Loriano Macchiavelli e Francesco Guccini.
Un appuntamento letterario riservato ai libri polizieschi
che hanno come protagonisti appartenenti alle Forze dell'ordine

Maurizio De Giovanni, col romanzo Vipera (Einaudi), è il vincitore della quindicesima edizione del Premio letterario Franco Fedeli, ideato ed organizzato dal Siulp di Bologna, in collaborazione con “Polizia e Democrazia” e la libreria Ibs, e col patrocinio del Comune di Bologna. La cerimonia di premiazione si è svolta venerdì 28 giugno nella splendida cornice del Teatro San Salvatore di via Volto Santo, alla presenza delle autorità locali, di Angela Boggioni e Igor Fedeli (moglie e figlio di Franco), del vincitore De Giovanni e degli altri due finalisti Gianni Simoni e Giuseppina Torregrossa.
Il Premio Fedeli – concorso letterario riservato ai libri polizieschi che hanno come protagonisti appartenenti alle Forze dell’ordine – ha visto classificarsi nelle passate edizioni, tra gli altri, anche Andrea Camilleri, Carlo Lucarelli, Loriano Macchiavelli e Francesco Guccini.
Il romanzo di Maurizio De Giovanni, che vede come protagonista il Commissario Ricciardi, è stato selezionato da una giuria, composta in prevalenza da appartenenti alle Forze dell’ordine – tra cui Simona Mammano, poliziotta, scrittrice, instancabile animatrice ed organizzatrice del Premio – e presieduta dal professor Giuseppe Giliberti, ordinario dell’Università degli Studi di Urbino.
«Avvicinare i poliziotti alla gente e, soprattutto, avvicinare la gente ai poliziotti»: è stato questo lo spirito dell’edizione di quest’anno del Premio, secondo il segretario generale del Siulp di Bologna Felice Citriniti, che ricorda come il contributo di Franco Fedeli alla direzione delle riviste Ordine Pubblico, Nuova Polizia e Polizia e Democrazia sia stato «determinante per la smilitarizzazione della Polizia». Ma la smilitarizzazione, da sola non basta. «Fedeli è stato il primo a credere nella democratizzazione della funzione di Polizia. Come Siulp vogliamo costruire una cultura della legalità per favorire la crescita di una società in cui la sicurezza sia fisiologica», ha precisato il segretario nazionale Siulp, Felice Romano.
«Purtroppo la Polizia – ha commentato Rita Parisi, membro della segreteria provinciale Siulp – con buona pace di tutti i governi che si sono succeduti, è tornata ad essere una realtà militare» smentendo lo spirito della legge 121. «L'attuale Polizia non è quella della legge 121, non è quella del Movimento democratico e non è nemmeno quella per cui ha lottato Franco Fedeli. La strisciante rimilitarizzazione della Polizia di Stato infatti dimostra con inequivocabile chiarezza quanto sia difficile riformare davvero un’Istituzione dal profondo, l’intervento legislativo è necessario ma non sufficiente, occorrerebbe innanzitutto una parallela rifondazione di tutti i percorsi formativi . Molto è stato fatto sul fronte della formazione grazie anche al determinante contributo del Siulp che a livello nazionale si è molto esposto sul tema, ma non dimentichiamo che per anni la direzione di tutte le scuole di Polizia è stata affidata ad ex ufficiali del disciolto Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, la classe dirigente cioè, alla quale prima della riforma era sostanzialmente affidato l’inquadramento militare dei poliziotti. Certamente – ha concluso Parisi – grazie soprattutto alla riforma del 1981 e alla costante vigilanza democratica del sindacato, le condizioni di lavoro dei poliziotti non sono neanche paragonabili a quelle degli anni antecedenti la riforma, ma temi come la maternità, la diversità, la tutela della famiglia e soprattutto la mobilità, oggi enormemente aggravata dal blocco del turn-over, disvelano condizioni di lavoro che possono e devono essere migliorate».
Alla premiazione, interamente tradotta nella lingua dei segni italiana, è seguito un incontro dibattito sul tema “Risorse e proposte per prevenire e contrastare la violenza contro le donne”, durante il quale è stato distribuito ai presenti copia del vademecum “La violenza contro le donne nelle relazioni d’intimità”, realizzato nell’ambito del progetto Lexop e rivolto agli operatori della legge della provincia di Bologna. Dalla tavola rotonda è emersa la concorde convinzione che i crimini sulle donne non possano essere efficacemente combattuti esclusivamente dalle Forze dell’ordine, dovendo invece essere coinvolta tutta la società civile. In particolare verrà valutata l’ipotesi, su cui sta lavorando l’Ufficio sanitario della questura di Bologna, di istituire, presso tutti gli Uffici di Polizia della Regione, idonei locali in cui personale specializzato e appositamente formato sappia accogliere le vittime di violenza.
Notevole successo di presenze hanno inoltre raccolto le visite guidate ai locali del Gabinetto regionale di Polizia scientifica dell’Emilia Romagna, diretto dal dott. Andrea del Ferraro, Vice questore aggiunto della Polizia di Stato, che ha spiegato ai partecipanti le molteplici attività della Polizia scientifica dirette alla ricerca di tracce e prove sulla scena del crimine.
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Motivazione vincitore Premio Franco Fedeli 2013
Maurizio De Giovanni, Vipera, Einaudi, Torino, 2012

Il commissario Ricciardi è un personaggio tormentato dall’inquietante dono di vedere e sentire le ombre di assassinati, suicidi, vittime di incidenti, che per qualche tempo rimangono nel luogo dove sono morti, recitando le ultime parole continuamente, come un disco rotto. Il “fatto”, come Ricciardi lo definisce con orrore in altri romanzi della serie, incombe su di lui come una maledizione e lo rende diverso, imprigionandolo in una profonda solitudine. In realtà, il commissario è un uomo sensibile all’amicizia, all’amore, alla sensualità. Il suo senso del dovere, che non arretra di fronte al potere, è espressione di una profonda pietà nei confronti degli esseri umani e in primo luogo delle vittime. Ma il suo destino – di cui non parla mai con nessuno - gli impedisce di abbandonarsi ai sentimenti.
L’impianto narrativo è sapiente, benché la soluzione finale non sia necessariamente sorprendente. Come molti giallisti italiani degli ultimi anni, De Giovanni non è uno scrittore di genere, ma un romanziere vero, le cui opere starebbero in piedi da sole, anche se non fossero incentrate su un’indagine poliziesca. La vicenda – l’omicidio di una prostituta bellissima e fatale trovata morta in un esclusivo casino di via Chiaia - conosce un interessante snodo narrativo nella vicenda parallela del medico legale, antifascista arrestato e destinato al confino, che è raccontata con una buona dose di suspense.
Interessanti alcuni dei personaggi secondari che ricorrono in questo ed altri romanzi della serie: il generoso brigadiere (il più vero e più ‘sbirro’ del romanzo), il medico dott. Modo (che meriterebbe di essere meglio delineato), le due donne della sua vita (anzi tre, contando anche la fedele ‘tata’).
Le visioni dei morti, metafore di traumi personali e sociali, hanno un grande risalto nella vicenda. Tuttavia Vipera è un vero poliziesco, e non un romanzo del soprannaturale. Ricciardi, infatti, non è un ‘assistito’, o un angelo vendicatore, ma un commissario napoletano degli anni Trenta che fa bene il suo mestiere. Le visioni in cui si imbatte continuamente – la prostituta uccisa nel bordello, il suicida di via Toledo, l’annegato del porto – non l’aiutano, ma anzi lo tormentano e talora lo sviano.
De Giovanni scrive con uno stile fluente, un po’ barocco, come la canzone di E.A. Mario che dà il titolo al romanzo. E’ un bell’italiano, condito di espressioni dialettali mai gratuite. Molto ben riuscite sono le dettagliate descrizioni dell’ambiente. Ne esce una bella foto, perfettamente leggibile anche se un po’ ingiallita, della Napoli dei primi anni Trenta.
L’inchiesta sulla morte di Vipera è plausibile per il tempo storico in cui si svolge (vigente il Codice Zanardelli). L’autore ha dato al suo protagonista dei tempi più lenti di quelli che ci sarebbe aspettati, con l’evidente intento di narrare luoghi, fatti e vicende di una Napoli sempre ricca di fascino.


FOTO: Angela Boggioni Fedeli consegna la nostra targa al vincitore

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