L'impegno nella lotta alla criminalità organizzata in una Regione
in cui gli interessi delle cosche sulle grandi opere è sempre
più forte. La fiducia nel sindacato per garantire ai lavoratori
dignità nonostante tagli e crisi. Sono questi gli impegni presi
dal nuovo segretario del Silp Cgil Lombardia
È stato nominato segretario regionale appena lo scorso aprile, ma Daniele Bena in forza al Silp Cgil della Lombardia, ha già le idee molto chiare su quello di cui la Polizia e il territorio hanno bisogno per tornare a funzionare come in passato, nonostante la crisi. Ad aiutarlo in questo compito, la sua giovane età (45 anni di cui la metà trascorsi in Polizia) e una profonda conoscenza della professione, di Milano e della regione: perché alla sfida dell'integrazione multiculturale si unisce la lotta alla criminalità organizzata, sempre più radicata sul territorio.
Segretario Bena, che territorio è oggi quello della regione Lombardia?
La Lombardia in questo momento risente del momento difficile che sta attraversando tutto il Paese sia da un punto di vista sociale, sia economico. Anche qui, dove c'è sempre stata ricchezza, le aziende sono in difficoltà e le persone perdono il posto di lavoro senza riuscire a ricollocarsi. Un fenomeno, quest'ultimo, del tutto nuovo da queste parti. La sofferenza delle Istituzioni locali e della gente la si respira anche nei sevizi scolastici e sanitari che sono sempre più scarsi e in questo quadro si inseriscono anche le profonde difficoltà del nostro settore: spesso per noi è importante intervenire affiancati dai servizi sociali, soprattutto in quelle situazioni di profondo disagio psichico e fisico nelle quali si trovano molte persone in questo momento e che stanno aumentando in maniera allarmante. C'è poi il problema dell'utilizzo crescente di sostanze stupefacenti che in Lombardia è molto forte, grazie ai costi sempre più abbordabili. Infine, ci sono le grandi opere: l'alta velocità e la nuova bretella autostradale, ad esempio, stanno devastando la campagna lombarda, ma hanno trovato un grande consenso tra le persone per via dell'illusione che tutti in qualche modo si sarebbero arricchiti. Ora, invece, ci si inizia a chiedere se tutto ciò si tradurrà in vera occupazione o se sarà l'ennesima colata di cemento sul territorio senza nessun effetto benefico.
Sono queste le famose zone grigie nelle quali si inserisce facilmente la criminalità organizzata?
La natura di queste attività facilita già di per sé la costituzione di cellule criminali, soprattutto nelle attività legate alla manodopera, molto spesso straniera (e quindi incapace di difendersi) e gestita da cooperative nelle quali i sindacati non riescono ad entrare. Questo porta a nuove forme di sfruttamento. In più queste cooperative sono molto difficili da controllare perché cambiano spesso nome e gestione e diventa perciò difficile sapere cosa succeda al loro interno.
Che effetto le fece, due anni fa, sentire l'allora ministro dell'Interno Maroni negare la presenza delle cosche in Lombardia?
Mi sconvolse, ma va anche detto che le modalità con le quali la criminalità organizzata si insedia qua sono diversissime da come siamo abituati a pensarle leggendo i libri o guardando la televisione: qui tutto accade in maniera felpata, i reati fatichi a vederli, non essendoci morti ammazzati per strada o conflitti a fuoco, se non in pochissimi casi isolati. In generale non c'è questa percezione e manca proprio un certo tipo di riflessione.Me ne rendo conto in provincia, dove si può facilmente assistere a quelle famose cene nelle quali siedono insieme imprenditori, politici, amministratori, esponenti della magistratura e delle Forze dell'ordine e dove in mezzo a tante persone perbene ci può essere il braccio esecutivo della criminalità organizzata che in quel modo viene legittimato. In provincia questo è normale e così non si respira aria di criminalità. C'è una profonda sottovalutazione dei comportamenti etici. Io ricordo poliziotti, colleghi che hanno fatto cose importanti per questo Paese chiusi in caserma nel vero senso della parola proprio per non correre il rischio di trovarsi a stringere amicizie sbagliate. In Lombardia la malavita non si vede e questo la rende pericolosissima sopratutto quando poi ci ritroviamo un Ministro che sostiene che qui la ’ndrangheta non c'è.
Un altro problema, per lo più a Milano, è quello dell'integrazione e della convivenza tra culture diverse.
L'episodio classico è quello accaduto l'11 maggio a Milano quando un cittadino ghanese ha ucciso tre passanti a colpi di piccone e spranga in preda ad un raptus di follia. Ci troviamo di fronte al gravissimo fatto di cronaca, assolutamente da condannare, ma anche di fronte ad una persona che sarebbe dovuta essere aiutata: e questo riguarda italiani e stranieri. Purtroppo le strutture sanitarie che dovrebbero occuparsene e che hanno al loro interno dei grandi professionisti versano in condizioni gravissime. Per questo mi preoccupo molto quando sento che i Comuni non hanno i soldi per i servizi sociali o per altri generi di servizi. A Milano il ministro Alfano ha annunciato l'invio di 140 nuove unità di Forze dell'ordine tra Polizia e Carabinieri distribuiti in egual misura nelle periferie e forse per qualche settimana avremo una maggiore presenza delle Forze dell'ordine in strada. Ogni arresto servirà a confermare la validità di questo provvedimento, ma la verità è che noi avremmo bisogno di un lavoro ordinario, serio, grazie al quale le Volanti si muovano costantemente sul territorio e i commissariati funzionino a pieno ciclo evitando inutili sovrapposizioni tra divise. Credo inoltre che dal momento in cui si taglia su scuola, sanità e servizi sociali si sia arrivati anche al punto di doverci chiedere se ci sia qualche Forza armata e qualche poltrona di troppo da poter eliminare, per ridurre la spesa pubblica.
Perché la decisione di unirvi alla Cgil?
Con la Cgil abbiamo un rapporto di collaborazione e di dialogo e questo a noi serve per portare nel sindacato le nostre specificità e per capire quali siano le problematiche delle altre categorie di lavoratori. Il lavoro del poliziotto ha delle specificità che ci preoccupano molto: ad esempio, la mancanza per noi di una pensione complementare che di questi tempi sta diventando un vero e proprio incubo. Perché per molti nostri colleghi la prospettiva è di andare in pensione tardi e in povertà. Un'altra problematica grave sulla quale spero che lavoreremo a fianco del sindacato a livello nazionale è quella della malattia. Oggi un poliziotto che si ammala seriamente trova dall'altra parte un'Amministrazione che invece di aiutarti e sostenerti cerca il modo di allontanarti, e questo è sbagliato. Vorrei inoltre dare atto dell'impegno che la Cgil e il nostro segretario nazionale Daniele Tissone ci hanno già dimostrato manifestando con noi per chiedere un maggiore impegno per l'attività antimafia in Lombardia e dire no alla chiusura della Direzione Antimafia di Malpensa. Ci sono aree della regione interessate dalle grandi opere e senza nessun controllo. Per questo chiediamo l'apertura di un ufficio operativo anche in quelle zone.
FOTO: Daniele Bena, Segretario regionale Silp per la Cgil
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