«Una delle ragioni fondanti che portò, nel ’99, a dare vita al Silp fu
la convinta adesione ai valori della Cgil. La confederalità non è un marchio
di fabbrica o una maglia da indossare per essere più credibili, va coltivata
e praticata attraverso l’azione quotidiana, offrendo e ricercando
solidarietà tra i cittadini, rifuggendo da tentazioni corporative
e autoreferenziali». Colloquio col nuovo segretario del sindacato
di Polizia affiliato a Corso Italia
Nuova guida per il Silp Cgil con l’elezione del segretario nazionale Daniele Tissone. Savonese, 51 anni, può contare su un’esperienza di lungo corso all’interno della sindacato. Assieme alla rinnovata Segreteria, dovrà confrontarsi con le istanze di un settore – quello della sicurezza – finito sotto la scure dei tagli. Lineari, ragionieristici, li definisce lui; in sostanza, tagli che, oltre a incidere sulle tasche degli operatori, possono alterare il volto delle nostre città. «Non si può produrre reale sicurezza – ha detto a Polizia e Democrazia - se non si opera all’interno della legalità, perché senza legalità non esiste pace sociale e certezza del diritto».
Daniele Tissone, visto il recente incarico, con quale eredità deve confrontarsi?
Abbiamo ancora una serie di questioni di carattere sindacale che, anche chi mi ha preceduto, ha dovuto affrontare. Tra le priorità della nostra organizzazione c’è il confronto con la crisi economica che costringe tutti a farci i conti. Nonostante la necessità di ridurre le spese, lamentiamo da tempo i tagli lineari, di tipo puramente ragionieristico. La sicurezza viene vista solo come un costo e quindi tagliata; ma su essa, invece, bisognerebbe aprire un ragionamento diverso, anche culturalmente, affinché la si intenda come un investimento.
Abbiamo urgente necessità di rinnovare i nostri contratti come anche di mantenere gli attuali requisiti di accesso al pensionamento impedendo che si facciano interventi ulteriori che aumentino l’età di congedo degli operatori di Polizia, il che finirebbe col nuocere alla stessa attività dei poliziotti. E poi, come per i miei predecessori, sarà necessario insistere perché vi sia un adeguato stanziamento volto al rinnovo delle carriere.
Quale direzione per il Silp?
Territorio, luoghi di lavoro e tutela saranno i tre assi di riferimento che governeranno una stagione di rinnovamento e rilancio dell’iniziativa sindacale del Silp, a tutela degli operatori di Polizia. Insieme alla Cgil rilanceremo il tema del superamento dei limiti della legge 121/81 per il riconoscimento pieno dei diritti sindacali. In sostanza, diritti contrattuali e dignità professionale saranno al centro del confronto con l’Amministrazione.
Cosa chiedete al governo?
Che ci metta in condizione di poter lavorare meglio con risorse di natura economica, che passano anche attraverso il riconoscimento reale della specificità. Sul piano istituzionale andrebbero, peraltro, ripristinati quegli stanziamenti, relativi agli uomini, al personale - perché siamo in una situazione particolarmente deficitaria - ai mezzi e alle tecnologie che sono indispensabili per produrre un’azione incisiva verso la criminalità organizzata.
La Polizia deve essere al passo con una moderna investigazione, tanto più che la malavita è sempre più attrezzata e le risorse certamente non le mancano.
Intanto, che valutazione dà dei primi passi del governo Letta?
Non possiamo che valutare positivamente l’attenzione del presidente Letta verso gli operatori di Polizia circa il reale riconoscimento della specificità del Comparto. E’ doveroso e va nella direzione giusta, dopo anni di tagli e discriminazioni. Bisogna aprire da subito un’interlocuzione su atti concreti circa risorse, riordino delle carriere e previdenza.
Perché, se le istanze sono così importanti, i sindacati di Polizia faticano a scendere in piazza tutti assieme?
Per le cose importanti sono scesi in piazza insieme e sono convinto che, a parte alcune differenze, saremo in grado di sostenere battaglie comuni. L'unità sindacale è la strada da perseguire, possibilmente in ogni occasione.
Ho partecipato con molto piacere al recente esecutivo unitario di Cgil, Cisl e Uil, tenutosi a Roma il 30 aprile, e auspico che si possa proseguire in tale direzione.
Per alcuni osservatori, i sindacati hanno perso la capacità di rappresentare i lavoratori. Cosa fare per invertire la rotta?
Innanzitutto un buon sindacalista è colui il quale è sempre attento alla difesa dei diritti e, a cominciare dal posto di lavoro, dà un sostegno reale, immediato ed è presente e collaborativo su quelle che sono le difficoltà di ogni giorno. Quando il sindacalista assiste in maniera continuativa è visto come persona che può aiutare il singolo ma anche l’organizzazione, per funzionare nel migliore dei modi.
Ritiene che gli ultimi Ministri dell’Interno abbiano saputo portare avanti le necessità del loro dicastero?
Molto spesso questi Ministri dicevano di avere a che fare con tagli e che, pur volendo portare più risorse al Comparto e ai poliziotti, non potevano farlo per questioni di cassa. Però, ripeto, il problema nasce quando i tagli sono lineari e la sicurezza, al pari di scuola o sanità, vengono considerati alla stregua di altre voci di spesa.
Cosa resta, culturalmente, della Riforma?
Il nostro gruppo dirigente, che ci ha portati nel ’99 a fare una scelta convinta e condivisa di adesione ai valori della Cgil, ha creduto nella solidarietà tra i cittadini rifuggendo tutte le tentazioni corporative, autoreferenziali.
Un’idea, questa, che era presente anche in chi volle la Riforma. E’ il nostro modo di intendere il sindacato. Non si può produrre reale sicurezza se non si opera all’interno della legalità perché senza legalità non esiste pace sociale e certezza del diritto. Operare nella legalità è per tutti, ma soprattutto per le Forze dell'ordine, un imperativo categorico a cui non ci possiamo sottrarre mai, in nessuna circostanza.
Fatti come quelli di Genova o vicende come quelle legate alla morte di Cucchi, Uva o Aldrovandi, gettano un’ombra sul Comparto.
Noi abbiamo condannato i comportamenti violenti. Ci siamo dissociati da azioni che non facevano altro che cancellare, all’interno della nostra storia, quei processi di democratizzazione che, negli ultimi trent’anni, sia pure con fatica, con alti e bassi, hanno consolidato i rapporti tra Forze dell’ordine e la società civile.
Che fare per risalire la china?
La Polizia ha all’interno di sé gli anticorpi necessari: siamo quindi fiduciosi, sereni. Come sindacato, siamo stati tra i primi a condannare comportamenti violenti di alcuni poliziotti protagonisti dei drammatici fatti di Genova del luglio 2001. Eravamo e siamo certi che nel corso del G8 vi fu anche il tentativo, in un certo qual modo, di forzare la nostra democrazia. Rispetto alla manifestazione di Ferrara [quella del Coisp sotto agli uffici della madre di Federico Aldrovandi, ndr], abbiamo espresso da sempre vicinanza nei confronti della mamma del giovane Aldrovandi. E come noi, altri sindacati di Ps. Il che significa che, all’interno della Polizia, questi anticorpi esistono.
E’ chiaro che è sempre importante vigilare affinché non vi siano gli eccessi e se i singoli sbagliano sono da sanzionare, da condannare, ma è anche vero che le generalizzazioni, a prescindere dalla categoria dei lavoratori, sono un fatto negativo.
Quale messaggio vorrebbe che passasse?
Che è necessario conoscere le difficoltà che affrontano tutti i giorni gli operatori delle Forze di polizia, difficoltà sempre maggiori per le quali è richiesta una professionalità crescente. Per questo la nostra organizzazione ha tra i suoi pilastri una formazione sempre più attenta, aggiornata.
I giovani poliziotti si iscrivono al sindacato?
Oggi l'età media viaggia intorno ai trentacinque/quaranta anni; quindi, se per giovani intendiamo loro, sì, si iscrivono.
Differenze tra quando lei è entrato in Polizia e oggi?
Mah, tanti passi avanti sono stati fatti; però si avverte che, a seguito dei tagli, c’è sempre maggiore difficoltà nell’operare.
Non trova che la sicurezza sia spesso strumentalizzata a fini propagandistici?
La sicurezza deve diventare un argomento di discussione seria individuando le risorse, gli obiettivi, anche alla luce dei tagli, sottraendola dall’essere unicamente argomento di campagne elettorali poiché, come bene comune, deve essere esercitata seriamente e male fa alla collettività la speculazione su determinate vicende.
FOTO: Daniele Tissone, Segretario nazionale Silp per la Cgil
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