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Marzo-Aprile/2013 - Contributi
Ricordi
Il saluto a Damiano Damiani, regista del cult Il giorno della civetta
di Elio Matarazzo

Ho conosciuto Damiano Damiani nel dicembre del 1988 a casa di amici e mi ricordo che parlai con lui del suo film per la TV appena andato in onda“Il Treno di Lenin”.
Ricordo che dopo la trasmissione del film era stato organizzato un dibattito cui partecipò oltre che il regista anche un dirigente dell’allora PSI che in diretta attaccò Damiano Damiani per come aveva mostrato al grande pubblico televisivo la figura di Lenin un uomo, un rivoluzionario con i sui pregi e i suoi difetti e che per il futuro del bolscevismo rinuncia all’amore di una donna. Un film per la TV che non demonizzava, come forse avrebbe voluto quel dirigente del PSI, Lenin, ritornato in Russia con quel leggendario treno piombato, e che avrebbe poi diretto la Rivoluzione dell’Ottobre e portato alla nascita dell’Unione Sovietica. A mio giudizio un film culturalmente importante perché è frutto di una ricerca seria e approfondita, senza lasciare nulla alla propaganda, e racconta quello che era accaduto con la rivoluzione bolscevica e come nasce l’URSS.
Ricordo che quella sera durante la discussione con Damiano sostenni che forse nell’affidare questo compito, a lui importante maestro del cinema, e reduce dai successi della “Piovra”, vi era forse qualche retro-pensiero ovvero affidare a lui l’ operazione culturale che doveva mettere in negativo la presa del potere comunista in quel Paese dove la parte debole della società si faceva stato.
Da quella sera in poi nei mesi e negli anni successivi continuammo a incontraci nelle nostre rispettive case cenando insieme, per discutere, riflettere, insieme ad amici comuni, sui fatti che stavano accadendo intorno a noi in quegli anni.
In questo modo ho conosciuto la sua famiglia, la dolce moglie Rosi Zetti, i sui figli Cristina, Sibilla e Francesco una famiglia unita in cui sicuramente si sentiva che al primo posto dopo l’affetto e l’importanza di volersi sempre bene c’era l’onestà personale e intellettuale.
Nelle nostre frequentazioni scoprii che in gioventù aveva praticato il Pugilato - mostrandomi delle foto - e che aveva lavorato per la Bolero film-Mondadori negli anni Cinquanta ad una serie di fotoromanzi.
Negli anni Quaranta, subito dopo la guerra, per Strelher e Grassi del Piccolo Teatro di Milano aveva realizzato una locandina che faceva bella mostra di sé nell’ingresso della sua casa. Ha disegnato e realizzato delle strisce di fumetti anche per la storica e importante rivista ‘l’Asso di Picche’ di Hugo Pratt. La creazione di fumetti è stato anche un mezzo che Damiano ha usato nei suoi story-board per spiegare e illustrare le scene da riprendere, rendendo più efficace e chiaro il suo pensiero ai componenti della troupe cinematografica.
Damiano quindi è stata la dimostrazione come il fotoromanzo, il fumetto, il cinema sono mezzi di diffusione della conoscenza e ricordava :
"La cosa più importante era fornire alle masse sempre più vasti strumenti di lettura, per contribuire così alla loro emancipazione"
Ma la cosa per me sorprendente, era la sua produzione di quadri, la pittura, attività di Damiano Damiani poco nota, che potevi vedere quasi esclusivamente solo quando frequentavi la sua casa romana o la sua villa all’Argentario. Negli anni Trenta del Novecento aveva frequentato a Milano l’Accademia di Brera e aveva avuto come insegnanti pittori come Carrà, Funi e Messina.
Una produzione pittorica che inizia negli anni Cinquanta e finisce nel 2005: quadri grandi, con figure originali, colorate che rappresentava con il suo stile in vari momenti di vita quotidiana.
Un maestro che ha frequentato le arti dell’immaginario e ci ha lasciato delle opere tra cinema, fumetti, fotoromanzi e pittura come elementi collegati tra loro per fornire elementi di riflessione sulla nostra società. Una produzione culturale per immagini, sia fisse che in movimento, accompagnate da una musica, la percepiamo molto facilmente, per la sua sintesi espressiva, per la sua visione formale, con i suoi colori, per tutto quanto vi é rappresentato, ma anche per i suoi contenuti intellettuali che rappresentano il pensiero di chi ha creato l’opera e per i messaggi che arrivano a noi e ci fanno riflettere.
Il 9 marzo abbiamo dato a Damiano Damiani l’ultimo saluto con la consapevolezza che attraverso la pittura, i fumetti e i suoi film è stato un maestro, un poeta, che ha lasciato un segno nella nostra epoca della sua intelligenza, della sua fantasia, della sua creatività.
La vita ci riserva sempre delle sorprese e per me essere stato amico di Damiano Damiani lo considero un privilegio anche per la dedica che mi ha voluto scrivere nel 2004 quando mi ha regalato il libro di Alberto Pezzotta ‘Regia Damiano Damiani’: “A un amico … Vero”.

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