Roma, capitale del traffico e di una certa
distrazione alla guida. Ne abbiamo parlato
con Carlo Buttarelli, comandante dei vigili
La strada è un lungo rettilineo assolato che si dispiega come un tappeto davanti agli occhi. Se si vuole raggiungere il lato opposto del marciapiede bisogna attraversarla, bastano pochi secondi. È un gesto quotidiano, anche oggi non sarà un problema. Allora perché un istante dopo si finisce col ritrovarsi a terra senza nemmeno rendersene conto? Un dolore fortissimo all’anca destra e una chiazza di sangue bagna la camicia pulita. Un attimo prima, il pensiero d’essere soli e poi, invece, di ritrovarsi attorno un sacco di persone. Difficile percepire le loro parole. Parlano di un investimento sulle strisce bianche. Com’è possibile? Com’è potuto succedere? A terra c'è un pedone, ci vuole rispetto, mica si tratta di birilli, no? Come può un essere umano decidere di non arrestare la sua corsa in macchina di fronte a un altro essere umano? Qualcuno può spiegarlo prima che sia troppo tardi? Tante le risposte evasive. Qualcuno se la prende con i romeni, i polacchi, gli extracomunitari che si ubriacano prima di mettersi al volante, ma che importa conoscere la nazionalità: chi commette una follia del genere non ha provenienza: è solo un assassino.
Esiste nel 2013 la possibilità che si faccia qualcosa di concreto per la sicurezza stradale? Per saperlo, abbiamo interpellato Carlo Buttarelli, comandante della Polizia municipale di Roma.
A proposito di sicurezza stradale, quali responsabilità hanno le scuole guida?
Hanno un ruolo fondamentale per quanto concerne l’educazione stradale, specialmente a carico dei giovanissimi. Tuttavia penso che si limitino, per ragioni burocratiche, a insegnare in modo molto freddo e distaccato la materia della circolazione stradale. Non credo si possa chiedere loro di più. Questo adempimento potrebbe invece essere richiesto ai docenti nelle scuole di ogni ordine e grado.
Educazione stradale. Quando potrà essere insegnata nelle scuole?
Le iniziative ci sono e peraltro ci coinvolgono direttamente qui a Roma come polizia locale, avendo svolto già numerosi corsi nelle scuole elementari e medie. Ritengo però che debbano iniziare, con adeguati strumenti didattici, addirittura all' asilo per poi proseguire alle elementari e alle medie ma anche alle superiori.
Quanta consapevolezza c’è tra gli automobilisti di possedere a tutti gli effetti un’arma, ossia la macchina, quando si mettono alla guida?
Sono fermamente convinto che una gran parte degli attuali conducenti non sia effettivamente in grado di condurre in sicurezza il veicolo. Lo dico per esperienza diretta e anche perché da un’analisi che viene effettuata su determinati sinistri, si evince che l’elemento preponderante è riconducibile alla distrazione più che alla velocità. Basta guardarsi intorno nelle prime ore del mattino, con tante donne che si truccano in macchina, o tanti uomini che alla guida si distraggono con i telefonini. Purtroppo nel conducente moderno manca proprio la consapevolezza della pericolosità, anche a velocità moderate. Molti sinistri avvengono infatti a velocità molto basse.
La diffusione delle mini car ha portato in questo senso dei vantaggi?
Sulle mini car c’è stata un forte ideologia contraria, espressa da alcune parti anche politiche, che io non ho condiviso. Certamente è più sicuro un veicolo del genere che non uno a due ruote.
Quanto è importante la Polstrada?
Penso sia importantissima perché ha al suo interno uomini altamente professionali, in grado di poter gestire una mobilità su scala nazionale, ancorché anche loro purtroppo stanno soffrendo di una riduzione del personale sempre più consistente.
Lei ha diretto in passato il GIT, vale a dire il gruppo intervento traffico. L’istituzione del vigile di quartiere può rappresentare un valido aiuto?
Ritengo di sì perché l’originaria intenzione sulla realizzazione di questa figura era proiettata a migliorare il rapporto con il cittadino. Il cosiddetto vigile di quartiere o di prossimità è una figura che girando per il quartiere, facendosi conoscere, instaurando possibili rapporti tra cittadini e commercianti, potrebbe incidere anche positivamente sulla circolazione stradale.
L’abbassamento a sedici anni dell’età in cui poter conseguire la patente (come succede già da tanto tempo in Usa) potrebbe portare dei vantaggi?
Su questo tema si è discusso per molto tempo. Si ritiene, anche in virtù di una mentalità tipica del popolo italiano, che i nostri giovani a sedici anni siano degli immaturi. Io non sono di questa idea. Ritengo invece che non sia l’età a incidere sulla capacità di guida ma sia la capacità del sistema normativo a far sì che questi giovani abbiano un’istruzione adeguata. Si potrebbe seguire l’esempio della Svizzera, che collega la questione del conseguimento della patente all’obbligatorietà di svolgere un corso di guida sicura. Ciò potrebbe introdurre nella mentalità dell’aspirante guidatore quella capacità e quella idoneità alla conduzione di veicoli che altrimenti non potrebbe avere.
Quali sono i maggiori rischi per chi guida sulle due ruote?
Il più delle volte l’imprudenza, il voler comunque utilizzare il mezzo per raggiungere una meta il più velocemente possibile trasgredendo le norme del codice della strada. Tuttavia c’è molta disattenzione anche da parte dei conducenti delle autovetture verso i conducenti dei veicoli a due ruote che sono da considerarsi elementi più deboli.
Qual è stato l’intervento su strada per un incidente che l’ha colpita di più?
Quando sono dovuto intervenire su un bruttissimo incidente avvenuto sulla Cristoforo Colombo a Roma, dove purtroppo, un motociclista ha subìto la totale decapitazione andando a sbattere contro il guard rail.
C’è bisogno a suo avviso di una migliore educazione alla guida o di un radicale inasprimento delle pene per chi al volante si macchia di errori spesso tragici?
Se ci riferiamo a violazioni del codice della strada che incidono sulla vita umana e quindi portano fino alla morte i soggetti terzi, indubbiamente anche l’inasprimento delle sanzioni penali potrebbe costituire un deterrente. Tuttavia dobbiamo sempre partire da un presupposto: al di là dell’attenzione e della corretta conduzione dei veicoli, in una situazione di generale caos in cui si attua la circolazione stradale, è possibile per tutti incorrere in un incidente, anche gravissimo. Ciò che conta è un’adeguata educazione e che ci siano tutte le strutture e le infrastrutture atte a ricevere questa congestionata circolazione stradale.
Che differenza c’è tra lavorare nella polizia municipale a Roma e in un’altra città?
Roma è sicuramente unica, però è una metropoli. Non dimentichiamo che si tratta della città più grande d’Europa, quindi qui tutti i problemi si moltiplicano, tendono a essere rilevanti ed è rilevante la difficoltà nel riuscire a risolverli.
I cittadini vi vedono talvolta come dei castigatori. Come vivete questa situazione?
C’è un detto a Roma: i vigili sono quelli che tolgono i soldi di tasca ai cittadini. In realtà non è questa l’immagine che ci meritiamo. Noi abbiamo una competenza specifica in materia stradale e nell’applicazione delle regole, però non è solo questo che facciamo. C’è a mio avviso una forte carenza di adeguata informazione e di promozione dell’immagine che permetta alla polizia municipale di avvicinarsi ai cittadini.
Come si articola il turno di un vostro operatore su strada?
Di solito hanno turni alternati, svolgono un giorno la mattina e un giorno il pomeriggio; ci sono poi i turni tardo serali, quelli cioè che coprono la fascia tra il turno pomeridiano e il turno notturno, che di norma sono svolti da personale volontario, così come il turno notturno, svolto anche questo dal personale volontario.
L’anno scorso il vostro Corpo finì in televisione e si parlò di scandalo (monetine a Fontana di Trevi): che situazione si è trovato di fronte?
La cosa che mi ha preoccupato maggiormente (e che mi preoccupa tuttora) è la carenza di sentimento di appartenenza al Corpo. Vorrei riuscire a far riacquisire a tutto il personale lo spirito di Corpo, anche attraverso un’opera di moralizzazione che tenda a cancellare e a evitare in futuro comportamenti che comunque incidano negativamente sull’immagine istituzionale della Polizia municipale.
Secondo Lei ci sarebbe bisogno di maggiore lavoro interforze in città?
Se finalizzato alla sicurezza stradale, il lavoro interforze sarebbe auspicabile, visto che viene svolto dalla polizia locale di Roma Capitale.
Questo perché ancora oggi credo che da parte delle forze di polizia dello Stato si abbia la convinzione, peraltro in qualche modo fondata, che debbano occuparsi di altri aspetti, in modo particolare del perseguimento di reati previsti dal codice penale e da normative speciali.
Qual è il ruolo delle donne nel vostro Corpo e come sono viste dai cittadini?
Le donne sono importanti perché apportano un contributo fondamentale proprio grazie alla loro capacità di esprimere una figura diversa che non sia quella tipica che abbiamo avuto per anni . Inlinea di massima, sono viste dai cittadini come più severe degli uomini, tuttavia hanno difficoltà a imporre la loro autorevolezza in contesti degradati (ad esempio in alcune periferie dove regna la delinquenza) e nei confronti di soggetti stranieri, in particolare coloro che praticano la religione islamica, che mal tollerano di essere controllati e tanto più sanzionati da soggetti di sesso femminile.
Chi è il pirata della strada?
Il pirata della strada è soltanto un disperato, una persona che si rende perfettamente conto di quello che ha fatto e che, in preda alla disperazione, fugge cercando di evitare le conseguenze del sinistro, ignorando che la fuga aggraverà in modo esponenziale la propria posizione.
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