Nel maggio del 2009 durante un viaggio in Arizona rimasi colpito dalla disinvoltura con cui molti abitanti di alcune aree a nord di Phoenix girassero tranquillamente con un bel cinturone da cowboy con tanto di pistola in fondina. Capitava quindi, durante i miei spostamenti, di fermarmi di tanto in tanto a fare uno spuntino in qualche diner e ritrovarmi seduto vicino ad un potenziale pistolero del west. I personaggi apparivano pittoreschi e ben in sintonia con i paesaggi attraversati, ma quelle armi in bella vista lasciavano un certo senso di inquietudine. In realtà ancora più inquietante sarebbe stato scoprire che in Arizona, così come in molti altri stati d’America si possa ottenere facilmente una licenza speciale, il cosiddetto “concealed weapon permit”, che consente di portare armi nascoste, e quindi ancora più insidiose, in luoghi pubblici.
Proprio in Arizona, a Tucson, l’8 gennaio 2011 un ragazzo aprì il fuoco durante un comizio della deputata democratica Gabrielle Gifford, provocando la morte di 6 persone e il ferimento di altre 14, tra cui la stessa Gifford, colpita gravemente alla testa ed oggi in prima linea per l’approvazione di norme più restrittive sulla circolazione delle armi.
Tuttavia le leggi variano molto da stato a stato. In genere è sempre richiesta un’autorizzazione amministrativa, necessaria per la vendita di armi, ma molto semplice da ottenere e poi facilmente aggirabile. Attraverso l’acquisto su internet per esempio, ma ancora di più nelle grandi fiere mercato, dove si può acquistare una pistola senza licenza: vai, paghi, prendi l’arma e te ne torni a casa.
Tuttavia in diversi stati i fucili d’assalto sono già illegali, come in California, Hawaii, New Jersey, Massachusetts e New York, ma è chiaro che nessuno dei cinquanta stati americani può vietare completamente di possedere armi, viste le decisioni della Corte suprema.
Nel 1994 vennero introdotte dall’amministrazione Clinton due importanti riforme. La prima denominata Brady Bill, rendeva necessario il background check, ovvero un controllo del profilo di ogni acquirente di armi. La seconda consisteva in un divieto di vendita per tutte le armi d’assalto, ma il divieto decadde nel 2004, e non fu più rinnovato.
Esclusa per ora quasi completamente la possibilità tecnica di rimodellare il Secondo Emendamento o di crearne altri che lo superino, dato il carattere di rigidità della Costituzione americana, modificabile solo attraverso complessi procedimenti di formazione in cui dovrebbero intervenire anche i singoli stati, il Presidente Obama ha affidato al Vicepresidente Biden l’incarico di dirigere una commissione di esperti sulla questione delle armi.
La commissione ha svolto molti colloqui con associazioni di costruttori di armi, industrie di videogames, sostenitori del secondo emendamento, parenti di vittime, giuristi e psicologi, analizzando i diversi suggerimenti e le perplessità emerse. Tutto il lavoro è stato poi rielaborato e ne è nato un progetto firmato il 16 gennaio 2013 dal Presidente Obama. Il piano presentato da Obama propone alcuni disegni di legge che riguardano il ripristino del bando delle armi d’assalto, il bando dei caricatori che permettono un grande munizionamento (quelli cioè con più di dieci colpi), l’aumento delle pene per il traffico illegale di armi, maggiori controlli sanitari e dei precedenti penali su chi acquisti armi. Ma queste proposte dovranno passare al vaglio del Congresso, e allo stato appare difficile che diventino legge.
Obama ha presentato però anche 23 decreti presidenziali entrati in vigore direttamente senza passare per il Congresso. Queste norme permettono ad esempio la possibilità per tutte le agenzie federali di incrociare i dati sugli acquirenti di armi, per valutarne precedenti penali e storia clinica. Prevedono inoltre un più capillare censimento delle armi in circolazione e delle armi sequestrate, investimenti in campagne di formazione e sensibilizzazione nelle scuole e delle forze dell’ordine, ed infine investimenti per affrontare i problemi di salute mentale.
In definitiva Obama, consapevole dell’enorme difficoltà che stanno incontrando i progetti di legge in Congresso, ha cercato di fare il possibile attraverso gli strumenti a lui concessi, agendo principalmente su prassi amministrative, finanziamenti e coordinamento tra gli organi specificatamente preposti, attuando cioè quella che è chiamata la common sense doctrine. Questa dottrina propone un approccio pragmatico e con risultati immediatamente apprezzabili sul controllo alle armi, anche se di meno ampio respiro.
“Un altro dibattito che certamente è interessante, nell’attuale panorama legislativo statunitense - dice il prof. Guaccero- è quello, peraltro del tutto trasversale, cui si assiste in molti Stati in merito all’adozione di leggi che consentono ai lavoratori di andare sino al parcheggio del loro luogo di lavoro con le armi e di lasciarle chiuse nella propria auto. La lobby imprenditoriale per parecchio tempo ha ottenuto la restrizione di tale facoltà nella maggioranza degli Stati, preoccupata delle potenziali conseguenze in termini di responsabilità connesse alla presenza di armi non custodite nella proprietà privata. Negli ultimi dieci anni una ventina di Stati ha però varato leggi di questo genere, peraltro di portata non omogenea, alcune più ampia, altre più ristretta, ed è proprio di alcune settimane fa l’approvazione da parte dell’ultimo Stato in ordine di tempo, il Tennessee. Significativo è il modo con cui vengono conciliate le ragioni dei sostenitori del diritto a portare le armi nel parcheggio del luogo di lavoro, in quanto utili a proteggere il lavoratore che spesso deve percorrere molte miglia nel tragitto casa-lavoro, e dei sostenitori delle ragioni delle imprese, preoccupati dei rischi connessi alla presenza delle armi: la quadratura del cerchio è avvenuta attraverso l’introduzione di una clausola di esonero da responsabilità dei datori di lavoro per conseguenze collaterali alla presenza delle armi.”
Secondo il professor Gray, per poter fare un passo in avanti la società statunitense deve affrontare il problema gradualmente, lasciando che si sedimenti saldamente nella coscienza collettiva un nuovo punto di vista, che alla lunga potrà cambiare l’approccio delle persone alle armi.
Mi spiega la sua teoria professore?:
“Lei sa che guidare ubriaco negli Stati Uniti è oggi una cosa considerata molto seria, direi gravissima. Ma fino a trenta o forse quaranta anni fa, si guidava per le strade americane, senza pensare tanto se si fosse o meno bevuto un bicchiere di troppo. Oggi invece negli Usa se bevi poco più di un mezzo bicchiere di vino devi pensare ad una soluzione per tornare a casa che non sia il metterti alla guida. Se ti ferma la polizia, ti porta innanzitutto per una notte in galera, e questo anche se sei il figlio del Presidente, poi ti toglie la patente, ti fa pagare una salatissima multa e ti condanna ai servizi sociali per mesi. Quindi oggi quasi nessuno si fa beccare ubriaco al volante in America, hai troppo da perdere, se lo fai devi essere un folle. Sa come è nato tutto questo? Grazie all’enorme influenza sull’opinione pubblica e sul Congresso di un gruppo formato da alcuni genitori di ragazzi uccisi da ubriachi al volante che sono riusciti a far cambiare delle norme. Quindi nel tempo, lentamente, è cambiata la coscienza generale su questo tema. Un po’ come quando qui in Italia hanno imposto il divieto di fumare nei locali pubblici, si ricorda? Prima fumavano tutti ovunque. Oggi semplicemente è naturale non farlo. Ecco, quello che ho detto è per spiegare che è questo tipo di cambiamento, lento e progressivo, che avverrà anche per il discorso delle armi. Una nuova mentalità, che porterà nuove leggi sulle vendite e sui controlli a monte, anche sanitari, e nuove procedure più rigide per l’acquisto di armi che oggi non esistono, o non sono efficaci. Questo già limiterebbe molto il problema. Ma non credo lo eliminerebbe. Obama troverà forti ostacoli, e non credo che passeranno le proposte sulle armi d’assalto. Alla fine si dovrà dimezzare il programma iniziale, spingendo solo i punti che possano passare davvero. Bisogna avere un approccio pragmatico. Ci vuole ancora del tempo per un cambio di mentalità, forse purtroppo altre tragedie per poi approdare a delle vere riforme”
E intanto che si potrebbe fare?
“Si potrebbe attuare subito un’educazione alle armi, una gun education per comprendere cosa sono, come funzionano e quanto sono pericolose. Conoscendole probabilmente si avrebbe una più realistica comprensione del problema. Se conosci le armi è possibile che tu non voglia una società armata. Molti fautori delle armi non le conoscono davvero. Credo che uno più le conosca e più le eviti, perché sa quanto male possano fare. L’ignoranza non paga mai. Vede, se ci mettessimo a tavolino, armati di volontà, potremmo tirar fuori delle proposte, ma non quelle sensazionali e propagandistiche, quelle più attuabili e pratiche, tipo l’educazione appunto”
In conclusione la strada per risolvere il problema delle armi negli Stati Uniti appare ancora in salita. Si può affermare però che il diritto alla difesa personale deve poter andare di pari passo con il diritto alla sicurezza della collettività. I sostenitori della libera circolazione delle armi sembrano difendere solo una parte delle libertà dei cittadini. Il Nono Emendamento della Costituzione recita: “l’enumerazione di alcuni diritti fatta nella Costituzione non potrà essere interpretata in modo che rimangano negati o menomati altri diritti mantenuti dai cittadini.”
Duemilaseicentocinque cittadini dal 14 dicembre 2012 al 12 marzo 2013 hanno visto sicuramente negato il diritto più importante. Quello alla vita.
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