Ci stiamo avvicinando a grandi passi al 21 dicembre, un anno questo, che ci ha portato crisi, guerre, morti, terremoti …
Non ci vogliamo credere, ma c’è una previsione che dovrebbe portarci ad una soluzione di tutte le nostre preoccupazioni.
Una soluzione radicale. La fine del mondo.
Non una notizia, questa, buttata là dall’indovino di turno ma una previsione ereditata dal popolo Maya.
Un popolo che in molti campi ci ha lasciato delle testimonianze sorprendenti.
Questo popolo amerindiano dell’America centro settentrionale, fondatore dell’antica civiltà precolombiana, ebbe inizio in epoca remota estendendosi in un lungo arco di tempo. I Maya probabilmente tribù di nomadi provenivano dal Messico che si trasformarono in sedentari agricoltori.
La loro civiltà sarebbe passata dall’età pre-classica (1500 a. C.) all’età post-classica (889-1697).
La civiltà dei Maya
Le antiche rovine, fino a qualche decennio fa sepolte nelle foreste, determinavano l’estensione di quello che fu il dominio dei Maya, forse non una unità politico ma un complesso di città stato.
Sul finire del IX secolo tutte le città furono abbandonate.
Si sono formate le più svariate ipotesi per poter spiegare il grande esodo, tante congetture plausibili, ma nessuna risolutiva.
Forse un insieme di cause, come modificazione del clima, terremoti, epidemie, guerre, invasioni, rivoluzioni. Unica cosa certa è che questo popolo, con il X secolo, non costruì più templi, monumenti e palazzi.
I Maya nell’età post-clasica si spostarono nella penisola dello Yucatan, dove, però non rinnovarono l’antico splendore, così come costatarono gli spagnoli che trovarono una reale decadenza.
Questo è il popolo che in molti campi ci ha lasciato delle testimonianze sorprendenti.
I Maya avevano sviluppato una inimitabile scrittura geroglifica con l’approssimazione di 24 ore su un periodo di trecento anni.
Partendo da un sistema di numerazione per venti, che si basava su tre segni:
- il punto era 1
- la linea equivaleva a 5
- un segno particolare rappresentava lo 0.
Secondo il variare delle combinazioni i segno davano altre cifre fino a raggiungere grandi valori numerici.
Il loro calendario dava un anno di 365 giorni.
Oltre all’anno si aveva un ciclo di 260 giorni, chiamato tzolkin, che corrispondeva al tempo compreso tra i passaggi del sole, in autunno e in primavera allo Zenit della città di Copàn.
Tale epoca coincideva con il periodo fra la maturazione del mais, di ci i Maya erano i progenitori e l’inizio della stagione delle piogge.
La conoscenza, attraverso osservazioni astrologiche trovò studi particolari nelle previsioni di fenomeni ai quali, nel susseguirsi degli anni molti studiosi hanno dato valore, e che oggi stimolate dalla necessità dell’essere umano di scoprire quale destino le aspetti, sta rivalutando.
Il popolo Maya misterioso e di cultura elevata, ci ha lasciato le sue sculture attraverso ritrovamenti archeologici d’importanti costruzioni architettoniche, nei suoi centri residenziali, che comprendono piramidi a piattaforma, templi ornati di numerose sculture ai quali si accedeva mediante ripide scalinate, ma anche misteriosi studi che sembrano fissare la fine del mondo per il 21 dicembre 2012.
Liberi di non crederci
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